• Testo MOZIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.1/00443 premesso che: nell'ambito delle recenti politiche tese a garantire la trasparenza e la moralizzazione della vita pubblica possono annoverarsi le determinazioni assunte dal...



Atto Camera

Mozione 1-00443presentato daLACQUANITI Luigitesto diLunedì 28 aprile 2014, seduta n. 219

La Camera,
premesso che:
nell'ambito delle recenti politiche tese a garantire la trasparenza e la moralizzazione della vita pubblica possono annoverarsi le determinazioni assunte dal Parlamento e dal Governo, già dai primi mesi della XVII Legislatura, relativamente ai requisiti ed alle modalità di nomina dei componenti degli organi di amministrazione delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, un gruppo eterogeneo composto da decine di imprese, tra le quali spiccano, in particolare, Eni, Cassa depositi e prestiti, Enel, Finmeccanica, Ferrovie dello Stato, Poste italiane, Anas, Sogei ed altre;
tali determinazioni avrebbero dovuto rappresentare una risposta allo scandalo che ha coinvolto negli anni scorsi i vertici di Finmeccanica e, più in generale, al malcostume politico, che molto spesso ha caratterizzato le nomine delle imprese pubbliche nel nostro Paese;
sotto tale profilo appare utile segnalare che nel 2013, Parlamento e Governo, hanno seguito la strada quasi mai utilizzata di concordare reciprocamente talune prescrizioni;
non a caso, in vista dell'approssimarsi delle scadenze di importanti incarichi presso imprese partecipate dallo Stato, il Senato della Repubblica ha esaminato, discusso ed approvato alcune mozioni sulle nomine dei consigli di amministrazione delle società pubbliche, presentate da diverse forze politiche, che sono poi confluite in una mozione unitaria;
il 9 giugno 2013, infatti, l'Assemblea del Senato ha approvato la mozione 1-00060 (testo 4), a prima firma Tomaselli, che impegnava il Governo a prevedere l'adozione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze di specifiche direttive tese a individuare criteri e modalità per la nomina e la decadenza dei componenti gli organi di amministrazione delle società controllate, direttamente o indirettamente, con l'introduzione di una specifica causa di ineleggibilità in caso di rinvio a giudizio o condanna per gravi fattispecie di reato e l'attivazione di una valutazione dei requisiti professionali basata su esperienza, autorevolezza, assenza di conflitti di interesse. La mozione impegnava, inoltre, il Governo a riferire annualmente alle competenti commissioni parlamentari circa l'applicazione dei criteri e procedure adottati; a promuovere nelle assemblee societarie l'adozione di criteri trasparenti ed equilibrati nella remunerazione dei vertici manageriali; e, infine, a promuovere l'adozione di analoghe procedure da parte delle altre pubbliche amministrazioni. Tutti i gruppi parlamentari hanno votato a favore della mozione, ad eccezione di Scelta civica per l'Italia che si è astenuta in conseguenza del mancato accoglimento di due emendamenti che fissavano un limite di tre mandati e impedivano agli ex parlamentari di transitare nei consigli di amministrazione delle società pubbliche;
contestualmente il Ministero dell'economia e delle finanze ha elaborato di una direttiva ministeriale volta ad introdurre nuove regole in materia di nomine di componenti dei consigli di amministrazione delle società pubbliche;
in questo senso deve, quindi, leggersi la singolare contemporaneità dell'approvazione della mozione Tommaselli ed altri 1-00060 (testo 4), avvenuta il 19 giugno 2013, con l'emanazione della direttiva ministeriale 14656 effettuata poco dopo, e segnatamente, il 24 giugno 2013;
tale sincronismo avrebbe potuto rappresentare per il Governo, all'epoca presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, onorevole Enrico Letta, un doppio vantaggio politico, ovverosia quello di alleggerirsi delle forti pressioni opposte che una materia così delicata richiama, ma anche, e soprattutto, quello di fortificare la propria direttiva, presentandola non come il frutto di una propria scelta, ma come il puntuale svolgimento di un indirizzo impartito da un'ampia, sebbene eterogenea, maggioranza parlamentare;
sotto tale profilo, si deve tuttavia rilevare che, sebbene la mozione citata rechi evidentemente la volontà di imprimere una svolta decisa in termini di trasparenza, di professionalità, di moralizzazione in un ambito molto difficile, quale è appunto quello delle nomine dei vertici delle imprese pubbliche, nella versione conclusiva non compaiono alcuni passaggi importanti, il che ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo ha inevitabilmente condizionato la stesura della successiva direttiva ministeriale 14656, con riferimento, in particolare, alla limitazione del numero dei mandati, essenziale per impedire la formazione di concrezioni di potere che alimentano processi degenerativi, e alla fissazione di un'età massima dei candidati, utile barriera per contrastare la gerontocrazia e i non sempre apprezzabili passaggi da cariche di vertice delle amministrazioni pubbliche e delle magistrature a cariche di vertice di grandi imprese pubbliche, impiegate per lo più come premio di fine carriera per pensionati pubblici di lusso;
solo recentissimamente, infatti, in data 8 aprile 2014, poco prima delle nomine annunciate dal Governo Renzi il 14 aprile 2014, è stata votata a larga maggioranza, su proposta del Presidente della Commissione industria, commercio, turismo del Senato della Repubblica, Massimo Muchetti, una risoluzione che impone il limite dei tre mandati per i vertici delle partecipate dello Stato, sia per il presidente che per l'amministratore delegato (7-00096);
a ciò si aggiunge che la citata direttiva ministeriale 14656 del 24 giugno 2013, immediatamente successiva all'approvazione della mozione del Senato della Repubblica, ha recepito ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo in modo del tutto insoddisfacente talune indicazioni formulate dal Parlamento;
detta direttiva, infatti, dopo aver rammentato che i requisiti per accedere e mantenere le cariche societarie già previsti dalla legge, dagli statuti sociali e dalle direttive ministeriali, continuano ad essere vigenti, introduce una serie di ipotesi aggiuntive, riguardanti l'onorabilità, l'insussistenza di condizioni ostative e la professionalità;
per quanto attiene ai nuovi requisiti di onorabilità, si evidenzia come essi siano specificati nell'allegato alla direttiva e (a differenza degli altri) non siano requisiti di diretta applicazione, ma divengano obbligatori soltanto in quanto essi siano inseriti (come la direttiva richiede) negli statuti societari;
per quanto riguarda l'insussistenza delle condizioni ostative richieste per ricoprire le cariche delle imprese controllate dallo Stato, la direttiva ne indica due: l'assenza di conflitti di interesse (viene specificato «anche in riferimento ad eventuali cariche in società concorrenti») e il fatto di non essere membri di assemblee politiche o amministrative elettive;
sotto tale profilo si rileva come le prescrizioni concernenti i conflitti di interesse contenuti nella direttiva riflettano, con tutta evidenza, un'inadeguata considerazione della complessità e delicatezza delle questioni più generalmente discusse e ridiscusse da anni nel nostro Paese;
quanto ai conflitti di interesse, in particolare, è del tutto ovvio che essi, se sussistono, o possono sussistere, debbano impedire l'accesso alle cariche o debbano comportare la decadenza da esse. La prescrizione della direttiva risulta, dunque, superflua, poiché non è integrata dall'essenziale tipizzazione delle situazioni di conflitto di interessi nuove (cioè non già contemplate dalle leggi o dagli statuti) in quell'area grigia degli interessi «di fatto», oltre che «di diritto», in cui notoriamente si insinuano i maggiori rischi di opacità;
sotto tale profilo, in punto di diritto, si segnala, da ultimo, come il gruppo Sinistra Ecologia Libertà abbia recentissimamente presentato un'interrogazione parlamentare, a firma Marcon, Airaudo, Duranti, Ferrara, Piras, per chiedere al Governo di revocare la nomina dell'ex Viceministro degli affari esteri Marta Dassù nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica, perché tale nomina secondo gli interroganti viola palesemente l'articolo 2 della legge n. 215 del 2004 sul conflitto di interessi;
infatti, fino al 22 febbraio 2014, la professoressa Dassù è stata Viceministro degli affari esteri, con le deleghe, tra le altre materie, alla politica estera e di sicurezza comune e alla politica europea di sicurezza e difesa, mentre la legge n. 215 del 2004, all'articolo 2, recita testualmente, a proposito delle incompatibilità tra incarichi di Governo e in enti di diritto pubblico o anche economici che: l'incompatibilità «perdura per 12 mesi dal termine della carica di Governo nei confronti di enti di diritto pubblico, anche economici, nonché di società aventi fini di lucro che operino prevalentemente in settori connessi con la carica ricoperta». È, quindi, evidente, sotto tale profilo, come le deleghe assunte dalla professoressa Dassù nel precedente Governo si intreccino con la missione e le attività del gruppo Finmeccanica e che sia configurabile in tal senso una situazione di conflitto di interesse;
nondimeno, anche la recente nomina di Emma Marcegaglia a presidente di Eni (che rientra insieme a Terna e Snam tra le principali società partecipate dalla Cassa depositi e prestiti) appare risentire di un'evidente situazione di conflitto di interesse, considerato che il gruppo industriale di proprietà della sua famiglia rappresenta il leader mondiale nella trasformazione dell'acciaio, con rilevanti coinvolgimenti nel settore dell'energia e, conseguentemente, in quello del gas;
stando a quanto previsto dalla direttiva ministeriale, poi, si segnala come i requisiti di eleggibilità alle cariche richiesti dalla direttiva includano il possesso di una «comprovata professionalità ed esperienza in ambito giuridico, finanziario o industriale». Tale generica richiesta viene più specificamente articolata per le cariche di amministratore delegato: si precisa, infatti, la necessità di una congrua esperienza pregressa di analogo livello di responsabilità, si individuano i possibili contesti nei quali tale esperienza debba essere stata svolta, si domandano doti di autorevolezza verificabili in ragione della reputazione, dei risultati conseguiti, della «riconoscibilità» nei mercati di riferimento;
tale misura di valutazione, pur tuttavia, non è in alcun modo dettagliata in rapporto alle caratteristiche proprie e specifiche di ciascuna delle imprese controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, che, come noto, si occupano di molteplici attività di carattere economico e industriale. Inoltre, del tutto vaghe appaiono pure le indicazioni della direttiva per i candidati alla carica di presidente, che lasciano un varco aperto all'esercizio di un'amplissima discrezionalità svincolata da esperienze specifiche svolte in contesti significativi e con risultati acclarati;
le conseguenze, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare alla recente nomina a presidente di Enel di Patrizia Grieco, persona di comprovata esperienza in campi quali l'informatica e le telecomunicazioni, ma non certo in campi attinenti all'ambito energetico; oppure a quella di Patrizia Todini, nominata presidente di Poste italiane, persona proveniente da una famiglia di costruttori con cui, attualmente, continua a svolgere un tipo di attività molto lontana dal servizio pubblico universale delle comunicazioni; o anche Mauro Moretti, recentemente nominato amministratore delegato di Finmeccanica e che appena un anno fa era stato confermato per un nuovo triennio alla guida delle Ferrovie dello Stato, l'azienda in cui ha lavorato tutta la carriera e che adesso dovrà occuparsi di un'azienda strategica, come Finmeccanica, che si sta concentrando sempre di più sul ramo armamenti ed ha avviato la dismissione di alcuni pezzi importanti del civile, tra cui i trasporti, a meno che non vi sia un ravvedimento da parte del Governo in tal senso, come più volte auspicato da Sinistra Ecologia Libertà in numerosissime mozioni parlamentari;
per quanto attiene, poi, alle procedure selettive, la direttiva ministeriale prevede che la selezione e l'individuazione dei candidati delle cariche nelle società controllate direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze debba avvenire attraverso una procedura articolata in più passaggi e sommariamente descritta, che coinvolge non solo il dipartimento ed il Ministro, ma anche società esterne specializzate nella ricerca e nella selezione di top manager ed un comitato di garanzia, costituito con carattere di stabilità e composto da personalità indipendenti di comprovata competenza in materia giuridica ed economica;
la stessa direttiva prevede, tuttavia, che, nelle more dell'allestimento di tale nuovo regime, per il quale non è comunque assegnato un termine, si dia corso ad una «non meglio specificata procedura semplificata», che fa comunque salva la funzione di verifica affidata al comitato di garanzia attualmente costituito da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, Vincenzo Desario, ex direttore generale della Banca d'Italia e Maria Teresa Salvemini, consigliere del Cnel;
in fine, va segnalata una grave dimenticanza della direttiva, che omette di precisare, contrariamente a quanto richiesto dalla mozione parlamentare approvata dal Senato della Repubblica nel giugno 2013, i termini e modi in cui il Ministero debba informare le commissioni parlamentari circa l'attuazione delle nuove procedure di nomina;
talune delle recenti nomine comunicate dal Governo, solo il 14 aprile 2014, in relazione alla composizione dei consigli di amministrazione di importantissime società a partecipazione pubblica suscitano particolare perplessità per tutti i motivi anzidetti;
come si è detto, l'8 aprile 2014, circa una settimana prima delle nomine comunicate dal Governo Renzi, il Senato della Repubblica ha approvato a larga maggioranza in Commissione industria, commercio, turismo la risoluzione (7-00096), che impegna il Governo a:
a) impostare su base meritocratica la formazione delle liste per i consigli di amministrazione delle società nelle quali il Ministero dell'economia e delle finanze esercita, direttamente o indirettamente, il controllo di diritto o di fatto, avendo particolare cura di evitare situazioni di conflitto di interesse;
b) subordinare l'eventuale riconferma dei presidenti e degli amministratori delegati uscenti alla valutazione del ruolo di ciascuno e dei risultati della società sul piano industriale, su quello della remunerazione del capitale investito dall'azionista, nonché sui risultati dei bilanci di sostenibilità, e in ogni caso avendo come limite massimo quello di tre mandati;
c) osservare, ai fini della corporate governance, le positive indicazioni adottate dalle società Enel ed Eni sull'indipendenza dei presidenti contenute negli orientamenti del consiglio di amministrazione agli azionisti sulla dimensione e composizione del nuovo consiglio di amministrazione;
d) trasmettere al Parlamento una relazione che illustri le ragioni e le finalità delle scelte fatte nella formazione delle liste e nella designazione di presidenti e amministratori delegati, nonché degli obiettivi generali loro affidati;
e) trasmettere, inoltre, al Parlamento, con cadenza annuale, una relazione sull'andamento delle società, in relazione al mandato ricevuto;
f) procedere ad una riduzione della retribuzione lorda totale (comprensiva delle parti fisse e variabili, di eventuali stock option e stock grant, nonché dei trattamenti di fine rapporto) di chi sia designato a ricoprire le cariche di presidente ed amministratore delegato, sulla base di un forte principio di progressività, e, per il futuro, a legare l'eventuale miglioramento dei compensi dei capi-azienda al proporzionale miglioramento sostenibile dei salari;
g) esigere da chi sia designato amministratore delle società a operare affinché i consigli di amministrazione di queste stesse società rendano note in una relazione allegata al bilancio annuale, in base ai criteri individuati con provvedimento del Ministro dell'economia e delle finanze, le spese per pubblicità, sponsorizzazioni e liberalità, indicandone i beneficiari;
h) valorizzare, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato, la direzione del Ministero dell'economia e delle finanze preposta al controllo delle partecipazioni azionarie dello Stato in relazione ai mandati assegnati e nel rispetto delle norme sulle incompatibilità di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013, anche istituendo, all'interno della direzione, delle specifiche unità di valutazione dei risultati delle aziende;
i) rispettare nella definizione delle liste i requisiti di onorabilità, oltre a quelli di professionalità indicati nella mozione sulle nomine, approvata il 19 giugno 2013 dal Senato della Repubblica,

impegna il Governo:

a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a revocare le recenti nomine rispetto alle quali, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, si appalesano i più evidenti conflitti di interesse, con particolare riferimento a quelle dell'ex Viceministro degli affari esteri Marta Dassù nell'ambito del consiglio di amministrazione di Finmeccanica, nonché quella di Emma Marcegaglia a presidente di Eni;
ad informare, immediatamente e nel modo più possibile dettagliato, il Parlamento circa le procedure seguite ai sensi della citata direttiva ministeriale 14656, con riferimento alle nomine dei consigli di amministrazione comunicate dal Governo il 14 aprile 2014, e le modalità attraverso le quali sia stata data attuazione in tal senso alla recente risoluzione approvata dal Senato della Repubblica l'8 aprile 2014;
a riferire circa i requisiti e le modalità valutative in forza delle quali il comitato di garanzia sia stato concretamente messo in condizione di operare le proprie verifiche, al fine di assicurare che lo stesso comitato possa svolgere un ruolo realmente significativo a fronte di una situazione di fatto che potrebbe rischiare di dare un'apparenza di obbiettività a scelte che potrebbero rivelarsi solo di carattere eminentemente politico;
ad informare tempestivamente le commissioni parlamentari sullo stato di avanzamento della selezione dei manager pubblici, assicurando in tal senso il massimo coinvolgimento preventivo dei parlamentari;
ad adottare le opportune iniziative di competenza finalizzate ad integrare le prescrizioni previste dalla citata direttiva ministeriale 14656 alla luce delle omissioni e delle criticità rilevate dal presente atto di indirizzo, con particolare riferimento ai requisiti ed al procedimento di selezione per la nomina dei componenti dei consigli di amministrazione delle società pubbliche, o, in alternativa, ad adottare apposite iniziative normative di rango primario tese ad uniformare in modo organico un'efficace disciplina di riferimento.
(1-00443) «Lacquaniti, Matarrelli, Ferrara, Migliore, Di Salvo, Marcon, Airaudo, Duranti, Piras, Pannarale».