• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/17868 (4-17868)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17868presentato daPALMIZIO Elio Massimotesto diMercoledì 20 settembre 2017, seduta n. 854

   PALMIZIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 – articolo 13, comma 14-ter (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici), ha previsto che: «I fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni, con esclusione di quelli che non costituiscono oggetto di inventariazione ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto del Ministro delle finanze 2 gennaio 1998, n. 28, devono essere dichiarati al catasto edilizio urbano entro il 30 novembre 2012, con le modalità stabilite dal decreto del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701»;

   alla scadenza del termine ultimo utile per la dichiarazione al catasto edilizio urbano, i fabbricati rurali ancora iscritti al catasto terreni e non ancora dichiarati risultavano più di 800 mila;

   l'Agenzia delle entrate ha inviato migliaia di avvisi bonari ai proprietari dei fabbricati rurali che risultano censiti ancora al catasto terreni e non ancora dichiarati al catasto edilizio urbano per regolarizzare la situazione, con la possibilità per chi ha risposto agli avvisi dell'Agenzia (presentando una dichiarazione di aggiornamento catastale) di beneficiare dell'istituto del ravvedimento operoso, risparmiando sulle sanzioni: invece di dover pagare un importo compreso tra i 1.032 e gli 8.264 euro, sarà sufficiente versare un importo di soli 172 euro;

   la situazione per alcuni comuni italiani è abbastanza controversa e, a giudizio dell'interrogante, alcune località dell'area della Bassa Piacentina subiscono dei veri e propri soprusi in relazione all'applicazione delle disposizioni sull'accatastamento obbligatorio;

   in comuni e frazioni come Ceci di Bobbio, Case Sotto e Sopra, Menconico o nei paesi del Pavese sono giunte le lettere di richiamo agli inadempimenti del decreto-legge n. 201 del 2011 che obbliga a inserire i fabbricati rurali nel catasto edilizio e che mostra chiaramente tutte le sue lacune;

   le località menzionate, infatti, sono abitate da pensionati per la maggior parte (con una media di 600 euro mensili di pensione) o da agricoltori e contadini e i fabbricati in questione risultano essere storiche cascine fatte di sassi, risalenti ad oltre 200 anni fa;

   si tratta di centinaia di «paesini-presepe», dall'alto valore storico e culturale, che i residenti si vedono costretti a ridurre in macerie per evitare di pagare tasse insostenibili per il loro tenore di vita;

   il paradosso è che è sufficiente abbattere il tetto per non dover regolarizzare le cascine, così che il paesaggio che ci si trova davanti, percorrendo le località menzionate è ora ridotto ad un cumulo di macerie, divenute anche pericolose, ma, ironia della sorte, in regola per lo Stato;

   quest'assurda situazione ha visto la demolizione dei tetti dei pollai e la distruzione del panorama storico e culturale di queste zone. Lo Stato e l'Agenzia delle entrate si sono mobilitati per rintracciare i discendenti che neanche sapevano lontanamente di possedere un'eredità proveniente da un passato remoto in queste zone tra Piacenza e Pavia, abitate magari dai loro nonni o avi –:

   se il Governo non intenda adottare le opportune misure per salvaguardare il patrimonio artistico, storico e culturale delle località menzionate in premessa ed evitare che i cittadini residenti siano costretti a demolire totalmente o parzialmente i fabbricati in questione per evitare la tassazione prevista per la regolarizzazione delle loro proprietà non ancora dichiarate al catasto edilizio urbano e se non si intendano assumere iniziative per prevedere un'area «no fax» o di agevolazione fiscale per aree di così importante valore storico, artistico e culturale.
(4-17868)