• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/02194 DONNO, GAETTI, SERRA, BLUNDO, FUCKSIA, BERTOROTTA, PUGLIA, MOLINARI, VACCIANO, SANTANGELO, GIROTTO, PETROCELLI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e dello sviluppo...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02194 presentata da DANIELA DONNO
martedì 13 maggio 2014, seduta n.245

DONNO, GAETTI, SERRA, BLUNDO, FUCKSIA, BERTOROTTA, PUGLIA, MOLINARI, VACCIANO, SANTANGELO, GIROTTO, PETROCELLI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e dello sviluppo economico - Premesso che:

la crisi della filiera cunicola persiste da alcuni anni e si è acuita nel periodo più recente, sia per i meccanismi opachi di formazione dei prezzi all'origine, sia per l'aumento incontrollato dei costi di produzione;

il settore è stato interessato da un piano di rilancio approvato dal Governo italiano e dalla Conferenza Stato-Regioni;

i dati indicano che fino al 2006 gli allevatori cunicoli sono riusciti a recuperare i costi. A partire dal 2007, vi è stato un cambiamento di rotta a causa della concomitante presenza dell'inflazione e dell'aumento del prezzo del mangime che, per la crescita dei prezzi dei cereali, ha registrato un balzo sostanziale; a ciò si aggiunge la caduta dei prezzi del coniglio vivo, per la quale occorre ancora fornire una spiegazione economica plausibile;

l'inflazione da costo dei mangimi rappresenta la voce principale del costo di produzione di un allevatore, rappresentando circa il 65 per cento del costo produttivo, ed è caratterizzata da un andamento anomalo che erode la redditività dell'allevamento;

gli allevatori denunciano l'impossibilità di assorbire questa sospetta crescita dei costi di produzione che, in 10 anni, dal 2004 al 2014, ha prodotto un incremento spropositato del 50 per cento, vale a dire oltre 10 euro a quintale di mangime a favore esclusivo dei mangimisti; così, mentre l'industria di macellazione, l'industria mangimistica, i grossisti e la distribuzione continuano a determinare la maggior parte della struttura del valore aggiunto e ad accumulare profitti, agli allevatori è preclusa la possibilità di incrementare i prezzi all'origine dei loro prodotti e di sopravvivere dignitosamente;

in particolare, nel 2013, i mangimifici avrebbero applicato agli allevatori 3 aumenti complessivi pari a 3 euro a quintale e, a novembre 2013, avrebbero abbassato i prezzi di circa euro 1/qle, a fronte di un calo delle materie prime di circa il 20 per cento durante l'anno;

durante il 2013, i costi del mangime in rialzo hanno reso la situazione insostenibile per molti allevatori. Ad oggi, molti operatori del settore stanno chiudendo le proprie attività anche per il concomitante calo dei prezzi di mercato della carne;

gli aumenti sarebbero intervenuti nonostante alcune divergenze tra andamenti stabili rilevati da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e andamenti calanti rilevati dagli allevatori. L'indice Ismea più recente del costo dei mangimi pubblicato sul Report cunicolo del 18 aprile 2014 evidenzia un andamento costante da gennaio a novembre 2013 ed un calo del 1 per cento a dicembre 2013, su base sia tendenziale che congiunturale. Tuttavia, un'elaborazione più attenta realizzata dall'Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di conigli) dell'indice di costo medio, nel 2013, di un paniere di materie prime composto da mais, orzo, frumento, crusca, soia, girasole, erba medica e polpe, evidenzia un calo dell'indice di circa il 20 per cento dovuto al raffreddamento dei listini pubblicati dall'Ager (Associazione granaria emiliana romagnola) di Bologna;

sempre secondo i dati Ismea, da dicembre 2013 a febbraio 2014, la situazione risulta stazionaria e non presenta aumenti delle materie prime, anzi a febbraio la variazione tendenziale degli indicatori di costo di produzione del mangime rispetto all'anno precedente risulterebbe addirittura in calo dello 0,5 per cento, mentre la variazione congiunturale rispetto al mese precedente di gennaio risulterebbe stabile (0,0 per cento);

secondo l'Anlac in uno scenario calante delle quotazioni delle materie, che parte dal 2012 e manifesta un trend decrescente durante tutto il 2013, non solo risultano ingiustificati gli aumenti del mangime del 2013, ma appaiono immotivati gli annunci di nuovi aumenti a partire da metà aprile 2014, con allineamenti sospetti tra i vari mangimisti, vale a dire aziende di grandi dimensioni e filiali di multinazionali quasi tutte associate ad Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici);

in generale, le imprese del settore producono mangime per le varie tipologie di allevamenti di bestiame e non solo per gli allevamenti di conigli. Alcune, però, essendo verticalmente integrate, agiscono sia sul mercato del mangime sia nel connesso mercato delle carni vive e della trasformazione, condizionando così il libero mercato sul versante dei costi degli allevatori e dei loro ricavi;

risulta agli interroganti che mentre il costo del mangime per i polli diminuisce, quello per i conigli aumenta, senza che l'Assalzoo sia intervenuta a fare chiarezza di fronte ad un'obiettiva diminuzione delle materie prime nel comparto avicolo, come dichiarato anche da Unaitalia (Unione nazionale filiere agroalimentari carni e uova) su "Il sole-24 ore" del 3 maggio 2014;

molti allevatori, proprio a causa di un andamento poco chiaro del prezzo del coniglio vivo (per il quale occorre ancora fornire una spiegazione economica plausibile) si sono recentemente trovati in ristrettezze economiche, appesantendo inutilmente una crisi che non permette loro di far fronte al mantenimento degli animali,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;

quali azioni intendano intraprendere, per quanto di competenza, per arginare la crisi che le imprese del settore cunicolo italiano stanno attraversando anche a salvaguardia delle imprese sopravvissute;

se non ritengano opportuno attivare, con la massima urgenza, un tavolo interministeriale per concertare meccanismi di ripartizione equi del valore aggiunto lungo la filiera, tenuto conto del danno economico e sociale che si sta profilando per il settore;

se non ritengano opportuno acquisire i dati di produzione e vendita di mangime per conigli dal 2007 ad oggi da parte di tutte le aziende associate Assalzoo, disaggregando l'area d'affari degli allevamenti rurali da quelli industriali, al fine di verificare quali aziende della filiera, in questi anni, abbiano tratto vantaggi nel mercato delle carni e in quello connesso dei mangimi;

se non ritengano opportuno promuovere iniziative di propria competenza presso l'Autorità garante della concorrenza e del mercato al fine di verificare se gli aumenti praticati dalle industrie mangimistiche negli ultimi anni, in particolare durante il 2013 e 2014, siano giustificati da variazioni apprezzabili nel mercato delle materie prime e siano congrui con l'indice di costo medio di un paniere di materie prime per coniglio o se, invece, siano il frutto di una politica concertata di natura speculativa.

(4-02194)