• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/07931 FATTORI, CAPPELLETTI, PUGLIA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che: il decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 impone una...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07931 presentata da ELENA FATTORI
martedì 1 agosto 2017, seduta n.869

FATTORI, CAPPELLETTI, PUGLIA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che:

il decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 impone una quantità massima di presenza di arsenico nell'acqua a uso potabile di 10 microgrammi per litro e di fluoruri per 2,5 microgrammi per litro;

tale limite viene definito dall'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) come necessariamente provvisorio, in quanto la tendenza dovrebbe essere quella dell'azzeramento di tali livelli;

nel marzo 2011 la Commissione europea ha concesso alla Regione Lazio la deroga sul contenuto di arsenico nell'acqua da erogare: il limite è stato innalzato dai 10 microgrammi per litro previsti dalla direttiva 98/83/CE, a 20 microgrammi per litro. La Commissione europea indicava la data del 31 dicembre 2013 come termine improrogabile per riportare i valori di arsenico contenuti nell'acqua nei limiti consentiti dalla normativa comunitaria;

i suddetti limiti in tanti comuni sono tornati al di sotto della soglia massima consentita di 10 microgrammi per litro, ma esistono ancora molte situazioni, in cui lo stato di regolarità non è stato ripristinato;

l'art. 10 del decreto legislativo n. 31 del 2001 sancisce l'obbligo di informativa ai cittadini in ordine ai provvedimenti adottati da parte di sindaci, gestori, Aazienda sanitaria locale (ASL) e autorità d'ambito; l'art. 12 prevede l'esercizio dei poteri sostitutivi da parte della Regione nel caso di inerzia delle autorità locali nell'adozione dei provvedimenti necessari alla tutela della salute umana;

a parere degli interroganti l'applicazione delle disposizioni non sarebbe rispettata in quanto attuata parzialmente o in modo insufficiente, anche in considerazione del fatto che le ASL sarebbero in ritardo nell'effettuazione delle analisi dei pozzi e le analisi compiute sarebbero riferite ad un numero esiguo di pozzi e/o fontanelle pubbliche, mentre i controlli presso le scuole sono saltuari e spesso assenti;

l'art. 12 del decreto legislativo n. 31 del 2001 prevede l'obbligo da parte della Regione di rendere possibile un approvvigionamento idrico d'emergenza per fornire acqua per il periodo necessario a far fronte alle contingenze ed esigenze locali;

la situazione idrica nel Lazio, con particolare riferimento ai Castelli romani, Bracciano e Viterbese, vive una situazione di emergenza, sia di tipo sanitario, con la presenza di arsenico nelle acque, sia ambientale con l'abbassamento inarrestato dei livelli dei laghi;

la falda acquifera del vulcano laziale deve soddisfare il fabbisogno di circa un milione di persone, mentre quella di Bracciano viene usata per il fabbisogno anche della città di Roma;

la direttiva 2007/60/CE spinge in direzione della ridefinizione dei bacini idrografici e della ricerca di un'efficienza razionale nell'uso della risorsa idrica;

il decreto legislativo n. 152 del 1999, recante "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole", agli artt. 21, 22 e 23 regolamenta in materia di tutela quantitativa e qualitativa dei bacini idrici;

la delibera regionale del Lazio n. 76946 del 2005 impegnava la Regione Lazio a: a) rimodulare, entro un anno dall'avvio effettivo delle attività previste dal protocollo d'intesa stralcio, i prelievi diretti dal lago di Albano e di Nemi, con una riduzione complessiva del 50 per cento; b) impegnare le strutture regionali competenti e le Province di cui all'art. 3, comma 1, del protocollo stralcio a completare in via prioritaria, entro l'anno 2009, la rimodulazione dei prelievi nelle "aree critiche" individuate nelle vigenti misure di salvaguardia del sistema acquifero recepite dalla delibera di giunta regionale n. 1317 del 5 dicembre 2003; c) destinare, per l'espletamento delle attività previste entro il 31 dicembre 2007, la somma di 472.400 euro di cui: 154.000 a valere sul cap. E42504, di competenza dell'Autorità dei bacini regionali, esercizio finanziario 2006; 158.400 a valere sul cap. E42106, di competenza dell'Autorità dei bacini regionali, esercizio finanziario 2006; 60.000 a valere sul cap. E41503, di competenza dell'Autorità dei bacini regionali, esercizio finanziario 2006 e 100.000 euro da allocarsi sul cap. E42504, di competenza dell'Autorità dei bacini regionali, esercizio finanziario 2007; d) destinare nell'esercizio 2008 la somma di 250.000 euro sul cap. E42504, per l'espletamento delle attività che dovranno essere completate entro il 31 dicembre 2008; e) destinare nell'esercizio 2009 la somma di 250.000 euro sul cap. E42504, per l'espletamento delle attività che dovranno essere completate entro il 31 dicembre 2009; f) pervenire entro il 31 dicembre 2009, a seguito della rimodulazione delle risorse e all'individuazione delle più opportune strategie di approvvigionamento idrico alternativo, all'azzeramento dei prelievi diretti dal lago di Castel Gandolfo e dal lago di Nemi. Tra i considerata di tale delibera si legge: "il sinergismo prodotto nell'attuazione del suddetto protocollo stralcio, che vede coinvolte le principali Amministrazioni e Strutture competenti in materia e territorialmente interessate, potrà avviare un processo virtuoso per il recupero ambientale dell'intero ambito territoriale dei Colli Albani, anche in considerazione del sistema fognario circumlacuale del lago Albano di Castel Gandolfo in via di completamento, opera di primaria importanza per le valenze qualitative dello specchio lacustre e la salvaguardia delle falde idriche." Ma che "in attesa che si concretizzino gli obiettivi del citato protocollo d'intesa stralcio per la tutela del bilancio idrico nei Colli Albani, è necessario intervenire con un provvedimento specifico emergenziale a tutela dei laghi Albano di Castel Gandolfo e del lago di Nemi";

ad oggi sono stati disattesi tutti i punti relativi alla delibera menzionata, e studi pubblicati da diverse associazioni di cittadini e da Legambiente dimostrano come nell'ultimo decennio il livello del lago di Albano sia sceso di oltre 4 metri, pari a circa 21 milioni di litri di acqua;

i dati sul lago di Bracciano vedono un abbassamento nell'ultimo anno di circa un metro;

risulta agli interroganti che non sussista un censimento dei pozzi abusivi intorno alle coste dei laghi, relativamente ai quali la relazione tecnica del piano di tutela ambientale parla di diverse migliaia;

considerato che secondo quanto risulta agli interroganti:

il decreto del Ministero dei lavori pubblici n. 1170/1990 ha concesso all'Azienda comunale elettricità Acque-Acea di prelevare acqua dal lago di Bracciano per usi potabili, assicurando comunque il mantenimento delle escursioni del livello del lago nell'ambito di quelle naturali;

nel Progetto del nuovo acquedotto del lago di Bracciano, redatto dalla stessa Acea, alla lettera b) di pagina 39 si definiva il livello idrometrico minimo concesso per le captazioni, fissandolo a metri 161,90 sopra il livello del mare;

attualmente il livello delle acque del Lago di Bracciano è inferiore ai m. 161,90 e molto al di sotto dello zero idrometrico che corrisponde a 163,04;

nonostante l'ordinanza di restrizione da parte della Regione Lazio sulle acque del lago di Bracciano, la carenza idrica è dovuta, sia al fenomeno della siccità, sia a quello dell'uso;

dalle dichiarazioni del presidente di Legambiente a mezzo stampa si parla di sprechi di acqua, pari al 44,4 per cento, dovuti al pessimo stato della rete idrica;

gli investimenti e il mantenimento della rete idrica sono a carico del gestore Acea;

le zone del vulcano Albano, di Bracciano e del viterbese sono stati colpiti negli anni passati da problemi di presenza di arsenico nelle acque al di sopra del livello massimo consentito;

le cause sono adducibili soprattutto agli emungimenti dalla falda che al suo abbassarsi richiede captazioni a profondità sempre maggiori con presenza di fluoruri e arsenico importanti anche vista la natura vulcanica della falda;

l'emergenza del 2012 potrebbe ripresentarsi anche in questo periodo di grande siccità;

la comunicazione da parte di ASL e ARPA (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Lazio sono spesso lacunose rispetto al livello di arsenico e fluoruri o comunque molto dilatate nell'anno,

si chiede di sapere:

quali iniziative, anche con carattere di obbligatorietà, si intendano adottare nei confronti della Regione Lazio, ai sensi del Codice dell'ambiente (di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006), affinché sia assicurata, a tutela dei cittadini, una comunicazione più efficiente sulle quantità di metalli pesanti, come arsenico e fluoruri, presenti nelle acque a uso potabile da parte dell'ARPA Lazio e di ASL;

quali iniziative si intendano assumere affinché siano monitorati i livelli di arsenico e fluoruri, nonché garantito il diritto dei cittadini a vedere tutelata la propria salute;

quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, i Ministri in indirizzo intendano intraprendere, e in che tempi, per risolvere concretamente la situazione del depauperamento della falda e del bacino idrico del lago di Albano, di Nemi, di Bracciano e di Vico, delle captazioni dirette e di quelle abusive;

se non intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, adottare iniziative anche di carattere normativo, al fine di prevedere l'obbligatorietà della redazione dei bilanci idrici da parte degli enti locali, considerando azioni sanzionatorie nei confronti delle autorità inadempienti;

quando e come si intenda rimodulare il processo di captazione delle acque.

(4-07931)