• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/07799 CENTINAIO, STEFANI, ARRIGONI, CALDEROLI, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, STUCCHI, TOSATO, VOLPI - Al Ministro della giustizia - Premesso che: si continua ad assistere...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07799 presentata da GIAN MARCO CENTINAIO
mercoledì 12 luglio 2017, seduta n.856

CENTINAIO, STEFANI, ARRIGONI, CALDEROLI, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, STUCCHI, TOSATO, VOLPI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

si continua ad assistere all'evasione, durante permessi premio, di soggetti regolarmente detenuti presso le carceri;

in particolare, emerge dai fatti di cronaca che vengono concessi a parere degli interroganti con semplicità permessi premio a persone che sono state condannate alla pena dell'ergastolo ("pena fine mai") e, da ultimo, si è assistito all'evasione (come riportato da quotidiani nazionali, tra cui "La Nazione" dell'8 luglio 2017), di Ismail Kammoun, di nazionalità tunisina, che è «sparito nel nulla durante un permesso premio, al momento non c'è traccia. I primi indizi ci catapultano a Livorno, dove il 55enne si trovava nei giorni di libertà, ma l'imponente macchina della caccia al latitante sta allungando il proprio braccio armato in tutta Italia. Dalla Questura di Pisa, parlano "di un islamico molto osservante. Un soggetto che non riteniamo particolarmente pericoloso, ma tenuto comunque sott'occhio". (...) Kammoun, una decina di giorni fa, lascia la propria cella e si dirige verso la costa tirrenica. Approda a Livorno. A quanto pare, per alloggiare in una struttura ricettiva e godersi qualche giorno all'aria aperta. Poi, viene inghiottito in un cono d'ombra. Martedì scorso, al carcere di Volterra, lo aspettano alle 16 in punto per il rientro. Niente, lui non si presenta. Il tunisino decide così di saltare il fosso, di varcare quel confine sottile fra permesso straordinario e libertà. Kammoun era rinchiuso a Volterra da diverso tempo. Qui aveva sperimentato, sulla propria pelle, il regime dell'ergastolo ostativo. Zero permessi, zero contatti con l'esterno. Una detenzione dura e pura che viene comminata a chi si macchia di reati gravissimi. E la fedina penale del tunisino parla chiaramente di una scia omicida legata ai clan mafiosi. REATI CHE, negli anni '90, hanno seminato sangue e terrore dalla Sicilia fino alla provincia modenese. Accusato di loschi affari con i potenti boss di Brancaccio, dell'uccisione di due giostrai in un Comune emiliano e di una serie di rapine nel trapanese. (...) Qualche anno fa il magistrato di sorveglianza, grazie alla buona condotta (Ismail era riuscito anche a diplomarsi geometra nel 2011), ed all'atteggiamento collaborativo, gli aveva concesso i permessi di uscita. Insomma, congedi-premio che il latitante sfruttava ... (ma) le cose non sono andate come previsto e Ismail ha scelto di darsi alla macchia»;

a giudizio degli interroganti appare inverosimile che soggetti pericolosi, come Ismail Kammoun, abbiano potuto beneficiare di permessi premio, tenuto conto sia della estrema gravità dei reati che della commissione degli stessi nell'ambito associativo mafioso e, a quanto risulta, parrebbe anche soggetto posto sotto attenzione a causa della radicalizzazione avvenuta all'interno del carcere,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali interventi e iniziative di competenza, anche di natura emergenziale, intenda adottare, in particolare, da un lato, per evitare che situazioni simili possano ripetersi nel futuro, e dall'altro, tenuto conto dei poteri attribuiti, di procedere attraverso un intervento ispettivo al Tribunale di sorveglianza di Firenze, presso la Corte di appello di Firenze, per verificare l'accadimento dei fatti, e, ove riscontrasse delle violazioni, di attivarsi al fine di proporre l'irrogazione di sanzioni disciplinari.

(4-07799)