• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00340    premesso che:     il governo di accordo nazionale libico guidato da al Sarraj, pur riconosciuto dall'Onu con le risoluzioni 2259 e 2278 del Consiglio di sicurezza e sostenuto...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00340presentato daFRUSONE Lucatesto diMercoledì 2 agosto 2017, seduta n. 847

   La Camera,
   premesso che:
    il governo di accordo nazionale libico guidato da al Sarraj, pur riconosciuto dall'Onu con le risoluzioni 2259 e 2278 del Consiglio di sicurezza e sostenuto dal nostro Paese, rappresenta solo una minima parte del popolo libico non avendo ricevuto ancora la fiducia da parte del Parlamento, né è riconosciuto da larga parte delle componenti politiche, tribali e militari di quel popolo;
    ogni giorno che passa, il governo di al-Sarraj perde qualche pezzo: tre dei nove membri del Consiglio nazionale si sono dimessi subito o hanno boicottato il nuovo organismo. E quelli che dovrebbero essergli rimasti fedeli definiscono sprezzantemente, in conversazioni neanche troppo private, il premier come «il sindaco di Tripoli, se non di alcuni quartieri di Tripoli». Ma la perdita più pesante per al-Sarraj è quella delle tribù. La tribù libica dei Gharyan, tra le più importanti della Tripolitania e composta dai Berberi delle montagne di Nafusa, a sud di Tripoli, si è alleata con il governo di Tobruk in Cirenaica e con l'Esercito nazionale libico di Haftar, facendo così venire meno il suo sostegno al governo di al-Sarraj. Quella dei Gharyan, tra l'altro, non è certo la prima defezione di tribù dal sostegno al governo di al-Sarraj. Le tribù Mshait, Obeid, Fwakher, Drasa ma soprattutto Warfalla, la più numerosa e potente della Libia, hanno abbandonato il premier inconcludente di Abu Sittah per sostenere Haftar;
    è da sottolineare che l'insistenza nel cercare il dialogo con il solo al-Sarraj potrebbe portare a una irreparabile rottura con Tobruk e Haftar, il quale non solo controlla ampie porzioni di territorio ma negli ultimi giorni, con una vincente azione ha scacciato delle milizie islamiste da Sabratha avvicinandosi molto al complesso di estrazione di olio e gas di Mellitah dove si registra una forte presenza dell'Eni e, dunque, l'impossibilità di portare avanti un dialogo con Haftar potrebbe ripercuotersi negativamente in termini di sicurezza;
    si è tenuto il 25 luglio 2017 a Parigi un vertice tra il presidente francese Macron, l'attuale capo del governo al-Sarraj e il suo oppositore Haftar la cui dichiarazione conclusiva, pur enfatizzata mediaticamente dall'Eliseo, è apparsa più una generica elencazione di auspici che un vero documento politico sul quale costruire un percorso di pace e di riconciliazione della Libia; peraltro, appena qualche ora dopo, su un quotidiano francese il generale Haftar apostrofava il suo interlocutore come «un fanfarone» privo di ogni credibilità e rappresentatività a dimostrazione del carattere aleatorio di quella dichiarazione;
    nella deliberazione in titolo viene menzionata, tra le altre, nella sezione 3 –Base giuridica di riferimento, la richiesta del Consiglio presidenziale/Governo di Accordo Nazionale con lettera del Presidente al-Sarraj del 23 luglio 2017, peraltro, come annunciato dal Ministro Alfano, nel corso delle comunicazioni del Governo tenutesi alla Camera il 1o agosto 2017 nelle Commissioni riunite III e IV, inopinatamente secretata e disponibile solo per i membri del Copasir; a tal proposito, il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), guidato dal generale Haftar, ha lanciato dure critiche contro l'Italia in merito alla supposta richiesta di sostegno «logistico, tecnico e operativo» da parte del governo di accordo nazionale di Tripoli nella lotta contro il traffico di esseri umani. Secondo quanto riferito dal quotidiano egiziano «el Fagr», al Mismari avrebbe dichiarato: «L'intervento italiano mira a far abortire l'iniziativa francese che è stata ampiamente accolta dall'Unione europea, dall'Unione africana e dalle Nazioni Unite»;
    restano, tuttavia, alcuni elementi di preoccupazione, il primo dei quali riguarda la frammentazione politica della Libia; infatti, se l'arrivo delle navi sembra essere stato richiesto dal governo di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj (anche se si rincorrono smentite e conferme su questo), non è chiaro, invece, se ci sia una disponibilità dell'uomo forte dell'Est, Khalifa Haftar, il quale controlla il cosiddetto Esercito nazionale e gode del sostegno del Parlamento di Tobruk; peraltro, malgrado le strette di mano all'Eliseo lo stesso Haftar, nei fatti, sembra poco disponibile a riconoscere una qualche legittimità al governo di al-Sarraj. Inoltre, cosa non da poco, a complicare lo scenario c’è che non tutte le tribù e le milizie si riconoscono nei due schieramenti, e che nel sud si evidenziano sempre più segni di raggruppamento dei jihadisti fedeli allo Stato islamico e, dunque, l'ipotesi che qualche fazione, ostile alla presenza italiana, elevi i rischi della missione di cui alla deliberazione in titolo non appare peregrina;
    un secondo elemento di criticità riguarda la possibilità di reazione degli scafisti che gestiscono il traffico di esseri umani poiché forte è il timore che possano organizzare incidenti, tipo naufragi preordinati e costringere all'intervento umanitario quelle italiane, con serio pericolo di provocazioni;
    inoltre, la questione dei diritti umani, la cui difesa avrebbe dovuto essere l'asse portante della deliberazione in titolo, non viene nemmeno citata mentre non va dimenticato che la Libia non ha neppure sottoscritto la Convenzione di Ginevra sul diritto d'asilo e tutela dei rifugiati del 1951;
    in questa fase, peraltro, si evidenzia la totale assenza di una regia comune dell'Unione europea in merito alla crisi libica. In particolare, brilla l'assenza d'iniziativa dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari europei e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, incapace di dare una visione unitaria alle politiche dei diversi Paesi europei sulla Libia. Il risultato di questa pesante assenza è un'evidente concorrenza sul piano diplomatico e politico tra i governi italiano e francese, che invece dovrebbero operare di concerto;
    alla luce di tali premesse e una volta resi noti al Parlamento i contenuti della lettera del 23 luglio 2017 su menzionata, e solo se questa effettivamente acconsente all'ingresso nelle acque territoriali nazionali libiche delle navi militari italiane, nonché dopo aver appurato la non ostilità alla missione delle altre principali componenti della società libica, con riferimento alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, la autorizza,

impegnando il Governo a

   specificare in maniera dettagliata nell'Accordo con il Governo libico le regole d'ingaggio delle Forze militari italiane messe a disposizione, negando l'autorizzazione all'uso delle armi, se non a scopi prettamente difensivi;
   favorire, nel breve periodo, la definizione dell'area di ricerca e soccorso (SAR) da parte delle autorità libiche secondo quanto previsto dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo di Amburgo del 27 aprile 1979, dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO);
   impartire istruzioni ai comandanti delle navi italiane che, in caso di attività ostili nei confronti della Marina italiana, le stesse devono guadagnare le acque internazionali lasciando le acque territoriali libiche al fine di preservare l'incolumità dell'equipaggio;
   attivare un coinvolgimento nella missione degli altri Stati europei, provvedendo eventualmente a un'integrazione delle autorizzazioni relative alle missioni ONU già in corso, EUNAVFORMED, al fine di contrastare l'immigrazione illegale e i trafficanti di uomini sulle coste e il territorio libico. Promuovere altresì in occasione del vertice del 4 agosto 2017, una disponibilità della Francia, Spagna, Germania ad affrontare in maniera comune e condivisa il tema dei flussi migratori, ricercando la loro disponibilità, in termini economici e di accoglienza;
   specificare quali misure verranno adottate nei confronti dei migranti intercettati in mare, verificando l'impegno da parte del Governo libico di accogliere gli stessi sul proprio territorio, con la garanzia della massima osservanza dei diritti umani, da conseguirsi sotto il controllo delle Agenzie umanitarie internazionali;
   a sollecitare le autorità e le istituzioni libiche a sottoscrivere e ratificare nel più breve tempo possibile le Convenzioni di Ginevra del 1951 in materia di diritto d'asilo e tutela dei rifugiati;
   assumere, nelle competenti sedi internazionali, iniziative volte all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia (a eccezione di quelle legate a Daesh) con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione;
   informare il Parlamento dei contenuti dell'accordo tecnico bilaterale in fase di predisposizione dalle autorità italiane e libiche al fine di poterne deliberare i contenuti entro 60 giorni dall'avvio della missione di cui trattasi in deroga a quanto previsto dall'articolo 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145.
(6-00340) «Frusone, Spadoni, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso».