• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01951 (2-01951) «Spadoni, Dadone, Colletti».



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01951presentato daSPADONI Maria Ederatesto diMartedì 26 settembre 2017, seduta n. 858

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2007 una donna del comune di Palagonia (Catania), Marianna Manduca, viene uccisa dal marito con sei coltellate al petto, dopo un lungo calvario di soprusi e violenze subiti;

   le continue minacce di morte avevano spinto la donna a sporgere ben 12 denunce contro l'uomo, tossicodipendente e senza lavoro;

   dopo aver lasciato il marito, questo inspiegabilmente diventa affidatario dei figli, motivo per cui la donna intenta una causa, ma viene uccisa a pochi giorni dall'udienza;

   il cugino di Marianna, tutore dei tre figli dal 2010, ha provveduto con un'azione giudiziaria contro la magistratura per vedersi riconosciuta l'imperizia dei magistrati che non hanno compreso la gravità del caso, considerandolo «lite familiare»;

   il ricorso, dopo essere stato giudicato inammissibile in due gradi di giudizio, è stato accolto in Cassazione;

   la corte d'appello di Messina ha condannato la procura di Caltagirone e stabilito che la Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà risarcire i figli della donna con oltre 300 mila euro per danno patrimoniale;

   la Presidenza del Consiglio dei ministri, però, ha impugnato la sentenza del tribunale di Messina;

   i legali dei figli, Alfredo Galasso e Licia D'Amico, sostengono che «C'era parso che una corretta ed imparziale applicazione della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, recentemente riformata, avrebbe indotto il Presidente del Consiglio dei ministri ad adottare una diversa e solidale decisione nei confronti di una famiglia notoriamente generosa e bisognosa come quello che ha accolto da anni i figli di Marianna Manduca. (...) Nell'atto di appello è stata chiesta la sospensione dell'esecuzione della sentenza di primo grado, allo scopo di non pagare al padre adottivo Carmelo Cali il modesto risarcimento riconosciuto, in attesa dell'esito di un appello che riteniamo del tutto infondato e dilatorio»;

   secondo la legge sulla responsabilità civile dei giudici del 1988 – applicata in questa vicenda dalla corte di Messina – chi «ha subito un danno ingiusto a causa del magistrato» deve procedere «esclusivamente nei riguardi dello Stato», il quale «solo in un secondo momento» si rifarà «sul giudice responsabile». Salvo i casi in cui «il danno causato dal magistrato nell'esercizio delle sue funzioni» sia riconducibile direttamente a lui secondo le norme ordinarie;

   da un articolo de La Repubblica del 2 agosto, si legge che «La Presidenza del Consiglio – si legge sul sito del Governo – ha chiesto all'Avvocatura generale dello Stato di valutare ogni possibile soluzione, compresa la ricerca di una definizione consensuale, fino ad arrivare anche alla ipotesi della desistenza da qualsiasi azione giudiziaria, nel rispetto della legge e tenendo conto dell'interesse dei familiari della donna»;

   nel mese di luglio 2017 la sottosegretaria Maria Elena Boschi ha espresso stupore e dispiacere per il fatto che il progetto di legge in favore degli orfani vittime di crimini domestici, già approvato all'unanimità alla Camera non abbia visto una rapida approvazione definitiva –:

   quali siano le ragioni della grave presa di posizione del Governo, ovvero del ricorso nei confronti della sentenza della Corte di appello di Messina, e se non ritenga doveroso evitare di impugnare provvedimenti giurisdizionali come questo, in presenza di orfani a causa di «femminicidi».
(2-01951) «Spadoni, Dadone, Colletti».