• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/08056 MANCONI, AMATI, FABBRI, LO GIUDICE, VALENTINI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che, a quanto...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08056 presentata da LUIGI MANCONI
giovedì 14 settembre 2017, seduta n.876

MANCONI, AMATI, FABBRI, LO GIUDICE, VALENTINI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

la condizione dei detenuti del carcere iraniano di Gohardasht a Karaj, noto come Raja'i Shahr, è da alcuni anni oggetto di crescente attenzione da parte di diversi organi di informazione e di istituzioni e associazioni impegnate sul fronte della tutela e difesa dei diritti umani con rispettivi rappresentanti anche presso l'ONU;

il massacro di 30.000 prigionieri politici avvenuto in Iran nell'estate 1988 costituisce ancora una pagina drammatica e attuale che vulnera non solo il diritto fondamentale alla giustizia, ma anche il diritto dei popoli alla libertà e alla democrazia;

il 30 luglio 2017, circa 53 prigionieri politici sono stati forzatamente trasferiti nella sezione 10 del carcere di Raja'i Shahr a Karaj; i detenuti sono stati malmenati e non hanno potuto portare con loro i beni personali, compresi farmaci, vestiti, quaderni, foto, lettere;

la sezione 10 costringe i detenuti a condizioni di vita inaccettabili: celle claustrofobiche, con le finestre oscurate da lamiere e porte sigillate, in ambienti umidi e privi di aria, senza acqua potabile e con letti insufficienti per tutti, dispositivi di controllo elettronico sistemati ovunque, proibizione di ricevere visite da parte dei familiari e addirittura di avere con loro contatti telefonici;

da allora almeno 21 detenuti hanno iniziato uno sciopero della fame, che mette ormai seriamente a rischio la loro salute e financo la loro vita;

tra i detenuti del carcere di Raja'i Shahr, vi sono difensori dei diritti umani, sindacalisti, giornalisti, studenti, dissidenti politici e appartenenti alla comunità "Baha'i", minoranza religiosa perseguitata in Iran;

i detenuti chiedono di poter tornare nelle sezioni di provenienza, nonché di vedersi restituiti o risarciti i loro averi;

a tale iniziativa si sono uniti detenuti di altre carceri, come quelli di Ardebil, che il 24 agosto hanno annunciato uno sciopero della fame di una settimana;

nella stessa prigione di Raja'i Shahr-Gohardasht, hanno luogo esecuzioni capitali mediante impiccagione, le ultime ad aprile, secondo quanto si è appreso, di 8 condannati;

il procuratore generale di Teheran, Jafari-Dolatabadi, che si trova nella "lista nera" dell'Unione europea (atto n. 359/2011 del 12 aprile 2011) per le gravi violazioni dei diritti umani di cui si è reso responsabile, ha minacciato pubblicamente i detenuti, dichiarando che "le loro azioni falliranno" e che "il sistema giudiziario non è condizionabile da azioni dei prigionieri come lo sciopero della fame";

il 31 agosto le madri dei detenuti massacrati nel 1988 e quelle delle vittime delle proteste del 2009, nonché quelle dei prigionieri politici giustiziati negli ultimi anni, in un comunicato col quale si chiede il processo per i responsabili di quegli eccidi, hanno sostenuto la protesta e l'appello dei detenuti in sciopero della fame;

la vicenda è stata denunciata da "Nessuno Tocchi Caino", che ha sollecitato un intervento urgente di Asma Jahangir, special rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran e del Governo italiano;

il commissario per i diritti umani della Repubblica federale di Germania, Bärbel Kofler, criticando le autorità iraniane per quanto sta accadendo nel carcere di Raja'i Shahr, ha chiesto alle autorità di quel Paese di adempiere agli obblighi assunti attraverso convenzioni e trattati internazionali, adottando misure in difesa dei diritti dei detenuti;

sono numerose le iniziative portate avanti in Iran e a livello internazionale a sostegno del gruppo di detenuti e prigionieri politici costituito in gran parte da militanti dei diritti umani, giornalisti, studenti e dissidenti politici perseguitati in Iran, al fine di sensibilizzare i governi e indurli ad azioni concrete, sul piano sia bilaterale, sia multilaterale, perché venga affrontato il problema della violazione dei diritti umani dei detenuti in Iran, e, in particolare, il tema dei prigionieri politici del carcere di Gohardasht a Karaj; tali iniziative vengono rese note sia dai mezzi di informazione sia da specifici osservatori come il Consiglio nazionale della resistenza iraniana e da altre organizzazioni nazionali e internazionali impegnate nella tutela e difesa dei diritti umani,

si chiede di sapere:

se le notizie riportate rispetto alla drammatica situazione descritta risultino al Governo italiano;

se e quali iniziative il Governo italiano voglia porre in essere nei rapporti con la Repubblica islamica dell'Iran, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione europea, affinché vengano ripristinate condizioni minime di rispetto dei diritti umani nel carcere di Raja'i Shahr e la protesta possa avere termine.

(4-08056)