• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.9/02208-B/117 premesso che: il giudizio positivo sulle riforme del lavoro in Spagna, assunte dalla Commissione europea come un esempio, e preso a modello anche dal Governo italiano, è privo di...



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02208-B/117presentato daPAGLIA Giovannitesto diMercoledì 14 maggio 2014, seduta n. 228

La Camera,
premesso che:
il giudizio positivo sulle riforme del lavoro in Spagna, assunte dalla Commissione europea come un esempio, e preso a modello anche dal Governo italiano, è privo di senso. La loro caratteristica è il progressivo smantellamento dei diritti e il deterioramento delle condizioni di vita dei lavoratori;
l'ininterrotta sequenza di riforme che in Spagna ha liberalizzato le assunzioni e deregolato i licenziamenti senza «giusta causa», in nome della creazione di nuovi posti di lavoro, si è concretizzata con la reiterata adozione di decreti-legge in una totale immedesimazione fra potere esecutivo e legislativo. Nel giro di due anni, fra il RDL 3/2012 e il RDL 3/2014 si sono susseguite più di venti norme di riforma delle precedenti riforme, sempre in senso ablativo di diritti;
il risultato di questa politica, ufficialmente diretta a creare occupazione, è stato, un progressivo e drammatico crollo dell'occupazione, arrivata a superare il 25 per cento della forza lavoro. La distruzione dei posti di lavoro ha portato all'inversione dei flussi migratori, con giovani lavoratori e lavoratrici, costretti a lasciare la Spagna per trovare lavoro in Germania, in Inghilterra o in Sud America;
al crollo dell'occupazione e all'aumento del numero di persone spinte sulla soglia della povertà, si è accompagnato un vasto fenomeno di disinvestimento nei servizi pubblici, di chiusure e di privatizzazione. Mentre contemporaneamente, si contraggono i bilanci in materia d'istruzione e, in particolare, nell'istruzione universitaria con la scomparsa virtuale delle linee di ricerca e sviluppo, che pure sarebbero necessarie in una prospettiva di superamento della crisi;
l'elemento più evidente è il progressivo graduale smantellamento dei diritti e il degrado delle condizioni di esistenza di che una volta erano chiamati classi subalterne. Il lavoro, dimensione essenziale in un regime politico democratico, è il bersaglio al centro dell'azione di governo, con l'obiettivo di svuotarne il contenuto sociale, svalutarne la sua funzione economica, liquidandone la sua funzione di coesione sociale;
questo processo di destrutturazione che attacca direttamente la fisionomia dello stato sociale e rende estremamente ardua l'azione sindacale collettiva che si muove in un orizzonte antidemocratico di distruzione della cittadinanza delle masse lavoratrici. È questa la politica del governo di Rajoy, di cui si cerca la proiezione nei paesi europei in difficoltà, come un esempio da seguire. Ma è un cattivo esempio;
dopo l'avvento al potere del governo Rajoy è crollato il livello della popolazione attiva. Dalla fine del 2011 agli ultimi dati disponibili, nel quarto trimestre del 2013, la forza lavoro è passata da 23,1 milioni di persone a 22,6 di oggi, vale a dire una diminuzione di 426 mila unità. Insieme con il declino della forza lavoro è sceso drasticamente il numero degli occupati. La riforma del lavoro ha significato la distruzione di quasi un milione e mezzo di posti di lavoro, riportando l'occupazione al livello del 2001 i livelli, quando la forza lavoro era solo di 18,3 milioni di lavoratori;
d'altra parte, il deterioramento della qualità dei contratti di lavoro è impressionante. L'occupazione a tempo indeterminato è stata sostituita da occupazione temporanea e il tempo pieno dal lavoro part-time. Dei 14.792.614 contratti registrati nel 2013, solo 1.134.949 sono stati a tempo indeterminato, meno dell'8 per cento. Secondo gli ultimi dati di contabilità nazionale dell'istituto Nazionale di Statistica (INE) l'economia spagnola sta perdendo posti di lavoro a un tasso di riduzione netta di 522 mila posti di lavoro a tempo pieno in un anno. Solo i contratti puramente temporanei e di formazione accrescono il loro peso nel reclutamento complessivo, accrescendo la precarietà;
il 50,8 per cento dei disoccupati è rimasta più di un anno senza lavoro (3.043.546 persone); il 32,7 per cento è rimasto più di due anni senza lavoro, e il 22,1 per cento più di tre anni. In due anni il tasso di tutela di disoccupazione è diminuito di tre punti, dal 37 al 34,1 per cento, mentre l'86 per cento dei giovani sotto i 30 anni non riceve, così come il 65 per cento delle donne e il 51 per cento degli uomini con più di 30 anni. Mentre l'indennità media di disoccupazione è passata da 5966 euro l'anno nel 2.011 a 5.011 euro nel 2013, il 16 per cento in meno, mentre la spesa per l'assistenza ai disoccupati e per le politiche attive del lavoro è diminuita del 52 per cento, passando da euro 1.544 nel 2011 a 740 euro nel 2013;
visti i non brillanti risultati dell'esperienza spagnola che viene presa a modello anche dal Governo italiano, e più che creare posti di lavoro li ha distrutti precarizzando viepiù le condizioni di vita dei lavoratori,

impegna il Governo

a riferire al Parlammo entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge di conversione del decreto legge n. 34 del 2014 sui risultati conseguiti in termini di incremento occupazionale delle disposizioni di cui al decreto-legge in esame.
9/2208-B/117. Paglia, Melilla, Boccadutri.