• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/18493 (4-18493)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18493presentato daLAFFRANCO Pietrotesto diMercoledì 15 novembre 2017, seduta n. 886

   LAFFRANCO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda «Antonio merloni spa», nata a Fabriano (in provincia di Ancona) con la denominazione Ardo nel 1968 ed attiva principalmente nel settore termoidraulico, ha raggiunto l'apice nei primi anni duemila, quando la produzione di frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici per conto terzi aveva portato il fatturato a circa 850 milioni di euro, con all'attivo 5000 dipendenti distribuiti in 10 impianti produttivi;

   nel 2008, però, il gruppo Antonio Merloni viene travolto dalla crisi ed accumula circa 544 milioni di euro di debito che comportano la chiusura di due stabilimenti. L'azienda finisce in amministrazione straordinaria, con l'interessamento di circa tremila lavoratori;

   tra i vari tentativi di rilancio dell'azienda, nel marzo 2010 viene firmato un accordo per il salvataggio e la reindustrializzazione dell'Antonio Merloni, che prevede interventi finanziari da parte del Governo e delle regioni Marche, Umbria ed Emilia-Romagna;

   nel dicembre del 2011 l'azienda è acquisita dalla J&P Industries del gruppo Porcarelli, che garantì, all'atto dell'acquisto, l'assorbimento di 700 lavoratori della vecchia azienda;

   sono passati sei anni dall'accordo di cessione del ramo d'azienda al gruppo Porcarelli, con la nascita del gruppo JP Industries; da allora mille peripezie, tanti incontri, ma nulla di fatto, se si eccettua la funzione degli ammortizzatori sociali che hanno evitato la catastrofe per i dipendenti della ex Merloni;

   in quest'ottica il Ministero dello sviluppo economico, la regione Marche, la regione Umbria e Invitalia hanno sottoscritto un accordo di programma per l'attuazione del piano di sviluppo delle area di crisi, impegnando risorse pubbliche pari a 81 milioni di euro (35 milioni nazionali, 46 milioni regionali);

   a quanto pare, delle risorse nazionali iniziali previste dall'accordo di programma, rimangono ancora da impegnare i 9 milioni di euro destinati proprio al progetto JP Industries;

   ora, secondo quanto riferisce la Fiom-Cgil, per 200 lavoratori, dal 13 ottobre 2017, è terminata la mobilità, mentre per gli oltre 300 lavoratori della JP Industries la cassa integrazione è scaduta il 23 settembre e gli stessi sono stati mesi in attesa che il Governo mantenesse gli impegni presi sul prolungamento della cassa integrazione per tutto il 2018, notizia confermata nel mese di ottobre 2017;

   si tratta, però, di un palliativo e non di una misura definitiva e strutturale e cresce il disagio soprattutto per i lavoratori in stato avanzato di età che, comunque vadano le cose, non possono usufruire della cosiddetta mobilità lunga;

   inoltre, gli stessi lavoratori della fabbrica ex Merloni, nemmeno dopo il «via libera» dato dai commissari al pagamento di alcune spettanze relative a tre mesi del 2008, avrebbero ancora ricevuto quanto loro dovuto: si tratta delle spettanze relative al periodo ottobre-dicembre 2008, delle ferie maturate e di una percentuale dei premi come quattordicesima e presenza;

   il rischio è di ritrovarsi a breve termine con disoccupati di difficilissima ricollocazione, sia per ragioni anagrafiche, sia perché non esistono aziende in zona che necessitino delle stesse mansioni, meno che mai in un momento come quello presente –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza degli ultimi sviluppi della vicenda e se non intendano promuovere al più presto iniziative per il reimpiego dei lavoratori dell’ex A. Merloni spa, per facilitare nuovi investimenti produttivi nell'area, valorizzando e riqualificando risorse e strutture esistenti;

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare affinché sia garantito un adeguato livello di protezione sociale ai lavoratori di cui in premessa, anche assicurando loro la liquidazione di quanto espressamente autorizzato dai commissari liquidatori.
(4-18493)