• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/08126 SIMEONI, BENCINI, BIGNAMI, MUSSINI, BELLOT, DE PIETRO - Al Ministro dell'interno - Premesso che: le recenti cronache hanno descritto nel nostro Paese un'estate all'insegna della violenza...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08126 presentata da IVANA SIMEONI
mercoledì 27 settembre 2017, seduta n.885

SIMEONI, BENCINI, BIGNAMI, MUSSINI, BELLOT, DE PIETRO - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

le recenti cronache hanno descritto nel nostro Paese un'estate all'insegna della violenza sessuale: dapprima a Rimini, a fine agosto, dove una giovane donna polacca e, nell'immediatezza successiva, una transessuale sono state aggredite e quindi brutalmente abusate; a distanza di pochi giorni, a Firenze, una violenza sarebbe stata perpetrata ai danni di due studentesse, e sono ancora in corso gli accertamenti per stabilire le responsabilità di due carabinieri in servizio; ancora, a Roma, dove una donna tedesca di 57 anni è stata violentata e poi legata e imbavagliata la notte tra il 17 e il 18 settembre a villa Borghese; a Catania, dove la sera del 19 settembre una giovane dottoressa in servizio presso la guardia medica di Trecastagni è stata aggredita e violentata; a Bergamo, dove una mediatrice culturale è stata violentata in un centro di accoglienza;

la rilevanza mediatica di questi tempi, tuttavia, non è da imputare a una recrudescenza del fenomeno; invero, secondo i dati forniti dal Ministero dell'interno, nel primo semestre 2017 nel nostro Paese sono avvenute 2.333 violenze carnali, a fronte delle 2.345 dello stesso arco temporale del 2016. Il numero delle persone denunciate o arrestate si attesta a 2.438 nei primi 6 mesi di quest'anno, rimanendo sostanzialmente basso, e di questi, 1.534 risultano italiani e 904 stranieri; senza contare che il fenomeno delle violenze sessuali resta, a tutt'oggi, essenzialmente sommerso. I dati riportati comprendono, altresì, i minori, autori dei delitti e vittime: nel 2015, infatti, il Ministero della giustizia aveva in carico 532 ragazzi condannati per stupro e 270 per stupro di gruppo;

si tratta in sostanza di quasi 11 stupri al giorno, 4.000 ogni anno e, secondo l'Istat, 1.157.000 donne avrebbero subito almeno una violenza sessuale nel corso della vita, tra abusi sessuali e tentate violenze. Eppure, le denunce degli ultimi anni registrano una lieve flessione: 6 per cento in meno tra il 2014 e il 2015 e 13 per cento in meno dal novembre 2015 al novembre 2016. Quanto agli autori, in maggioranza sono italiani, ma quasi 4 denunciati su 10, come detto, sono stranieri;

per quanto attiene all'ultimo aspetto, ossia agli autori della violenza, come chiariscono investigatori e analisti, il dato deve essere rapportato al numero degli abitanti e dunque all'incidenza percentuale rispetto alla popolazione;

il problema dunque esiste e, soprattutto, persiste. L'evidenza è che si è di fronte a un reato che preoccupa e impone interventi più efficaci in termini sia legislativi che giudiziari e culturali;

considerato che:

come si è avuto modo di evincere dai dati resi noti, cresce il numero gli italiani denunciati: 1.534 nei primi 6 mesi del 2017 contro i 1.474 dello stesso periodo del 2016, ma resta altissima l'incidenza degli immigrati, sia come autori che come vittime: gli stranieri denunciati per violenza sessuale sono infatti 904 da gennaio a luglio 2017, poco meno dei 909 dello stesso periodo del 2016, rimanendo, quindi, il dato sostanzialmente invariato;

una recente indagine realizzata dall'istituto Demoskopika fornisce un quadro ulteriormente dettagliato del fenomeno: nel corso degli ultimi anni, denunce e arresti hanno interessato in maggioranza gli italiani (61 per cento dei casi), seguiti da romeni (8,6), marocchini (6), albanesi (1,9) e tunisini (1,3 per cento). Anche le vittime sono principalmente donne di nazionalità italiana (68 per cento dei casi), seguite da romene (9,3) e marocchine (2,7 per cento). E ancora: ogni 4 casi di violenza sessuale in Italia, almeno uno coinvolge un minorenne. Mentre Lombardia e Lazio detengono il triste record dei territori dove avviene, in valore assoluto, il maggior numero di questi odiosi reati;

quello che occorre rilevare in questa sede è che, sebbene si tratti di dati assunti sulla base delle denunce presentate, il fenomeno è essenzialmente sommerso, in quanto spesso consumato all'interno delle mura domestiche, ove l'alone dell'omertà aleggia in modo preponderante e rende impossibile l'azione preventiva delle forze dell'ordine, limitando l'intervento a disposizioni di legge a protezione delle donne, purtroppo molte volte concretamente inefficaci, ovvero a mera informazione e campagne di sensibilizzazione;

inoltre, occorre sottolineare l'incidenza del fenomeno in relazione alla percentuale della popolazione straniera presente sul territorio. La proporzione vede, invero, i cittadini stranieri commettere un terzo degli abusi e sovente in luoghi pubblici o aperti al pubblico ovvero in centri ove questi soggiornano, comunque, sottoposti al controllo della pubblica autorità. Il numero degli episodi, se non completamente debellato, può ragionevolmente decrescere attraverso opportune azioni di prevenzione da attuare mediante un più stringente controllo delle forze armate nei luoghi maggiormente frequentati quali stazioni, punti di ritrovo per i giovani, parchi pubblici, come anche luoghi isolati o poco illuminati;

considerato inoltre che:

l'analisi dell'Istat e del Ministero mostra i numeri di un massacro che non accenna ad arrestarsi nonostante il decreto-legge n. 93 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2013, contro la violenza di genere; la percezione diffusa è che il fenomeno delle violenze sessuali, ormai tristemente all'ordine del giorno da anni, invii un messaggio di sostanziale impunità. È doveroso, pertanto, intraprendere ogni misura che comprenda modelli, leggi, educazione e protezione;

la legge n. 107 del 2015 ha introdotto la previsione dell'educazione alla parità tra i sessi nelle scuole di ogni ordine e grado, ma, a fronte dell'impegno profuso nella sensibilizzazione e nell'informazione, i centri antiviolenza chiudono per mancanza di fondi. Decine sono infatti le associazioni in difficoltà dopo il taglio sociale voluto dal Governo Gentiloni nel marzo 2017, in palese contrasto con quanto disposto dalla legge del 2013 sul femminicidio, che prevedeva l'erogazione di 10 milioni all'anno per i centri antiviolenza, spesso, peraltro, erogati in ritardo, quando non addirittura volatizzatisi prima di arrivare ai centri;

il fenomeno, in definitiva, resta di proporzioni allarmanti: quasi 7 milioni di donne hanno subito qualche forma di abuso nel corso della loro vita. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all'insulto verbale, la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera intima e personale, e lo Stato dovrebbe compiere ogni sforzo possibile affinché siano assicurati, tutelati e garantiti a tutte le donne i diritti inviolabili di protezione e sicurezza,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno disporre, in tempi brevissimi, un'ulteriore intensificazione dei controlli di pubblica sicurezza, specialmente nelle zone particolarmente sensibili e caratterizzate da grande afflusso di persone, quali stazioni, aeroporti, luoghi ad alta intensità turistica e similari, nonché presso i varchi di accesso ai parchi ed altri luoghi aperti al pubblico;

se non intenda fornire ulteriori e più precise delucidazioni circa il potenziamento dei controlli da effettuare presso i centri di accoglienza per i migranti e quali misure siano state predisposte in merito al contrasto alla violenza di genere;

quali siano, ad oggi, le politiche e le iniziative promosse per arginare il fenomeno della violenza di genere, anche con particolare riguardo ai casi di violenze sessuali sommerse;

quali iniziative intenda intraprendere affinché sia appurata l'esatta destinazione dei fondi erogati e destinati ai centri antiviolenza.

(4-08126)