• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/18025 (4-18025)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18025presentato daTRIPIEDI Davidetesto diMercoledì 4 ottobre 2017, seduta n. 864

   TRIPIEDI, VILLAROSA, CIPRINI, CHIMIENTI, DALL'OSSO, PESCO, CASO, ALBERTI, NESCI, COZZOLINO, MASSIMILIANO BERNINI, PAOLO BERNINI, VALLASCAS, BARONI, BASILIO e CORDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con l'applicazione del decreto legislativo n. 178 del 2012 si sta proseguendo il processo di privatizzazione della Croce rossa italiana sul quale di recente è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale da parte del Tar del Lazio, risulta essere incostituzionale. Tale processo ha favorito la messa in mobilità dei lavoratori ex CRI;

   l'articolo 1, comma 397 della legge n. 208 del 2015, ha stabilito che le regioni debbano essere responsabili dei soccorritori della ex CRI transitati in mobilità non volontaria. Ciò è accaduto ad eccezione della regione Lombardia che, tramite la direzione generale welfare, ha demandato tali compiti all'Azienda regionale emergenza urgenza;

   gli oltre 220 soccorritori lombardi hanno dapprima sostenuto un colloquio conoscitivo con una commissione dirigenziale dell'Areu e poi, nella maggior parte dei casi, sono stati assegnati in aziende sanitarie a svolgere attività che si discostano da ciò che essi stessi avevano indicato e/o che avrebbero voluto svolgere. Si cita ad esempio il fatto che alla maggior parte di essi sia stata negata la possibilità di svolgere la mansione di autisti soccorritori in cambio di nuove attività a loro assegnate e correlate alle effettive esigenze di ogni singola azienda socio-sanitaria territoriale;

   in data 16 gennaio 2017, dopo un incontro sindacale tra i componenti dell'assessorato al welfare di regione Lombardia e le organizzazioni sindacali del comparto sanità pubblica, veniva siglato un accordo che prevedeva per i lavoratori, dietro specifica indicazione del Ministero della pubblica amministrazione, che venisse «garantito il mantenimento del trattamento economico ed inquadramento in godimento al momento del perfezionamento del trasferimento in base al CCNL enti pubblici non economici CRI, così come debitamente certificato dall'Ente Strumentale alla CRI». Tale decisione ha determinato il fatto che i fondi stanziati dal Ministero dell'economia e delle finanze e certificati da ESaCRI, non risultino essere sufficienti a coprire le indennità orarie dei lavoratori. La regione Lombardia ha negato la volontà di richiedere al Ministero dell'economia e delle finanze un nuovo conteggio dei fondi erogati nonostante risultino palesi anomalie;

   da settembre 2017, a diversi lavoratori del settore è stata sottoposta la sottoscrizione di un contratto individuale di lavoro nonostante l'assegnazione avvenuta il 1° gennaio 2017. In tale contratto era previsto il pagamento della parte dello stipendio tabellare di base come indicato nell'accordo e nelle normative del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, mentre, per la restante parte relativa al pagamento delle indennità per lavoro notturno, festivo e straordinario, è stata prevista l'erogazione secondo i contratti del Contratto collettivo nazionale del lavoro Sanità anche a seguito della delibera di giunta regionale n. 6960 del 31 luglio 2017 derivante da un accordo firmato da una sola organizzazione sindacale;

   con l'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 giugno 2015 e la sopraindicata delibera di giunta regionale, i lavoratori lombardi hanno visto una riduzione degli stipendi, aspetto che ha portato forti perplessità per il loro futuro professionale. Con il sostegno di alcuni sindacati, hanno reclamato disposizioni che definiscano l'inquadramento professionale e i conseguenti trattamenti economici, sia di base che accessori. Nel caso venissero completamente inquadrati nel comparto sanità, i lavoratori hanno chiesto un livello economicamente adeguato e non come ad inizio carriera, come per loro si prospetta in questa evenienza a seguito dell'esiguità dei fondi. Hanno richiesto anche la possibilità che le loro competenze stipendiali vengano gestite in maniera più trasparente direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze così come fatto nell'ultimo biennio fino al 31 dicembre 2016, a differenza di quanto accade ora, situazione in cui il Ministero dell'economia e delle finanze versa gli stipendi alla regione Lombardia che li invia ad Areu che, a sua volta, li eroga ad ogni singola azienda socio-sanitaria territoriale di competenza che, in ultimo, li liquida ai lavoratori –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative normative volte a provvedere l'erogazione degli stipendi per i lavoratori della ex CRI, in maniera diretta da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e senza ulteriori intermediari;

   se non intenda assumere iniziative normative volte a favorire un ritorno degli emolumenti stipendiali ai livelli precedenti all'adozione del decreto legislativo n. 178 del 2012, modificato dalla legge n. 208 del 2015, riguardanti la riorganizzazione della Croce rossa italiana.
(4-18025)