• C. 2976-486-1570-3421-A-bis EPUB GARNERO SANTANCHE' Daniela, Relatore di minoranza

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Atto a cui si riferisce:
C.2976 Istituzione del Registro pubblico delle moschee e dell'Albo nazionale degli imam


Frontespizio Relazione
Testo senza riferimenti normativi
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 2976-486-1570-3421-A-bis


PROPOSTE DI LEGGE
2976
d'iniziativa dei deputati
GARNERO SANTANCHÈ, BRUNETTA, FEDRIGA, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, ABRIGNANI, BIANCOFIORE, CENTEMERO, GREGORIO FONTANA, GIAMMANCO, GUIDESI, LONGO, MOLTENI, MOTTOLA, OCCHIUTO, PALESE, PALMIERI, PICCHI, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RONDINI, SANTELLI, SQUERI
Istituzione del Registro pubblico delle moschee
e dell'Albo nazionale degli imam
Presentata il 19 marzo 2015
486
d'iniziativa dei deputati
CAPARINI, GIANLUCA PINI, GIOVANNI FAVA, MOLTENI, FEDRIGA, MATTEO BRAGANTINI, GRIMOLDI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BUSIN, CAON, GUIDESI, MARCOLIN, PRATAVIERA, RONDINI
Disposizioni concernenti la realizzazione di nuovi edifici destinati all'esercizio dei culti ammessi
Presentata il 22 marzo 2013
1570
d'iniziativa dei deputati
MOLTENI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, MATTEO BRAGANTINI, BUONANNO, BUSIN, CAPARINI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, RONDINI
Disposizioni e delega al Governo in materia di disciplina della realizzazione di nuovi edifici destinati all'esercizio dei culti ammessi
Presentata l'11 settembre 2013
3421
d'iniziativa del deputato PALMIZIO
Istituzione dell'Albo nazionale degli imam
Presentata l'11 novembre 2015
(Relatrice di minoranza: GARNERO SANTANCHÈ)


      

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Onorevoli Colleghi! — La proposta di legge n. 2976 intende perseguire il principale obiettivo di apprestare strumenti di tutela della sicurezza e della trasparenza dei luoghi di culto della religione islamica, salvaguardandone l'identità e il ruolo, nonché di vigilare, per impedire che all'interno dei citati luoghi, che sono appunto destinati al culto, possano svolgersi altre attività che esulano dalla professione della fede religiosa.
      Non è possibile infatti escludere il rischio che tali luoghi possano rappresentare il veicolo per la diffusione di ideologie di matrice radicale; peraltro, diverse evidenze investigative e giudiziarie hanno individuato proprio nelle moschee il luogo più frequente di base logistica o di transito, di indottrinamento e di arruolamento di «combattenti» della jihad, destinati a operare all'estero o in Italia.
      Non dimentichiamo, in aggiunta, che spesso non vi è un efficace sistema di controllo su quanto viene diffuso e praticato all'interno di tali strutture, con evidenti e chiare ricadute sulla sicurezza per l'intera comunità nazionale.
      Proprio da tali considerazioni prende corpo l'imprescindibile esigenza di istituire un Registro pubblico delle moschee e un Albo nazionale degli imam, improntati ad una logica di doveroso monitoraggio di situazioni che possono apparire potenzialmente pericolose perché non pienamente votate e destinate all'esercizio del sacrosanto diritto di professione della fede religiosa.
      L'islam è la prima tra le religioni non cristiane in Italia: i musulmani presenti in Italia sono circa 1.200.000, oltre il 50 per cento dei quali proviene dall'area nordafricana e in particolare dal Marocco, mentre gli altri provengono da diversi Paesi di tradizione islamica, collocati tra l'Africa subsahariana, il Medio Oriente e le restanti regioni dell'Asia.
      La libertà religiosa e di culto che caratterizza la società laica italiana ed europea ha consentito l'apertura di moschee e la destinazione di luoghi, pubblici e privati, al culto islamico e all'istituzione di centri culturali islamici. Il fenomeno è però fuori controllo: le moschee e i luoghi di culto islamico in Italia presentano un panorama estremamente fluido, impossibile da quantificare e mappare, privo purtroppo di una normativa quadro nazionale. I luoghi di culto cambiano facilmente indirizzo, se ne aprono continuamente di nuovi, si mimetizzano, operano spesso nella clandestinità.
      Noi tutti ricordiamo quanto affermato dal Dipartimento statunitense del tesoro con riferimento alla moschea-centro studi di viale Jenner a Milano, considerata come «la principale base di al-Qaeda in Europa», attiva in senso jihadista sin dalla fondazione nel 1988. Inoltre, partì da Milano il primo attentato suicida di matrice jihadista in Europa: un'auto-bomba guidata da un egiziano residente a Milano contro una caserma della polizia croata a Fiume (Rijeka) nel 1995. Sono noti, poi, i fatti di cronaca che raccontano come almeno quattro tra i maggiori protagonisti degli attentati suicidi in Iraq siano partiti da Milano.
      È evidente, dunque, come lo sviluppo della minaccia terroristica rappresenti un pericolo serio e concreto che necessita di essere contrastato anche attraverso misure che regolamentino i luoghi di culto islamici e che, nella prospettiva di garantire una maggiore sicurezza e trasparenza, favoriscano anche l'integrazione della comunità degli immigrati di fede islamica nella comunità nazionale italiana.
      Una maggiore integrazione di questa componente ormai molto consistente della società, basata sul rispetto reale dei princìpi della Costituzione e delle leggi della Repubblica, non può quindi prescindere dal promuovere un dialogo basato su elementi di garanzia e di tutela dei valori democratici, a partire dalla trasparenza dei luoghi di culto.
      È necessario quindi contemperare i valori costituzionali della libertà religiosa e di culto con quelli della sicurezza e della pace sociale.
      Con la citata proposta di legge si intende dunque regolamentare sia l'edificazione dei luoghi di culto islamici sia la formazione degli imam. L'esigenza primaria è quindi la trasparenza dei luoghi di culto, che devono poter esercitare liberamente il proprio mandato religioso, nel rispetto dei valori e dei diritti costituzionali: nel contempo, si ritiene che debba essere garantita la sicurezza attraverso verifiche e controlli specifici.
      Molti Stati europei, come la Spagna, il Regno Unito e la Svezia, hanno già aggiornato la propria legislazione in merito alla regolamentazione dell'edilizia di culto. È ora che anche l'Italia si doti di una legge che operi in tal senso. Portogallo, Spagna, Svezia e Austria hanno anche provveduto a stabilire norme sulla preparazione e sulla designazione degli imam, attivando corsi di formazione con università, accademie e istituti di cultura islamica.
      Noi vogliamo, infatti, che il luogo di culto islamico non sia preda di terroristi che utilizzano tali strutture per predicare e diffondere ideologie improntate a pericoloso radicalismo, ma che diventi sempre più un luogo di incontro e di dialogo all'interno del quale promuovere una reale conoscenza dei valori spirituali che fondano le diverse esperienze religiose.
      È quindi fondamentale un intervento normativo adeguato che regolamenti la piena trasparenza nella gestione finanziaria delle moschee, dei luoghi di culto, dei centri culturali islamici e di tutte le attività collaterali. Ciò è quello che la presente proposta di legge, su cui la Commissione Affari costituzionali si è espressa in senso contrario, si pone come obiettivo da perseguire.
      La proposta istituisce un Registro pubblico delle moschee in Italia, alla cui iscrizione provvede il Ministro dell'interno dopo un'istruttoria svolta dalla prefettura competente per territorio. La domanda di iscrizione nel Registro, proprio per garantire massima trasparenza, dovrà essere corredata della documentazione edilizia e catastale relativa all'immobile adibito a luogo di culto, del piano economico-finanziario per la sua gestione e dell'elenco degli eventuali finanziatori italiani ed esteri; essa dovrà essere sottoscritta, con firma autenticata da un notaio, da chi esercita la funzione di imam o è responsabile della direzione del luogo di culto ed essere accompagnata dalle firme autenticate di un numero di aderenti al culto nella misura del 5 per cento del numero delle persone professanti la religione musulmana legalmente residenti nella provincia.
      Accanto alla disciplina dei luoghi di culto, è evidente poi l'opportunità di regolamentare anche la figura dell’imam dietro la quale, purtroppo, sempre più spesso rischiano di nascondersi soggetti pericolosi, predicatori di odio che strumentalizzano i sermoni e il titolo di imam per veicolare una propaganda proselitista, che si autodefinisce religiosa, e per preparare un terreno ideologico che fomenti una rivolta, una società parallela o una rivoluzione ideologica di matrice islamica radicale. Per questo la medesima proposta istituisce l'albo nazionale degli imam, l'iscrizione al quale è eseguita dal Ministero dell'interno a seguito dell'accertamento dei requisiti necessari.
      Oggi abbiamo, dunque, l'importantissima occasione di introdurre nel nostro ordinamento una disciplina tesa a regolare e rendere trasparenti i luoghi di culto e l'attività degli imam, in quanto è nostra convinzione che questi luoghi debbano rimanere luoghi aperti alla preghiera e all'incontro, nel rispetto dei contesti locali, e nei quali gli imam siano in grado non solo di accompagnare le comunità musulmane praticanti in un processo di crescente integrazione con la comunità nazionale, ma soprattutto di isolare le frange più estremiste o ideologicamente connotate, in una prospettiva di pacifica convivenza che sia rispettosa del pluralismo religioso, che è uno dei valori fondamentali del nostro ordinamento, e che risponda all'esigenza fondamentale di sicurezza per i nostri cittadini e per l'intera comunità nazionale.

Daniela GARNERO SANTANCHÈ,
Relatrice di minoranza