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Atto a cui si riferisce:
C.4683 Celebrazione della Giornata di commemorazione del LXX anniversario della partecipazione degli ebrei italiani alla migrazione in Israele (Aliyah Bet)


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
Testo senza riferimenti normativi
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 4683


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
SCHIRÒ, MARCHI, MARCO DI MAIO, D'INCECCO, ROMANINI, CARRESCIA, VENITTELLI
Celebrazione della Giornata di commemorazione del LXX anniversario della partecipazione degli ebrei italiani alla migrazione in Israele (Aliyah Bet)
Presentata il 5 ottobre 2017


      

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Onorevoli Colleghi! — La storia dell'immigrazione ebraica dall'Italia verso la Palestina va inserita all'interno del fenomeno complessivo del ritorno degli ebrei in terra d'Israele nell'età contemporanea, che ha coinvolto fino ad oggi poco meno di 4 milioni di persone. I dati quantitativi e qualitativi dell'immigrazione degli ebrei dall'Italia vanno correlati alla modesta consistenza numerica della popolazione ebraica della penisola, alle sue caratteristiche economiche e sociali e all'evoluzione del quadro politico del Paese, segnato dal passaggio dalla positiva integrazione nello Stato liberale alla svolta razzista e antisemita del regime fascista nella seconda metà degli anni trenta del novecento e, successivamente, alle vicende legate alla nascita dello Stato di Israele nel maggio 1948 e al suo sviluppo nei sette decenni successivi.
      Le comunità ebraiche della diaspora mantennero sempre legami con la terra d'Israele. Negli ultimi decenni dell'ottocento, quando iniziarono le grandi migrazioni ebraiche dall'Europa orientale e cominciò a svilupparsi il sionismo politico, i casi di immigrazione di ebrei italiani furono molto rari. Solo a partire dagli anni venti del novecento cominciò a delinearsi un maggiore movimento migratorio, di matrice essenzialmente religiosa e sionista. Tra il 1926 e il 1938, si trasferirono nella Palestina del Mandato britannico 151 ebrei italiani.
      Una nuova fase dell'emigrazione fu aperta dalla legislazione razziale fascista. Tra il 1938 e il 1940, si trasferirono in Palestina 504 ebrei italiani, prevalentemente giovani militanti delle organizzazioni ebraiche e sioniste, alcuni professori espulsi dalle università italiane dalle leggi antisemite e chiamati dall'università di Gerusalemme e diversi insigni maestri dell'ebraismo italiano. Se poi consideriamo che in Italia vivevano anche numerosi ebrei stranieri, il totale degli immigrati dall'Italia in Palestina dal 1919 al 1940 sale a 1.677.
      Tutti dovettero superare le difficoltà burocratiche e amministrative frapposte dalla politica della Gran Bretagna, potenza mandataria che, nonostante la dichiarazione di Balfour e in contrasto con il dettato esplicito della Società delle Nazioni, aveva fissato limiti rigorosi all'immigrazione ebraica. Il trasferimento non organizzato nel lontano Paese era carico di rischi e di incognite.
      Una ripresa dell'immigrazione si ebbe nel maggio 1944 con la partenza di 571 immigranti legali, profughi stranieri già internati nel campo di Ferramonti di Tarsia in Calabria; altri 900 salparono nel marzo 1945.
      Il ruolo dell'Italia nell'emigrazione ebraica verso la Palestina britannica era destinato ad assumere un nuovo peso all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale. Tra il 1945 e il 1948, decine di migliaia di ebrei, sopravvissuti alle persecuzioni naziste, affluirono in Italia con la speranza di raggiungere la terra d'Israele.
      Quello che all'inizio si profilava come un incerto progetto di fuga ebraica dall'Europa distrutta dalla guerra e devastata dall'odio razziale si trasformava rapidamente in un significativo evento politico e umano, che coinvolgeva autorità, funzionari e istituzioni del Paese e che lasciava tracce e ricordi significativi in numerose realtà locali, al nord e al sud della penisola. Si può valutare in oltre 30.000 il numero dei profughi ebrei che trovarono rifugio temporaneo nella penisola. Fra le popolazioni maggiormente ospitali vi furono quelle di diverse città e località più piccole della Puglia.
      Nel corso di questi anni partirono dalla penisola 33 navi che trasportavano oltre 20.000 ebrei, sopravvissuti allo sterminio nazista, provenienti in gran parte dall'Europa centro-orientale. L'Italia, alle prese con i gravissimi problemi della sua ricostruzione materiale e morale, dopo la dittatura, la guerra e la sconfitta, giocò un ruolo fondamentale in questa partita, accogliendo i profughi e avallando le loro partenze clandestine da La Spezia e da altre località portuali verso le coste della terra d'Israele.
      L'atteggiamento tollerante delle autorità italiane era dovuto a diversi fattori. Favorendo l'immigrazione clandestina ebraica nella Palestina mandataria, l'Italia, Paese sconfitto e occupato, riaffermava di fatto la propria presenza e il proprio ruolo nel Mediterraneo, in sfida aperta alla politica inglese. Tra gli esponenti dei partiti politici antifascisti e alcuni alti funzionari dello Stato non mancavano coloro che, coscienti della profonda ferita provocata dalle leggi razziali fasciste e dalle persecuzioni, mostravano un atteggiamento di simpatia verso i sopravvissuti di quella grande tragedia.
      Infine, l'emigrazione clandestina verso la Palestina rappresentava una valvola di sfogo per il deflusso dei profughi ebrei affluiti a migliaia in Italia, la cui presenza poteva contribuire ad alimentare tensioni sociali e politiche nel clima teso della nascente guerra fredda.
      Nel corso di questi anni, anche alcuni ebrei italiani si trasferirono in terra d'Israele con le navi dell’Aliyah Bet (Immigrazione B – definizione interna del progetto semisegreto), che giunse a conclusione con la proclamazione della nascita dello Stato di Israele il 15 maggio 1948. Da allora iniziava una nuova fase della storia dell'immigrazione dall'Italia. Dal 1948 al 1951 sono giunti in Israele 1.324 immigranti dall'Italia e dal 1952 al 2016 ne sono arrivati 6.355.
      Gli italiani in Israele e tutti coloro che in circostanze drammatiche hanno potuto godere dell'ospitalità del suolo italiano e della generosità delle sue cittadinanze hanno portato nel nuovo Paese un contributo di gratitudine e di civiltà impareggiabile e ben superiore alla stessa entità numerica del movimento migratorio.
      In questi anni confusi spesso storia e opinioni vengono assimilate defraudando i cittadini del diritto alla conoscenza e alla memoria.
      Con questa proposta di legge vogliamo ricordare e fare diventare parte della storia dell'Italia unita i nostri connazionali che, testimoni dell'orrore del fascismo e dell'antisemitismo, aiutarono con entusiasmo coloro che avevano deciso di partire per Israele.
      La storia d'Italia del dopoguerra è ancora piena di chiaroscuri e di domande mai poste così da non dovere subire le risposte.
      Il nostro dovere di parlamentari è quello di trainare, anche scomodamente, la conoscenza della storia italiana riconoscendo i fenomeni che ne deformano la realtà e i fatti che hanno rappresentato una zavorra per lo sviluppo sociale e culturale del nostro Paese.
      Ci apprestiamo a celebrare l'ottantesimo anniversario della pubblicazione delle leggi razziali, promulgate nel 1938, presso la Sala della Regina a Montecitorio.
      Questo buco nero della nostra storia sarà, auspicabilmente, celebrato in tutte le istituzioni repubblicane; l’Aliyah Bet che noi ricordiamo è una sfaccettatura positiva dell'orrore, è il volto della resilienza di un popolo, quello italiano, che con il suo genio, la sua operosità e il suo entusiasmo è un protagonista riconosciuto nella costruzione di Israele.
      La presente iniziativa legislativa è volta a istituire la Giornata di commemorazione del LXX anniversario della partecipazione degli ebrei italiani alla migrazione in Israele (Aliyah Bet), individuandone la data nel 29 maggio 2018, a settanta anni dall'approdo della nave «Fabio» (Krav Emek Avalon) nel neo-costituito Stato di Israele, sorto ufficialmente il 14 maggio 1948.
      La proposta di legge prevede lo svolgimento, in collaborazione con l'Unione delle comunità ebraiche italiane, in Italia e all'estero, di cerimonie, iniziative e incontri volti a promuovere e a divulgare la memoria del contributo degli ebrei italiani al processo di creazione dello Stato di Israele.
      La Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260, né prevede oneri a carico della finanza pubblica.
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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Istituzione della Giornata di commemorazione del LXX anniversario della partecipazione degli ebrei italiani alla migrazione in Israele (Aliyah Bet)).

      1. La Repubblica riconosce il 29 maggio 2018, data di approdo della nave «Fabio» (Krav Emek Ayalon), quale Giornata di commemorazione del LXX anniversario della partecipazione degli ebrei italiani alla migrazione in Israele (Aliyah Bet), di seguito denominata «Giornata».
      2. La Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.

Art. 2.
(Iniziative culturali e celebrazioni).

      1. In occasione della Giornata sono promossi, in collaborazione con l'Unione delle comunità ebraiche italiane, in Italia e all'estero, cerimonie, iniziative e incontri volti a promuovere e a divulgare la memoria della partecipazione degli ebrei italiani al processo di creazione dello Stato di Israele.

Art. 3.
(Clausola di invarianza finanziaria).

      1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.