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Atto a cui si riferisce:
C.1/01723    premesso che:     l'economia italiana da molti anni risente gli effetti negativi della crisi economica prodottasi a livello globale dal 2008; in questo decennio l'Italia...



Atto Camera

Mozione 1-01723presentato daFORMISANO Aniellotesto diVenerdì 13 ottobre 2017, seduta n. 870

   La Camera,

   premesso che:

    l'economia italiana da molti anni risente gli effetti negativi della crisi economica prodottasi a livello globale dal 2008; in questo decennio l'Italia ha perso considerevoli quote di prodotto interno lordo al punto che ad oggi il livello del prodotto interno lordo è inferiore del 7 per cento rispetto al livello del 2008;

    tale situazione di grave difficoltà economica, con un gran numero di aziende costrette a cessare la propria attività (solo nel periodo 2011-2014 sono state ben centonovantaquattromila le imprese scomparse) ha prodotto i suoi effetti negativi, in particolare sul mondo del lavoro, che non solo ha visto aumentare la disoccupazione, sia in termini ufficiali con riferimento a coloro che risultano iscritti alle liste di collocamento, sia soprattutto in termini reali con riferimento a tutti coloro che non hanno un lavoro, ma ha visto anche una progressiva precarizzazione del lavoro ed una diminuzione dei salari;

    in questo scenario di difficoltà le politiche di austerità adottate dai Governi che si sono succeduti non hanno aiutato la ripresa, ma in molti casi hanno prodotto un effetto ulteriormente depressivo;

    i dati sull'occupazione, se visti nel loro complesso, non possono essere considerati soddisfacenti, poiché si registra, a seconda dei periodi presi in esame, una stasi o aumenti modesti in termini di decimali di punto;

    la disoccupazione in valori assoluti rimane a livello elevato, pari all'11,3 per cento, e registra punte elevate soprattutto tra i giovani pari al 35,5 per cento. La situazione è ulteriormente critica nel Mezzogiorno dove la disoccupazione è doppia rispetto al Nord, con tasso del 21 per cento, e la disoccupazione giovanile è pari al 56,3 per cento;

    la rigidità della così detta «riforma Fornero» ha imposto un drastico elevamento dell'età pensionabile, incidendo in gran parte sulle lavoratrici donne. L'elevamento dell'età pensionabile ha prodotto un ingessamento del mercato del lavoro, impedendo nei fatti il fisiologico turn over fra lavoratori anziani e neo assunti con ulteriori effetti negativi sulla occupazione giovanile;

    se si effettua un'analisi comparata dell'età di pensionamento tra l'Italia e gli altri Paesi europei emerge il dato che vede in Italia già oggi prevista l'età più alta per accedere alla pensione. I 66 anni e 7 mesi per i lavoratori del settore pubblico e privato e i 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici del settore privato sono ben al di sopra della media dell'Unione europea che è di 64 anni 4 mesi per i lavoratori e i 63 anni e 4 mesi per le lavoratrici. Il divario con i requisiti anagrafici richiesti in Italia risulta evidente anche se ci si limita a confrontarli con quelli di alcuni dei principali Paesi europei quali la Francia, il Regno Unito o la Germania (ove rispettivamente sono richiesti per i lavoratori e le lavoratrici 62 anni per entrambe, 65 anni e 62 anni e 4 mesi, 65,4 anni per entrambe);

    gli effetti della riforma previdenziale operata dal Governo Monti contribuiscono, inoltre, a drogare in parte alcuni aspetti relativi ai dati che registrano lievi miglioramenti relativi al mondo del lavoro. Infatti, in particolare per quanto attiene alla parziale riduzione del numero degli inattivi e ai dati sul lavoro femminile, tali dati non fotografano nuovi posti di lavoro, bensì sono dovuti in parte alla maggiore permanenza al lavoro, in particolare per quanto riguarda le lavoratrici donne;

    nel settore pubblico un ulteriore fattore che ha contribuito a rallentare le dinamiche del mercato del lavoro è dovuto al rigido blocco del turn over, che salvo recenti eccezioni, è ad oggi vigente per la maggior parte delle pubbliche amministrazioni;

    negli ultimi tre anni il Governo ha investito risorse rilevanti per finanziare incentivi temporanei riguardanti in particolare forme di decontribuzione e vantaggi fiscali finalizzati a creare maggiore occupazione. A fronte di tali iniziative che hanno prodotto in gran parte lavoro temporaneo che si è esaurito con l'esaurimento degli incentivi stessi, è mancata la volontà di destinare risorse per realizzare un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione;

    per imprimere una vera svolta in grado di produrre effetti significativi e di lungo periodo non solo nel mercato del lavoro ma su tutta l'economia italiana sarebbe più che mai necessario avviare una decisa politica sul fronte degli investimenti pubblici in grado di fare da volano all'intero sistema Paese;

    inoltre, un programma straordinario di prepensionamenti e assunzioni potrebbe indurre una svolta nella crisi economica che da anni attanaglia l'Italia, in quanto farebbe crescere la domanda interna, allargando la base dei percettori di un reddito stabile e influenzando positivamente i consumi, in particolare quelli di beni durevoli e il settore delle costruzioni che hanno un ruolo trainante nella economia reale;

    un tale programma consentirebbe, inoltre, di conseguire altri due obiettivi di fondamentale importanza, quali l'aumento della produttività con l'immissione di lavoratori aperti all'innovazione in sostituzione di dipendenti al limite della pensione, stanchi e demotivati, e il miglioramento della qualità dei servizi della pubblica amministrazione che, da tempo, è condizionata negativamente dalla crescita sempre più marcata dell'età media del proprio personale;

    i costi sarebbero molto contenuti e ampiamente compensati dalla operazione di esodo, in quanto i lavoratori interessati al prepensionamento hanno un costo medio che è almeno il doppio, secondo stime prudenziali, di un neo assunto,

impegna il Governo:

1) a prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio lo sblocco dell'attuale livello di turn over nel settore pubblico consentendo per il 2018 un ricambio tra lavoratori cessati e nuove assunzioni pari al 100 per cento;

2) ad assumere iniziative per prorogare per l'anno 2018 il beneficio «Opzione donna».
(1-01723) «Formisano, Laforgia, Martelli, Giorgio Piccolo, Zappulla, Melilla».