• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/04061 SERRA, CASTALDI, SANTANGELO, LEZZI, PAGLINI, MORRA, MORONESE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione - Premesso che:...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-04061 presentata da MANUELA SERRA
mercoledì 18 ottobre 2017, seduta n.902

SERRA, CASTALDI, SANTANGELO, LEZZI, PAGLINI, MORRA, MORONESE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione - Premesso che:

l'articolo 20 del decreto legislativo n.75 del 2017 ("decreto Madia") prevede che i lavoratori precari della pubblica amministrazione possano essere stabilizzati nel triennio 2018-2020 a condizione che abbiano un contratto in essere successivamente all'entrata in vigore della legge n. 124 del 2015 e dimostrino di avere 36 mesi di servizio al 31 dicembre 2017, anche non continuativi, maturati negli ultimi 8 anni;

con la legge regionale n. 37 del 2016, recante "Norme per il superamento del precariato nel sistema Regione e altre disposizioni in materia di personale", la legislazione della Regione Sardegna (conformemente alla legge costituzionale n. 3 del 1948, statuto speciale per la Sardegna) si inserisce nello spirito della riforma nazionale in materia di riorganizzazione della pubblica amministrazione e superamento del precariato del personale impiegato nella pubblica amministrazione. Con tale legge, veniva prevista la stabilizzazione del personale non dirigente in servizio presso le amministrazioni regionali, per almeno 36 mesi, anche non continuativi, nel periodo dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2015;

la Regione Sardegna in virtù dello statuto speciale, articolo 3, primo comma, lettera a), ha potestà legislativa in materia di stato giuridico ed economico del proprio personale impiegato. Tuttavia, quanto statuito dalle norme ivi contenute deve armonizzarsi con la Carta costituzionale, con i principi generali dell'ordinamento giuridico della Repubblica nonché con la normativa dell'Unione europea;

l'articolo 117, primo comma, della Carta costituzionale prevede che la potestà legislativa dello Stato e delle Regioni deve conformarsi, oltre che alla Costituzione, anche ai vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e internazionale. Ne consegue che anche la Sardegna sia vincolata da tali obblighi nell'esercizio della propria potestà legislativa;

considerato che:

la direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell'Unione europea del 28 giugno 1999, attuata dall'Italia con il decreto legislativo n. 368 del 2001, contiene una disciplina generale e pone una serie di principi specifici a cui gli Stati membri dell'Unione europea, sebbene in via autonoma, devono dare seguito. Tra questi, viene previsto, alla clausola 5, il contrasto agli abusi messi in essere da parte del datore di lavoro, pubblico o privato, nell'adozione di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato. Lo scopo è, infatti, quello di creare un sistema normativo armonioso che contrasti l'utilizzo con abuso di contratti di lavoro a tempo determinato;

sebbene la durata dei contratti di lavoro a tempo determinato sia stata fissata in 36 mesi, dapprima dal decreto legislativo n. 368 del 2001, abrogato e sostituito dal decreto legislativo n. 81 del 2015, tale violazione nel settore pubblico non comporta, come avviene, invece, nel settore privato, il diritto all'automatica conversione del contratto di lavoro a tempo determinato in un contratto di lavoro a tempo indeterminato, come stabilito dall'articolo 36, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e in virtù del limite posto dall'articolo 97, quarto comma, della Costituzione;

tuttavia, pur non potendo considerare sussistente tale diritto in capo al lavoratore, l'utilizzo reiterato da parte della pubblica amministrazione di queste forme contrattuali, oltre a poter rappresentare un abuso, da valutare caso per caso dall'autorità giudiziaria, in grado di violare anche un principio generale stabilito a livello comunitario, espone il lavoratore a dei gravi pregiudizi consistenti nella perdita di chance, come evidenziato anche dalle Sezioni unite della Corte di cassazione con la sentenza del 15 marzo 2016, n. 5072;

sorge quindi il diritto del lavoratore a chiedere e ottenere il risarcimento del danno sofferto, con conseguente pregiudizio in capo alla pubblica amministrazione che deve sopportare l'esborso a causa dell'illecito messo in essere. Da ciò deriva inoltre la lesione del principio a cui devono ispirarsi i pubblici uffici, ovvero il buon andamento della pubblica amministrazione;

considerato altresì che, a parere degli interroganti, la legge n. 37 della Regione Sardegna non tiene adeguatamente in considerazione la posizione di parte del proprio personale, già impiegato dal 2013 e ancora in servizio fino al 31 dicembre 2018, che risulta assunto con contratti a tempo determinato e flessibile stipulati in successione. La condizione di tali lavoratori, sebbene abbiano sostenuto delle prove concorsuali, non è stata correttamente valutata in relazione alla legge e ciò appare discutibile alla luce dei principi citati, nonché alla luce dell'articolo 2, comma 2, della stessa legge n. 36, che prevede l'adozione di contratti di lavoro a tempo determinato e flessibile "solo per rispondere a motivate esigenze di carattere temporaneo o eccezionale";

tenuto conto dei poteri della Regione Sardegna, tenuto altresì conto della necessità di garantire equità nel trattamento dei pubblici dipendenti, appare utile evidenziare, anche in relazione all'articolo 11 delle disposizioni della legge in generale di cui al regio decreto n. 262 del 1942, e successive modificazioni e integrazioni, che gli effetti della legge dovranno spiegarsi in via retroattiva, pur nonostante vi siano dipendenti della Regione attualmente in servizio con contratti in scadenza al 31 dicembre 2018,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga opportuno adottare dei provvedimenti di competenza, anche di carattere normativo, al fine di chiarire la situazione;

se ritenga opportuno il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni per vagliare tali circostanze, ottenere un parere e adottare eventualmente gli interventi concertati ritenuti necessari.

(3-04061)