• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/02880 l'ingegnere Massimo Sarmi, dal 2002 alla guida di Poste italiane spa non è stato riconfermato amministratore delegato di Poste italiane, e il Governo ha nominato, in sua sostituzione, Francesco...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02880presentato daCATALANO Ivantesto diLunedì 26 maggio 2014, seduta n. 233

CATALANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l'ingegnere Massimo Sarmi, dal 2002 alla guida di Poste italiane spa non è stato riconfermato amministratore delegato di Poste italiane, e il Governo ha nominato, in sua sostituzione, Francesco Caio;
come si evince da numerosi organi di stampa (Il Fatto Quotidiano del 14 aprile 2014, Il Giornale del 17 maggio 2014, il Corriere della Sera del 14 maggio 2014), si pone la questione dell'entità della somma da riconoscersi all'ingegner Sarmi in conseguenza della cessazione del rapporto;
secondo l'ultima delle fonti citate, tale somma potrebbe raggiungere i sei milioni di euro;
durante la gestione dell'ingegner Sarmi, Poste italiane ha perseguito la strada, invero già in parte intrapresa dal suo predecessore, della diversificazione delle attività, sviluppando, in particolare, servizi in campo bancario e della telefonia mobile;
risulta all'interrogante che, anche in ragione di tale sviluppo, la società abbia conti stabili e in utile;
tuttavia, con numerose interrogazioni (ex pluribus, 4-04662, 4-04077, 4-04064, 4-03950, 4-02495, 4), rimaste, invero, tuttora prive di risposta, sono state denunciate gravi situazioni verificatesi all'interno di Poste italiane spa, durante il periodo nel quale l'ingegner Sarmi ricopriva la carica di amministratore delegato;
in particolare, è stata denunciata la gestione delle strutture di tutela aziendale e dell'Atta Sud 1 affidate, rispettivamente, a Stefano Grassi e Salvatore Malerba;
sono stati, altresì, denunciati gravi fenomeni di riciclaggio di denaro attraverso il circuito bancario della società, fenomeni oggetto di importanti inchieste giudiziarie quali l’operazione Lost Pay e l’operazione Tibet;
è stata denunciata, infine, una gestione delle risorse umane priva di trasparenza, che porta a sollevare dubbi non manifestamente infondati, laddove si apprende di assunzioni e promozioni di familiari di politici (qual è il caso dell'assunzione di Alessandro Alfano), o di personaggi coinvolti nelle inchieste relative alla cosiddetta P4 (qual è l'ex ufficiale della Guardia di finanza Stefano Grassi);
al di là di qualsiasi valutazione giudiziaria, che non compete a questa istituzione, e indipendentemente dall'esito delle inchieste coinvolgenti personale, anche dirigenziale, di Poste italiane, l'amministratore delegato, in ragione delle proprie funzioni apicali, deve assumersi la responsabilità di garantire il buon andamento della società;
non si pretende, certamente, di affermare la responsabilità dell'amministratore delegato per ogni singolo fatto pregiudizievole alla società accaduto nella sua gestione;
si pretende, invece, che l'amministratore delegato vigili sul generale andamento della gestione e compia tutte le operazioni necessarie ad impedire fatti pregiudizievoli, ovvero ad eliminare o ridurne le conseguenze dannose;
anche in ragione della reiterata, mancata risposta ai rilievi via via sollevati, l'interrogante ritiene necessario che la gestione dell'ingegner Sarmi venga attentamente valutata, a livello pubblico e politico, in riferimento a tutte le criticità verificatesi –:
se quanto rappresentato corrisponda al vero;
quali disposizioni contrattuali regolino l'entità e la spettanza delle somme eventualmente da corrispondere a Massimo Sarmi in conseguenza della cessazione del rapporto;
se il Governo ritenga di avere a disposizione tutti gli elementi necessari a valutare la passata gestione di Poste italiane spa;
quale sia, in caso affermativo, la motivata valutazione del Governo sull'operato del cessato amministratore delegato;
se esistano dei criteri certi per valutare l'operato dei dirigenti di società pubbliche;
se detti criteri siano formalizzati in qualche atto normativo o regolamentare;
se il Governo, infine, ritenga opportuno un intervento normativo finalizzato a delineare i criteri di valutazione dell'operato dei dirigenti in questione. (5-02880)