Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/08129 COMPAGNA - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
il 13 settembre 2017, veniva descritta sul quotidiano "Il Dubbio" la penosa e tragica vicenda del procuratore generale di...
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-08129 presentata da LUIGI COMPAGNA
mercoledì 27 settembre 2017, seduta n.885
COMPAGNA - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
il 13 settembre 2017, veniva descritta sul quotidiano "Il Dubbio" la penosa e tragica vicenda del procuratore generale di Catanzaro, Pietro D'Amico, morto suicida in Svizzera;
la vicenda era stata dettagliatamente ricostruita, anche grazie alla testimonianza della figlia del dottor D'Amico, signora Francesca, nel corso della trasmissione "La Nuda Verità", su "Radio Radicale", nella puntata andata in onda il 10 settembre 2017, condotta da Maria Antonietta Farina Coscioni e Massimiliano Coccia;
in sostanza, si apprendeva che il dottor D'Amico, coinvolto in una inchiesta di Luigi De Magistris e risultato poi assolutamente estraneo a ogni addebito contestato, ferito nella sua onorabilità di servitore dello Stato, sarebbe stato fisicamente, forse irrimediabilmente, ferito, segnato;
in preda ad un grave e profondo disagio psichico, il dottor D'Amico, il 27 aprile 2010, scriveva a un amico: "c'è poco da capire: in una situazione come la mia, io voglio morire perché aggredito da una malattia terribile in fase avanzata e terminale";
di conseguenza, il dottor D'Amico maturava la convinzione che fosse meglio sopprimersi con la "dolce morte", da praticare in Svizzera; e per questo avrebbe effettuato numerose "ricognizioni" per informarsi circa le modalità richieste e previste dalla legge elvetica. In proposito, il dottor D'Amico ha confidato: "Sto pensando a qualcosa di indicibile, e che nessuno può immaginare. Vado in Svizzera poiché là c'è chi provvederà nel caso come il mio";
un paio d'anni dopo, il dottor D'Amico riesce a dare attuazione al suo proposito suicida: ottiene la documentazione necessaria, certificati che affermano l'esistenza di patologie che rendano possibile, in base alla legge elvetica, il "suicidio assistito";
nell'aprile 2013, a Basilea, presso il centro "Life circle-Eternal spirit", la vicenda si conclude ed il dottor D'Amico trova la sua "pace"; la famiglia dell'alto magistrato, che nulla sapeva dei propositi, viene freddamente avvertita con una telefonata da parte dei responsabili della clinica elvetica dell'avvenuto decesso; la famiglia del dottor D'Amico chiede e ottiene l'autopsia, ed emerge una sconcertante realtà: il dottor D'Amico non era affatto malato di tumore, come forse credeva. Depresso, sì, per le ragioni dette. Ma l'autopsia e approfonditi esami di laboratorio escludono l'esistenza di quella grave patologia dichiarata da alcuni medici italiani e asseverata da medici svizzeri;
la famiglia D'Amico ora chiede di sapere se si tratta di un clamoroso errore, frutto di diagnosi errate, che hanno spinto il loro congiunto, già psicologicamente provato, a convincersi che l'unico modo per chiudere con dignità la propria esistenza, fosse quello di ricorrere al suicidio assistito;
rimarrebbe comunque da sapere se i documenti richiesti per la procedura per porre in essere il suicidio siano stati falsificati ad arte, per poter appunto accedere alla clinica svizzera e suicidarsi;
da anni, invano, la famiglia di D'Amico chiede di sapere, mentre la magistratura italiana, ripetutamente investita dal caso, al momento non sembra aver intrapreso particolari iniziative per l'accertamento dei fatti;
nella trasmissione "La Nuda Verità", condotta da Maria Antonietta Farina Coscioni e dal giornalista Massimiliano Coccia, la figlia del dottor D'Amico, signora Francesca, ha ripercorso tutte le tappe della vicenda e denunciato come al padre siano state diagnosticate patologie inesistenti e redatti certificati medici falsi. Evidente un problema di deontologia: "Possibile che sia arrivato in Svizzera - domanda la figlia - con due documenti sulle sue condizioni di salute e che nessuno faccia accertamenti per capire, confermare, accertare? Quale medico si può arrogare il diritto di disporre della vita altrui? Voglio andare fino in fondo a questa faccenda, per capire come sono andate esattamente le cose e se sono stati commessi errori",
si chiede di sapere:
se quanto riportato corrisponda a verità;
in caso affermativo se il Ministro in indirizzo non ritenga che vi sia, in questa vicenda, un'inspiegabile inerzia da parte dell'ufficio giudiziario incaricato di accertare come si siano svolti i fatti;
quale spiegazione possa darsi per detta inerzia;
quali iniziative di competenza intenda adottare per dare risposta agli inquietanti interrogativi posti dalla famiglia del dottor D'Amico.
(4-08129)