• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/05144 sulla base delle indicazioni provenienti dalla Convenzione del Consiglio d'Europa, fatta ad Istanbul l'11 maggio 2011, concernente la lotta contro la violenza contro le donne e in ambito...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05144presentato daDI VITA Giuliatesto diVenerdì 13 giugno 2014, seduta n. 245

DI VITA, CECCONI, DALL'OSSO, LOREFICE, SILVIA GIORDANO, MANTERO, GRILLO, BARONI, CHIMIENTI, LUIGI DI MAIO, BUSINAROLO, MUCCI, DI BENEDETTO, LUPO e LOMBARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
sulla base delle indicazioni provenienti dalla Convenzione del Consiglio d'Europa, fatta ad Istanbul l'11 maggio 2011, concernente la lotta contro la violenza contro le donne e in ambito domestico di Istanbul, recentemente ratificata dal Parlamento, il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito in legge 15 ottobre 2013, n. 119, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale 15 ottobre 2013, n. 242, recante il titolo «Nuove norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l'obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime», mira a rendere più incisivi gli strumenti della repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (stalking);
l'articolo 5 del decreto, in particolare, dispone un nuovo piano straordinario di protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere che prevede azioni di intervento multidisciplinari, a carattere trasversale, per prevenire il fenomeno, potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, formare gli operatori;
in particolare, il comma 1 dell'articolo 5 prevede che «Il Ministro delegato per le pari opportunità, anche avvalendosi del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, elabora, con il contributo delle amministrazioni interessate, e adotta, previa acquisizione del parere in sede di conferenza unificata, un «Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere», di seguito denominato «Piano», che deve essere predisposto in sinergia con la nuova programmazione comunitaria per il periodo 2014-2020;
ebbene, nonostante le risorse di cui alla citata norma siano state allocate nel 2013 – 10 milioni in 4 anni il finanziamento, compreso il 2013 – e che il lavoro delle Commissioni interministeriali di redazione del Piano nazionale risulti ad uno stadio avanzato, si è purtroppo registrato un netto rallentamento procedurale a causa del cambio di Governo;
in merito alla chiusura dei lavori preparatori del Piano previsto dal decreto femminicidio, il 6 febbraio 2014 l'onorevole Maria Cecilia Guerra, al tempo ancora Viceministro con delega alle pari opportunità, dichiarava alla stampa: «La chiusura è molto vicina, due settimane “per comporre il mosaico” del lavoro dei diversi gruppi, due mesi per l'approvazione, con un passaggio in Conferenza unificata»;
in seguito all'avvicendamento con il Governo Renzi, in data 30 aprile 2014, la stessa Maria Cecilia Guerra, non più Viceministro, rilasciava una nuova intervista nella quale, contrastando con quanto entusiasticamente prospettato nella sua precedente dichiarazione pubblica in merito, dichiarava che il Piano antiviolenza non era tuttavia ancora stato completato, non mancando di attribuire specifiche responsabilità all'attuale premier: «[..] in parte questo timore c’è proprio per la complessità del piano, che richiede una guida politica forte che in questi quasi due mesi di Governo Renzi non ha avuto. Prima con l'abolizione del Ministero e ora per via di questa delega ancora in capo al Presidente del Consiglio. Mi permetto di dubitare non certo delle buone intenzioni di Renzi nei confronti di questo problema, ma semplicemente del fatto che i compiti del suo ufficio gli lascino lo spazio per occuparsene. Per ora, appunto è tutto fermo. Chi ha l'autorità politica per convocare i gruppi di lavoro del piano? Ci vuole anche una riconferma delle responsabilità dal momento che il Governo è cambiato e non c’è più il Ministero. In teoria i gruppi li dovrebbe convocare Renzi stesso, ma faccio fatica a credere che con il mestiere che fa possa assumere un ruolo operativo nei confronti del piano»;
a parere degli interroganti l'importanza del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri non può non ritenersi cruciale, giacché competente del coordinamento dette iniziative normative e amministrative in tutte le materie attinenti in particolare la promozione dei diritti della persona, delle pari opportunità e della parità di trattamento, la prevenzione e rimozione di ogni forma e causa di discriminazione;
ad oggi la Presidenza del Consiglio dei ministri non ha dunque ancora provveduto all'assegnazione della delega concernente le pari opportunità ad alcun membro del Governo, risultando quindi nelle mani del Presidente del Consiglio stesso che per evidenti ragioni, innanzitutto di ordine pratico, non riesce ad esercitare in maniera efficace tale competenza;
l'ultima assegnazione di tale delega, infatti, risale al 10 luglio 2013, quando con proprio decreto l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Enrico Letta, conferì all'ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, la delega in materia. Funzioni in materia, come detto, esercitate per il tramite dell’ex Viceministro Maria Cecilia Guerra;
la delega alle pari opportunità riguarda competenze ed argomenti importantissimi e centrali nel welfare, tendenti a garantire l'assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo, soprattutto dei soggetti più deboli, per ragioni connesse in particolare al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale. Per tali ragioni, a parere degli interroganti, la stessa meriterebbe di essere oggetto di una assegnazione specifica;
in tale direzione, con rispettivi atti di indirizzo e controllo, i deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione affari sociali e in Commissione bicamerale infanzia e adolescenza hanno chiesto, fin dalle dimissioni dell'ex Ministro per le pari opportunità del Governo Letta, Josefa Idem, che il Governo si impegnasse a propone la nomina di un nuovo Ministro senza portafoglio con delega alle pari opportunità; ciò nonostante si continua a registrare negativamente un generale disinteresse politico in merito da parte dei colleghi delle commissioni anzidette, non avendo questi dato seguito alla questione sollevata né attraverso un concreto atto di impulso, né, men che meno, di semplice adesione alle richieste avanzate, rendendosi in tal modo complici della descritta situazione di impasse;
la mancata assegnazione della delega in questione genera altresì forti perplessità e preoccupazioni relativamente al corretto funzionamento di uffici facenti capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, cooperanti stabilmente con il dipartimento per le pari opportunità;
l'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), ad esempio, svolge l'importante funzione di garantire, in piena autonomia di giudizio e in condizioni di imparzialità, l'effettività del principio di parità di trattamento fra le persone, anche in un'ottica che tenga conto del diverso impatto che le stesse discriminazioni possono avere su donne e uomini, nonché dell'esistenza di forme di razzismo a carattere culturale e religioso, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2003;
a tal proposito si ricorda lo scalpore che destò la notizia del 14 febbraio 2014, la quale riportava dell'invio di una nota formale di demerito al direttore dell'UNAR da parte dell'allora Viceministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità, onorevole Maria Cecilia Guerra, relativamente alla diffusione di materiale didattico dell'UNAR per l'educazione alle diversità nelle scuole, elaborato dall'istituto Beck;
ad aggravare il quadro vi e anche il nodo relativo ai Comitati unici di garanzia, costituiti ormai da tre anni con la finalità di prevenire ogni forma di discriminazione nei luoghi di lavoro, la cui effettività del funzionamento resta tuttora un punto interrogativo;
forti dubbi permangono altresì riguardo il rinnovo del Gruppo di monitoraggio e supporto alla costituzione e sperimentazione dei Comitati unici di garanzia per le pari opportunità, istituito il 18 aprile 2012 con decreto della Presidenza del Consiglio del ministri, la cui durata in carica biennale, stando alla lettera dell'articolo 4 del decreto, sarebbe cessata lo scorso aprile, salvo il caso di eventuale proroga dei componenti uscenti. Tale ultima circostanza, però, non è ad oggi riscontrabile documentalmente da questa interrogante;
anche tali specifiche questioni, che quotidianamente destano numerose polemiche nell'opinione pubblica, restano dunque tutt'oggi aperte a causa della perdurante mancanza, reiterata anche dalla neo Presidenza del Consiglio dei ministri, di una nomina alle pari opportunità –:
se sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;
se intenda fornire al Parlamento elementi circa l'attuale stato di elaborazione ed attuazione del Piano antiviolenza di cui al citato articolo 5, comma 1, del decreto femminicidio;
se sia stata stabilita una data ufficiale di emanazione del Piano antiviolenza o, in caso contrario, quando si preveda che ciò potrà verosimilmente accadere;
se intenda proporre nel più breve tempo possibile la nomina di un Ministro senza portafoglio cui affidare la delega relativa alle politiche delle pari opportunità, individuando così un nuovo membro del Governo, che possa rappresentare un solido punto di riferimento, operativo ed efficace, nel dispiego delle necessarie iniziative sociali che ai temi citati fanno riferimento. (4-05144)