Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
S.3/04057 MUSSINI, SIMEONI, VACCIANO, DE PIETRO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
il sistema penitenziario dell'Emilia-Romagna è, ormai da tempo, al collasso, in primo luogo a causa...
Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-04057 presentata da MARIA MUSSINI
martedì 17 ottobre 2017, seduta n.900
MUSSINI, SIMEONI, VACCIANO, DE PIETRO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
il sistema penitenziario dell'Emilia-Romagna è, ormai da tempo, al collasso, in primo luogo a causa delle severe carenze nell'organico della Polizia penitenziaria e degli educatori in servizio presso le locali case circondariali, pur a fronte di un tasso di sovraffollamento che, al 31 dicembre 2016, ammontava al 122 per cento, così come evidenziato nella relazione annuale del Garante nazionale dei detenuti;
a mero titolo di esempio, secondo i dati pubblicati dal Ministero della giustizia, al 31 gennaio 2017 gli agenti di Polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale "Rocco Damato" di Bologna erano solo 403 rispetto ai 552 previsti, gli educatori solo 6 su 11, mentre i detenuti ammontavano a 754 su 492 posti regolamentari; la stessa situazione, alla medesima data, si registrava anche negli istituti di Parma (308 agenti effettivi a fronte dei 461 previsti, 6 educatori su 9 e 594 detenuti rispetto ai 468 posti regolamentari) e Reggio Emilia (129 agenti effettivi rispetto ai 245 previsti, 5 educatori su 10 e 354 detenuti su 304 posti regolamentari);
nonostante con le recenti riforme il legislatore abbia inteso favorire l'accesso alle misure alternative alla detenzione, in modo da arginare il sovraffollamento carcerario, tuttavia le carenze di organico nel personale in servizio presso gli Uffici di esecuzione penale esterna (UEPE) regionali, per un verso, nonché la mancata implementazione degli strumenti e delle risorse a loro disposizione, per altro verso, non consentono a questi uffici di svolgere appieno le attività di propria competenza;
considerato che:
proprio a causa delle insostenibili condizioni di vita intramuraria, nel 2017 sono raddoppiati i casi di suicidio nelle carceri emiliane rispetto al 2016, ed al loro interno si sono registrati gravissimi episodi di violenza, come la sommossa nell'istituto di Reggio Emilia del 24 luglio, quando 5 detenuti hanno dapprima devastato i bagni di un'area comune, minacciando gli agenti di custodia in servizio con le macerie dei locali distrutti, ed in un secondo momento le loro stesse camere; episodi che, stante il deficit di organico, mettono in costante e severo pericolo gli agenti di custodia, i quali peraltro con le limitate forze a loro disposizione non sono in grado di assicurare interventi a tutela della stessa popolazione detenuta né degli operatori che, a vario titolo, operano negli istituti di pena;
la già rilevante carenza nel personale penitenziario e sanitario operante all'interno delle strutture detentive emiliane ha subito un ulteriore peggioramento sia a seguito della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari in favore delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza in attuazione della cosiddetta legge Marino (decreto-legge n. 52 del 2014, convertito, con modificazioni , dalla legge n. 81 del 2014), posto che le Regioni, piuttosto che aumentare il numero degli operatori del settore, si sono limitate a dislocare il personale già in servizio nelle strutture di nuova costruzione, aggravando il deficit preesistente; sia, per altro verso, a causa dell'assenza di reparti sanitari interni agli istituti, come nel caso della casa circondariale di Parma, così da costringere gli agenti di custodia a scortare presso i nosocomi tutti i detenuti che ricorrono ad accertamenti e cure sanitarie esterne (in media 5 al giorno, con picchi anche di 10), aggravando le condizioni di servizio dei loro colleghi ed al contempo impegnando gli appartenenti alle altre forze dell'ordine locali nel caso in cui a far ricorso alle cure mediche siano detenuti sottoposti al regime del 41-bis, con conseguente diminuzione degli agenti in servizio di pubblica sicurezza;
tale ultima circostanza è stata evidenziata anche nella relazione del Garante regionale dei detenuti per l'Emilia-Romagna, redatta a consuntivo dell'attività svolta nel corso del 2016, ove si legge che il centro diagnostico terapeutico, oggi SIA, della struttura di Parma è ad oggi insufficiente rispetto alle concrete necessità rilevate;
dalla medesima relazione emerge altresì che la casa di reclusione e lavoro di Castelfranco Emilia, pur caratterizzata da importanti potenzialità lavorative e formative, versa ormai da anni in uno stato di totale abbandono;
considerato altresì che:
come si legge in un comunicato diffuso dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il 9 maggio 2016, a seguito della definitiva chiusura dell'ex ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia e della conseguente unione al plesso della locale casa circondariale, la capacità dei "nuovi" istituti penali di Reggio Emilia verrà ampliata di 134 posti regolamentari;
in una parte della struttura che ospitava l'ex OPG di Reggio Emilia sono state realizzate due sezioni destinate all'articolazione per la tutela della salute mentale, istituita con decreto ministeriale 28 maggio 2015, già attive per 50 posti, e nelle quali, a quanto risulta, sarebbero destinati detenuti con disturbi mentali provenienti da tutta Italia, così da divenire la prima articolazione sanitaria interregionale, con ulteriore aggravio del numero dei detenuti sul territorio emiliano;
come si apprende da fonti aperte, entro la fine del 2017 verranno immessi in servizio ulteriori 887 agenti di polizia penitenziaria, una volta che ne sarà conclusa la relativa formazione;
a quanto risulta, i nuovi padiglioni realizzati negli istituti di Parma e di Reggio Emilia dovrebbero ospitare, rispettivamente, i settori di alta e media sicurezza, così da separare i detenuti ivi reclusi, sebbene non vi siano allo stato notizie certe in tal senso;
rilevato che:
il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia-Romagna è a tutt'oggi affidato ad un provveditore reggente, competente pro tempore anche per la Regione Marche, e titolare del Provveditorato del Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto Adige;
tuttavia, la conclamata criticità della situazione renderebbe opportuna l'istituzione di un Provveditorato autonomo per la sola Regione Emilia-Romagna, o quantomeno l'immediata nomina di un provveditore regionale titolare, al fine di implementare la collaborazione tra amministrazione penitenziaria ed ente locale, in una prospettiva volta all'attuazione di modelli penali orientati verso percorsi di reinserimento sociale,
si chiede di sapere:
quale sia, ad oggi, la destinazione di servizio di tutti quegli agenti di Polizia penitenziaria di cui gli organici regolamentari di ogni singolo istituto detentivo emiliano risultano carenti;
quale sarà, in concreto, la destinazione dei nuovi posti creati a seguito dell'ampliamento della casa circondariale di Reggio Emilia, al netto di quelli già destinati all'articolazione per la tutela della salute mentale;
se sia vero che in quest'ultima confluiranno detenuti provenienti da tutta Italia, con conseguente aumento della popolazione carceraria emiliana;
quanti agenti di Polizia penitenziaria, tra gli 887 nuovi assunti, verranno destinati in servizio negli istituti dell'Emilia-Romagna;
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno che il DAP faccia chiarezza in ordine al collocamento dei detenuti di media e alta sicurezza negli istituti di Parma e Reggio Emilia, a seguito dell'ampliamento dei rispettivi plessi, affinché le città, conoscendo le categorie di detenuti ospitati all'interno dei penitenziari, possano organizzarsi di conseguenza, al fine di consentire un collegamento tra dimensione e carceraria e realtà esterna, anche in prospettiva rieducativa e di reinserimento sociale;
come intenda intervenire, ed in quali tempi, al fine di porre gli Uffici per l'esecuzione penale esterna nella concreta possibilità di realizzare le attività di propria competenza, mediante incrementi nell'organico in servizio, ovvero assegnando strumenti e risorse tali da adeguare l'offerta alla richiesta;
se non ritenga necessaria l'istituzione di un Provveditorato autonomo per l'Emilia-Romagna, o quantomeno ormai improcrastinabile la nomina di un provveditore regionale titolare dell'amministrazione penitenziaria e, quali tempi crede che saranno necessari a tale fine.
(3-04057)