• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/08055 DI BIAGIO, MICHELONI - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dello sviluppo economico - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti: nel settembre...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08055 presentata da ALDO DI BIAGIO
giovedì 14 settembre 2017, seduta n.876

DI BIAGIO, MICHELONI - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dello sviluppo economico - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

nel settembre 2015 la segnalazione da parte della United States environmental protection agency, unità dell'FBI, dell'installazione di un meccanismo di manipolazione delle emissioni dei motori TDI cilindrata 2000 e 3000 delle vetture prodotte dal gruppo Volkswagen ha rappresentato la battuta di inizio di quello che sarebbe stato identificato sotto il profilo mediatico "dieselgate" i cui strascichi internazionali sono tuttora evidenti;

stando alle accuse e alle indagini condotte negli USA i software, il cui utilizzo era stato immediatamente ammesso dalla casa automobilistica, avrebbero manomesso i test di emissione, consentendo di eluderli in maniera illegale, considerando che le emissioni prodotte dai motori diesel Volkswagen superavano di 40 volte il limite sancito dalla normativa;

nel luglio 2017 l'ingegner Giovanni Pamio ex dirigente di Audi, parte del gruppo Volkswagen, è stato accusato dal Dipartimento di giustizia USA di associazione a delinquere, frode e violazione della normativa ambientale: attualmente è in arresto a Monaco per truffa e pubblicità ingannevole;

l'accusa rivolta dagli USA all'ingegnere italiano, fino al 2015 responsabile dell'area termodinamica nel dipartimento di sviluppo dei motori diesel di Audi, era quella di aver progettato i software attraverso cui è stata attuata la manipolazione alla base dello scandalo, in quanto referente di un panel di ingegneri incaricato di effettuare i controlli delle emissioni dei motori: l'accusa, stando a quanto trapelato dai media, sarebbe legittimata dalle dichiarazioni di un dipendente Audi, il cui profilo non è stato reso noto;

stando agli elementi strutturanti l'accusa, l'ingegnere italiano non avrebbe prestato attenzione alle segnalazioni provenienti da altri colleghi operanti presso la medesima casa automobilistica e relativi al fatto che i sistemi di controllo delle emissioni dei motori diesel operavano in violazione della normativa in materia ambientale statunitense: questo perdurare di avvisi disattesi sarebbe durato paradossalmente, stando all'accusa, almeno 7 anni, nel totale silenzio del management Audi e Volkswagen la cui responsabilità risulta non pervenuta;

di contro, risulta agli interroganti che l'ex dirigente Audi ricopriva, nell'ambito delle attività del dipartimento di sviluppo motori, una responsabilità di natura tecnica e non decisionale, poiché le competenze di tale natura spettavano ai manager del gruppo, che risultano stranamente esenti da qualsivoglia approfondimento o indagine: elemento, questo, che indurrebbe quanto meno a sollevare qualche dubbio circa la reale dinamica dei fatti alla base della attuazione degli illeciti del cosiddetto dieselgate;

risulta inoltre paradossale che un'accusa tanto grave quanto complessa possa basarsi esclusivamente sulla testimonianza di un dipendente, la cui mancata identificazione in uno scenario di iperinformazione come quello che connesso allo scandalo Volkswagen risulta quanto mai bizzarra;

risulta ulteriormente agli interroganti, che il confluire delle responsabilità in capo ad un unico profilo, soprattutto dinanzi ad evidenze che sembrano rendere insussistenti le medesime responsabilità, rischia di lasciar apparire l'ingegner Pamio come il capro espiatorio dell'intera vicenda, in quanto, tra l'altro, unico dipendente non solo coinvolto nelle indagini ma addirittura ancora in carcere, rispetto alla maggioranza dei dirigenti tedeschi apparentemente "estranei" ai fatti e dunque liberi di continuare ad operare;

si ritiene opportuno segnalare che l'ingegnere italiano starebbe collaborando con la giustizia e avrebbe fornito informazioni tali da segnalare la responsabilità di altri dirigenti del gruppo, tra cui il CEO di Audi, al cui carico non vi sarebbe paradossalmente alcuna accusa o coinvolgimento formale;

lo scenario surreale che emergerebbe dall'intera inchiesta, a due anni dallo scoppio dell'affaire sarebbe quello di un intero gruppo automobilistico "truffato" da un unico ingegnere, per lo più unico dirigente italiano rispetto all'indiscutibile maggioranza tedesca, che pur non rientrante nel top management dello stesso e non avendo l'autorità decisionale avrebbe operato uno dei peggiori e più delicati illeciti della storia del comparto automotive mondiale;

al momento l'ingegner Pamio rischia l'estradizione negli Usa, in ragione delle accuse a lui rivolte dalla Procura di Detroit, ma le informazioni in suo possesso, che egli ha più volte evidenziato di voler rendere pubbliche in occasione della prossima udienza in Germania, sembrerebbero altamente critiche per le sorti del gruppo automobilistico: pertanto, stando anche a quanto trapela da giornali tedeschi, l'Audi avrebbe tutto l'interesse ad evitare di rendere pubblici informazioni e carteggi compromettenti nelle disponibilità dell'ingegner italiano anche perché tutto questo potrebbe rendere criticica la posizione della casa automobilistica amplificando l'ammontare dei danni richiesti in sede giudiziaria dai consumatori, proprietari delle vetture con i motori diesel "incriminati";

pertanto lo scenario entro il quale si è evoluto l'affaire soprattutto per quanto attiene al ventaglio delle responsabilità risulta non solo opaco ma anche surreale, in quanto la ricostruzione del vero e proprio processo decisionale aziendale che ha condotto all'attuazione dell'illecito risulta ancora non definito e non chiaro in quanto evidenziata la sola responsabilità di un profilo non detentore di specifica autorità;

secondo gli interroganti, ad aggravare uno scenario già complesso ed opaco si aggiunge anche un particolare non trascurabile, quale la nazionalità dell'ingegnere arrestato, unico italiano, quasi ad attuare una sempreverde retorica della natura truffaldina degli italiani in contrapposizione a quella "integerrima" dei dirigenti tedeschi: un particolare balzato all'attenzione di molti referenti oltre confine che andrebbe ad amplificare la delicatezza dell'intera vicenda imponendo una doverosa attenzione da parte delle istituzioni italiane, finora non interessate e coinvolte, anche in ragione dei risvolti poco gratificanti sull'immagine del nostro Paese,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza degli elementi di indagine e delle accuse descritti;

se non intendano valutare un intervento istituzionale volto a richiedere, nelle opportune sedi, chiarimenti circa le reali dinamiche dell'intera vicenda, tutelando nel contempo il profilo del professionista italiano, al momento capro espiatorio in uno scenario molto più ampio e complesso;

se non intendano intervenire nelle opportune sedi al fine di esorcizzare la paventata estradizione dell'ingegner Pamio in ragione delle istanze sollevate dalla Procura di Detroit.

(4-08055)