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Atto a cui si riferisce:
S.1/00829 premesso che: nell'ambito del complessivo processo di modernizzazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione realizzato con il fine precipuo di razionalizzare le risorse...



Atto Senato

Mozione 1-00829 presentata da LUCIANO URAS
martedì 12 settembre 2017, seduta n.872

URAS, Stefano ESPOSITO, BENCINI, MUSSINI, BIGNAMI, RICCHIUTI, ORELLANA, CONTE, VACCIANO, DE PIETRO, LIUZZI - Il Senato,

premesso che:

nell'ambito del complessivo processo di modernizzazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione realizzato con il fine precipuo di razionalizzare le risorse economiche a disposizione e migliorare l'erogazione dei servizi, si è accompagnata la tendenza sempre più diffusa volta alla esternalizzazione di servizi, in particolar modo nei settori di vigilanza, portierato, custodia e lavaggio autoveicoli, relativi ai beni delle amministrazioni pubbliche;

nel corso degli ultimi anni, in particolare dal 2013 in poi, le gare d'appalto nel settore dei servizi di vigilanza hanno previsto condizioni economiche progressivamente più svantaggiose per i lavoratori. Nel dettaglio, da una parte i servizi richiesti sono stati dequalificati, dall'altro si è ridotto sensibilmente il monte ore finanziato, e di conseguenza, i lavoratori - dipendenti delle stazioni appaltatrici e addetti allo svolgimento dei servizi vengono retribuiti con trattamenti economici ai limiti della soglia di povertà;

di tale situazione non sono esenti da responsabilità diretta le pubbliche amministrazioni coinvolte, le quali, con le loro politiche indiscriminate di spending review, inducono le società appaltatrici, pur di aggiudicarsi l'appalto, a ricorrere a spregiudicate soluzioni di risparmio, che hanno come indirette vittime soprattutto i lavoratori. A questo proposito, è sufficiente ricordare il decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, il quale ha previsto un taglio della spesa per beni e servizi delle Regioni nella misura di 700 milioni di euro;

di conseguenza anche le Regioni hanno avviato politiche di razionalizzazione della spesa pubblica, scegliendo soluzioni che si sono rivelate spesso non soddisfacenti per l'utente e contemporaneamente non adeguate alla tutela dei lavoratori impiegati. La Regione Sardegna, al esempio, al fine di fronteggiare i tagli del Governo centrale, ha operato una scelta gestionale diretta al mantenimento degli stessi livelli occupazionali (come numero di personale impiegato), ma è stata modificata la tipologia del servizio. Ossia sono state ridotte le ore di vigilanza armata (più onerose), messe a bando, a vantaggio delle ore appaltate per servizi di custodia, portierato, eccetera (meno onerose). Lo stesso metodo è stato di fatto utilizzato anche da altre amministrazioni regionali con risultati simili;

tale soluzione, però, purtroppo, lungi dal portare i risultati sperati si è rivelata pregiudizievole per i lavoratori, i quali si trovano a svolgere attività analoghe con una rilevante riduzione della retribuzione;

rilevato che:

in particolare, in questo contesto opera il contratto collettivo nazionale del lavoro per i dipendenti da istituti e imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari, valido dal primo febbraio 2013, firmato dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, che contiene una parte dedicata ai servizi fiduciari, applicabile, ai sensi dell'art. 1 del contratto medesimo, anche ai soggetti che svolgono per l'appunto attività di portierato, custodia, sorveglianza, reception, prevedendo, per tali categorie, una paga oraria base di circa 4,50 euro lordi, corrispondente ad una paga mensile di 745 euro circa;

stante la rimodulazione al ribasso delle condizioni economiche poste a base d'asta dalle amministrazioni per l'aggiudicazione dell'appalto, le società appaltatrici, in un'ottica di contenimento dei costi, sono ricorse all'applicazione del suddetto contratto invece di quelli più favorevoli previste da contratti alternativi per le medesime categorie, con ciò determinando, in capo ai lavoratori destinatari di tale applicazione contrattuale, un grave pregiudizio economico e condizioni retributive non dignitose;

tali condizioni contrattuali sono state dichiarate giudizialmente incostituzionali da numerosi giudici del Foro di Milano, che si sono più volte pronunciati sul punto e hanno dichiarato l'incostituzionalità, per contrasto con l'articolo 36 della Costituzione, dell'art. 23 della sezione Servizi fiduciari del contratto collettivo nazionale del lavoro per i dipendenti di società ed istituti di vigilanza privata. Invero, attraverso tali pronunce, si è stabilito che "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa";

è evidente che una paga oraria di 4,50 euro lordi, che genera una paga mensile di 745 euro al mese, corrisposta per 37,5 ore di lavoro settimanale, ossia 162,54 ore al mese, stante la totalità del tempo lavorativo dedicato alla mansione, non possa considerarsi, né proporzionale alla qualità e quantità del lavoro svolto, né sufficiente ad assicurare una esistenza dignitosa. Pertanto, diversi giudici si sono espressi nel senso della incostituzionalità dell'art. 23 del contratto citato, relativo al trattamento economico, riconoscendo il diritto dei lavoratori a percepire una retribuzione non inferiore a quella ritenuta proporzionale al lavoro svolto, nonché necessaria per lo svolgimento di una vita dignitosa;

in particolare, al fine di superare il vaglio di costituzionalità di cui all'articolo 36 della Costituzione, sarebbe necessario, ad avviso dei proponenti adottare quanto meno le condizioni economiche applicate fino all'adozione del CCNL per i dipendenti da istituti e imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari. Così si otterrebbe una retribuzione superiore di circa 400 euro rispetto a quella attuale e ciò consentirebbe ai lavoratori anche di rispettare impegni di vita e progettati investimenti. Non può sfuggire, infatti, che il mutamento così drastico delle condizioni economiche dei lavoratori impiegati in questo settore, conseguente all'applicazione del suddetto contratto, nei fatti rischia di vanificare gli obiettivi di razionalizzazione e risparmio che lo avevano promosso. Infatti, i lavoratori vengono posti in una situazione di indigenza tale da impedire loro di far fronte alle basilari esigenze di vita e ciò comporta inevitabilmente, un insieme di oneri consequenziali che gravano sulla pubblica amministrazione, andando a vanificare il progetto di riduzione della spesa pubblica;

è necessario che le pubbliche amministrazioni promuovano il dialogo con le ditte appaltatrici, al fine di indurle ad applicare condizioni economiche più favorevoli e, soprattutto, non inferiori a quelle applicate prima dell'entrata in vigore del contratto collettivo nazionale del lavoro per i dipendenti da istituti e imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari. Si sottolinea infatti che l'esternalizzazione dei servizi non priva la pubblica amministrazione del rilevante ruolo di regia che essa ha, stante il perseguimento, sempre e comunque, dell'interesse pubblico che, si ritiene, non possa dirsi raggiunto laddove imponga ai lavoratori di prestare attività lavorativa in condizioni acclaratamente anticostituzionali,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni provvedimento necessario al fine di ricondurre l'esecuzione di appalti, stipulati per l'erogazione di servizi della pubblica amministrazione, a legittimità e conformità al dettato costituzionale;

2) ad intervenire affinché, a legislazione vigente, immediatamente vengano applicate ai lavoratori impegnati nell'esecuzione di servizi cosiddetti fiduciari al servizio delle pubbliche amministrazioni, condizioni retributive dignitose e proporzionali al lavoro effettivamente svolto.

(1-00829)