• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/17239    la maggior parte del fabbisogno energetico italiano è dovuto a usi civili (circa 34 per cento, dati di ENEA e Ministero dello sviluppo economico e di questo circa il 70-75 per cento è...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17239presentato daZANIN Giorgiotesto diLunedì 10 luglio 2017, seduta n. 830

   ZANIN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
   la maggior parte del fabbisogno energetico italiano è dovuto a usi civili (circa 34 per cento, dati di ENEA e Ministero dello sviluppo economico e di questo circa il 70-75 per cento è dovuto alla climatizzazione;
   inoltre, sempre più diffusa in Italia è la fuel poverty, ovvero la povertà indotta dalle spese energetiche. La riduzione di risorse economiche determina, per alcuni la difficoltà di accesso al consumo energetico, che si verifica quando questa voce di spesa supera il 10 per cento del reddito annuale, con la conseguenza che tale «precarietà energetica» può arrivare fino al livello di non garantire più la salubrità degli ambienti, determinando l'aumento del rischio di contrarre patologie più o meno croniche;
   l'intervento per la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici in alcuni casi consiste nell'inserimento di coibente sul lato interno delle pareti perimetrali o all'interno dell'intercapedine, il quale determina più facilmente la possibilità di condensa interstiziale;
   in materia di metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici, il decreto ministeriale 26 giugno 2015 attualmente vigente prevede nell'allegato 1, punto 2.3, (prescrizioni): «Nel caso di intervento che riguardi le strutture opache delimitanti il volume climatizzato verso l'esterno, si procede in conformità alla normativa tecnica vigente (UNI EN ISO 13788), alla verifica dell'assenza: di rischio di formazione di muffe, con particolare attenzione ai ponti termici negli edifici di nuova costruzione; di condensa interstiziale»;
   pertanto, in materia di condensazione interstiziale, con l'entrata in vigore dal 1o ottobre 2015 del decreto ministeriale 26 giugno 2015, non è più possibile permettere la presenza di condensazione interstiziale calcolata in modo stazionario annuale (secondo la normativa UNI EN ISO 13788), purché in quantità limitata e completamente rievaporabile nell'arco di un anno;
   la nuova prescrizione in materia di condensa interstiziale appare fortemente restrittiva, in quanto la UNI EN ISO 13788 riporta un metodo di calcolo semplificato in regime stazionario che tende a sovrastimare il rischio di formazione di condensa interstiziale dovuta alla sola diffusione, mentre non considera altri fenomeni fisici che interessano le strutture tra i quali il movimento di umidità per capillarità, la capacità igroscopica dei materiali e altro;
   il decreto ovviamente non preclude l'utilizzo di metodi dinamici, come la norma UNI EN 15026 (alla base del software WUFI e similari), che descrive in maniera compiuta il comportamento di una struttura, ma di cui non tutti i professionisti sono dotati a causa dei costi del software in questione, con la conseguenza che le ulteriori simulazioni dinamiche graverebbero sui cittadini che intendono riqualificare il proprio edificio rendendo economicamente molto più difficoltoso l'intervento per chi è in fuel poverty;
   va osservato, infine, che ogni materiale ha una quantità ammissibile di condensa interstiziale e che tale parametro può essere utilizzato per definire la quantità annuale ammissibile di condensa interstiziale –:
   se i Ministri interrogati non ritengano di assumere le iniziative di competenza necessarie al fine di rimuovere l'indicazione di assenza interstiziale imposta nel decreto ministeriale del 26 giugno 2015, permettendo così la condensa interstiziale come previsto dalla normativa UNI EN ISO 13788, oppure di mantenere il vincolo con la possibilità di una minima quantità di condensazione e interstiziale quando calcolata con la normativa UNI EN ISO 13788, sulla base del materiale utilizzato fissando i parametri di tale condensa da 1/100 ad un massimo di 1/20 della quantità ammissibile di condensa (Qamm) del materiale utilizzato. (4-17239)