• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/07758 AIELLO, VICECONTE, DALLA TOR, CONTE, ALBERTINI, BIANCONI, MANCUSO, VICARI, GUALDANI, FORMIGONI, PAGANO, TORRISI, BILARDI, DI GIACOMO, DE SIANO, RIZZOTTI, AZZOLLINI, MANDELLI, SERAFINI,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07758 presentata da PIETRO AIELLO
mercoledì 5 luglio 2017, seduta n.852

AIELLO, VICECONTE, DALLA TOR, CONTE, ALBERTINI, BIANCONI, MANCUSO, VICARI, GUALDANI, FORMIGONI, PAGANO, TORRISI, BILARDI, DI GIACOMO, DE SIANO, RIZZOTTI, AZZOLLINI, MANDELLI, SERAFINI, ZUFFADA, MILO, BERNINI, SACCONI, SIBILIA, SANGALLI - Al Ministro della salute - Premesso che:

in un contesto di crisi economica e di definanziamento del servizio sanitario nazionale, è necessario che il mondo dei dirigenti medici e sanitari del servizio sanitario nazionale si ponga nuovi obiettivi di assetti organizzativi del sistema in cui quotidianamente esprime i propri valori professionali. Appare prioritario garantire equità, continuità ed omogeneità di accesso alle prestazioni sanitarie e servizi di qualità per tutti i cittadini. In questa ottica, gli ospedali isolati tra di loro e separati dal territorio che li circonda non rappresentano più una risposta ai nuovi bisogni imposti dall'evoluzione demografica ed epidemiologica ed anche dalla crisi economica. Oggi è indispensabile programmare e progettare sempre più in modo integrato ed in termini di rete di ospedali, coordinate e integrate con la complessità delle altre strutture ed attività presenti sul territorio;

in campo sanitario, è necessario individuare ambiti territoriali nei quali i problemi siano rilevanti (sotto il profilo dell'incidenza epidemiologica, della complessità clinica, del peso amministrativo, eccetera) e le soluzioni organizzative pertinenti (sotto il profilo dei costi e dell'efficacia). Per il governo della domanda sanitaria è necessario di conseguenza sviluppare una logica di ampia collaborazione tra i diversi livelli di gestione in senso sia orizzontale che verticale, dagli ambiti più circoscritti verso quelli più ampi, declinando la sussidiarietà come integrazione tra livelli successivi di governo;

a livello locale, è utile sviluppare l'asse orizzontale della sussidiarietà privilegiando il coinvolgimento dei cittadini e delle loro aggregazioni profit e no profit (volontariato, terzo settore) nella gestione ed erogazione dei servizi, fuggendo da logiche di mercato e ponendo in ogni caso l'attenzione sulla domanda piuttosto che sull'offerta. Nel contempo è necessario sviluppare l'asse verticale, che renda disponibili ranghi più elevati di governo rispetto a quelli locali per favorire un'appropriata convergenza tra le esigenze della domanda e quelle dell'offerta. Si pensi ai problemi dell'alta specialità in ambito ospedaliero e alla necessità di non duplicare inutilmente, in un contesto di risorse finite, centri che hanno costi rilevanti di gestione e che in ogni caso richiedono lo svolgimento di adeguati volumi prestazionali per garantire qualità e buoni risultati clinici;

considerato che:

il processo di riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi offerti al cittadino non può però minare l'erogazione delle cure essenziali ai cittadini e la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere omogeneamente garantite sull'intero territorio nazionale;

un episodio abbastanza preoccupante avvenuto nei giorni scorsi presso l'azienda ospedaliera "Mater Domini" di Catanzaro dimostra come il processo di riorganizzazione regionale dei servizi sanitari non può avvenire senza alcun tipo di coordinamento nazionale che garantisca il medesimo livello delle prestazioni per tutti i cittadini;

lunedì 26 giugno 2017, alle ore 8.00, una paziente, dopo una notte trascorsa con perdite ematiche copiose a causa di un fibroma uterino emorragico, ha chiesto di essere condotta presso il policlinico universitario di Catanzaro (azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro) per verificare le proprie condizioni di salute con un emocromo;

i medici della struttura ospedaliera hanno prontamente rilevato nella paziente il valore di emoglobina pari a 7, pertanto ne hanno disposto il ricovero prevedendo di trasfonderla con la massima urgenza e, medio tempore, programmando un intervento di isterectomia totale;

al momento della decisione si è appreso che nel policlinico universitario (hub regionale) non c'è un centro trasfusionale e nemmeno un'emoteca per la pronta disponibilità di sacche di sangue per urgenze relative ai pazienti ricoverati;

le sacche di sangue sono state quindi richieste dai medici del reparto di chirurgia generale (dove la paziente era stata medio tempore ricoverata) all'ospedale "Pugliese" (azienda ospedaliera "Pugliese Ciaccio" di Catanzaro) dove è allocato un centro trasfusionale;

le sacche richieste con urgenza sono giunte però al policlinico universitario soltanto alle ore 13.40, ossia dopo oltre 5 ore, e successivamente trasfuse (dopo il necessario riscaldamento) alle ore 15.00 circa;

nel frattempo le condizioni della paziente si sono aggravate, a causa dell'emorragia in atto, a tal punto che il livello di emoglobina è sceso addirittura al livello 4, una condizione sostanzialmente incompatibile con la vita;

praticamente la paziente, a causa del ritardo nella trasfusione, è andata in shock ipovolemico; a questo punto gli anestesisti, nonostante le condizioni generali critiche, hanno deciso di operare d'urgenza di isterectomia per tentare comunque di arrestare l'emorragia in atto; il direttore dell'unità ospedaliera di chirurgia generale ha sottoposto la paziente ad isterectomia totale e l'intervento si è concluso con successo;

è stato tuttavia necessario attendere che passassero 48 ore (in tali casi si muore di CID, coagulazione intravascolare disseminata, un fenomeno che si verifica quando, a causa della scarsità di sangue in circolo, gli organi lo catturano) perché la paziente risultasse fuori pericolo di vita;

considerato, inoltre, che:

ad avviso degli interroganti, è impensabile che possano accadere degli inconvenienti del genere in semplici interventi chirurgici, ossia attese di ore per l'arrivo di sacche di sangue, la cui carenza mette seriamente a rischio la vita dei pazienti;

la riorganizzazione territoriale dell'assistenza ospedaliera non può prescindere da una corretta dislocazione dei centri trasfusionali e delle emoteche sul territorio regionale, in modo tale che a qualsiasi necessità o carenza si possa sopperire in tempi brevi e in modo efficace;

inoltre, si assiste sempre più frequentemente a continui appelli da parte di medici e responsabili di associazioni no profit che invitano le persone a donare sangue, per evitare il blocco delle operazioni negli ospedali; certamente è lodevole qualsiasi iniziativa privata o proveniente dall'associazionismo, e volta ad organizzare raccolte di sangue, anche nei piccoli comuni, attraverso apposite manifestazioni o iniziative di sensibilizzazione; ma tutto ciò deve essere complementare e non sostitutivo delle strutture e delle prestazioni offerte dal servizio sanitario nazionale;

oltre tutto, la carenza di sangue, come sottolineano le associazioni di donatori, può mettere a rischio non solo l'esecuzione di interventi chirurgici, ma anche le terapie per pazienti con malattie come la talassemia, che necessitano di continue trasfusioni,

si chiede di sapere:

quali siano le ragioni per le quali, presso il policlinico universitario di Catanzaro, struttura di rilievo regionale, non è attivo un centro trasfusionale o, quantomeno, un servizio trasfusionale (emoteca) di pronta disponibilità di sangue per le urgenze dei pazienti ricoverati;

quali presidi siano garantiti affinché il sangue richiesto con urgenza pervenga al policlinico universitario in tempi adeguati a salvaguardare la salute dei pazienti;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per scongiurare che si verifichino in futuro simili gravissime disfunzioni, tali da mettere in pericolo l'incolumità dei pazienti;

in relazione ai gravissimi fatti occorsi, se intenda svolgere un'attività ispettiva per verificare la veridicità dei fatti e constatare le reali necessità di riorganizzazione delle prestazioni nell'intero territorio regionale calabrese;

se non sia il caso di istituire presso il Ministero un tavolo di confronto con le Regioni, affinché, nel processo di riorganizzazione del servizio sanitario nazionale, ciascuna Regione possa quantomeno offrire, nel proprio territorio, l'ubicazione di più centri trasfusionali o emoteche, in modo da garantire le prestazioni sanitarie necessarie in tempi rapidi;

se non sia il caso, altresì, di concordare con le singole Regioni la collocazione di centri trasfusionali o emoteche presso le zone montane o difficilmente raggiungibili, in modo tale da non svilire il diritto alla salute dei cittadini che abitano in zone svantaggiate, e garantire, in tal modo, i medesimi livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale.

(4-07758)