• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.4/08439 DIRINDIN, GUERRA, CAMPANELLA, CASSON, CORSINI, FORNARO, GATTI, GOTOR, LO MORO, MIGLIAVACCA - Al Ministro della salute - Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti: il grave...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-08439 presentata da NERINA DIRINDIN
lunedì 27 novembre 2017, seduta n.910

DIRINDIN, GUERRA, CAMPANELLA, CASSON, CORSINI, FORNARO, GATTI, GOTOR, LO MORO, MIGLIAVACCA - Al Ministro della salute - Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:

il grave caso del suicidio del giovane S.L., consumatosi il 18 luglio 2017 mentre era ospite della comunità alloggio Vallonara, gestita dalla cooperativa "Un segno di pace", nel comune di Marostica (Vicenza), solleva inquietanti interrogativi;

L. risultava ricoverato in tale comunità dal 28 ottobre 2015, per un periodo intervallato soltanto da alcune brevi interruzioni per ricoveri nell'SPDC (Servizio psichiatrico diagnosi e cura) di San Donà di Piave;

il drammatico esito della permanenza legittima il sospetto di una gestione assolutamente inadeguata da parte dei servizi di salute mentale della Ulss 4 di San Donà di Piave;

il sospetto sarebbe ulteriormente accreditato dalla ricostruzione dei fatti che hanno preceduto la crisi del giovane e il suo internamento, così come anche suffragata dalla signora S.P., compagna di L. e madre della loro bambina, che oggi ha due anni;

a quanto risulta, L., durante i due anni di ricovero, sarebbe stato sistematicamente limitato nel suo diritto a comunicare con l'esterno, ad avvalersi di adeguata assistenza legale, di conoscere e contrattare il proprio progetto terapeutico;

L., già studente di Medicina, risulta coinvolto nel 2013 in una vicenda di hackeraggio e spaccio di farmaci, che lo porterà, dopo il rinvio a giudizio nel dicembre dello stesso anno, ad un primo tentativo di suicidio;

a quanto risulta, dovevano essere molto difficili anche i rapporti con la famiglia e la stessa nascita della figlia, che ha evidenziato subito preoccupanti problemi di salute poi fortunatamente risoltisi, non ha fatto che produrre un fortissimo stress ad entrambi i genitori, al punto da determinare l'avvio, in ragione della diagnosi psichiatrica del padre e della fragilità di madre, di un procedimento che avrebbe portato alla sospensione della potestà dei genitori, con conseguente invio della madre in una comunità insieme alla bambina;

la crisi si sarebbe aggravata con il suicidio della madre di L., tanto che egli, d'intesa con il proprio psichiatra di riferimento, accettò di entrare in comunità Vallonara per un progetto riabilitativo finalizzato a sostenere la genitorialità e il recupero della patria potestà;

risulta anche che, dopo poco meno di un anno di permanenza in questa comunità, durante il quale gli fu permesso di incontrare una sola volta la figlia, peraltro sotto l'effetto di massicce dosi di psicofarmaci, i servizi avrebbero sconsigliato ulteriori incontri e il tribunale li sospese del tutto nel maggio 2016;

risulta inoltre che il paziente non avrebbe avuto pressoché possibilità di uscire, gli venne tolto il personal computer e limitato drasticamente l'uso del cellulare;

gli sarebbe stato persino impedito di incontrare l'amico Carlo che lo aveva sempre seguito, interessandosi e chiedendo informazioni, data una situazione psichiatrica in evidente rapido peggioramento;

anche alla compagna non sarebbe stato consentito di conoscere contenuti e tempi del progetto terapeutico;

nello stesso periodo il "Forum veneto della salute", a cui, tramite la compagna, L. aveva chiesto aiuto, sarebbe riuscito solo una volta ad incontrarlo e successivamente ad avere mandato per la sua tutela, come stabilito durante l'udienza fissata da lì a poco presso il tribunale di Venezia;

considerato inoltre che:

l'ostilità più volte manifestata dalla comunità terapeutica nei confronti del Forum costituì obiettivo intralcio ad ogni possibile miglioramento della situazione, stante il persistente diniego a L. della possibilità di ricontrattare i termini del proprio progetto terapeutico e di meglio apprezzare le sue stesse prospettive di vita;

nel marzo 2017 giunse al Forum una sospetta lettera di revoca del mandato;

nella settimana precedente il suicidio, la compagna denunciava al Forum l'ulteriore peggioramento della situazione e la disperazione di L., alla cui crescente depressione i responsabili della struttura nulla sapevano opporre, se non l'algida considerazione che "è normale essere depressi in comunità",

si chiede di sapere:

se i fatti esposti corrispondano al vero;

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti denunciati in premessa;

se non ritenga di dover disporre un'ispezione presso la comunità, per verificare se il progetto terapeutico fosse davvero adeguato alle specifiche esigenze della persona;

se i servizi di salute mentale della Asl di competenza abbiano messo in atto ogni azione utile a definire e realizzare un percorso personalizzato, volto alla cura, alla riabilitazione e al reinserimento sociale della persona, anche in relazione al rischio di suicidio;

se il comportamento del personale che ha seguito il paziente sia da ritenersi professionalmente e deontologicamente tale da garantire, insieme ad un trattamento efficace, anche il doveroso rispetto dei diritti e della dignità del paziente.

(4-08439)