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Atto a cui si riferisce:
S.1/00285 premesso che: nel corso delle indagini che hanno condotto all'arresto del presunto colpevole dell'omicidio di Yara Gambirasio, si è verificato un durissimo scontro di carattere...



Atto Senato

Mozione 1-00285 presentata da LELLO CIAMPOLILLO
mercoledì 25 giugno 2014, seduta n.269

CIAMPOLILLO, MORRA, AIROLA, GIROTTO, SCIBONA, BLUNDO, FATTORI, ENDRIZZI, MARTELLI, MANGILI, TAVERNA, GAETTI, MOLINARI, SERRA, VACCIANO, MARTON, CRIMI, CAPPELLETTI, SIMEONI, BOTTICI, CASTALDI, BULGARELLI, CATALFO, LUCIDI, BUCCARELLA, LEZZI, GIARRUSSO, PUGLIA, BERTOROTTA, MORONESE, PAGLINI, NUGNES - Il Senato,

premesso che:

nel corso delle indagini che hanno condotto all'arresto del presunto colpevole dell'omicidio di Yara Gambirasio, si è verificato un durissimo scontro di carattere istituzionale tra il Ministro dell'interno e la Procura della Repubblica di Bergamo;

il Ministro, infatti, attraverso il suo profilo twitter, mentre il soggetto fermato era ancora sottoposto ad interrogatorio da parte degli inquirenti, ha scritto: «Individuato l'assassino di Yara Gambirasio»;

con la grave, inopportuna ed intempestiva esternazione, il Ministro non solo ha qualificato come «assassino» un soggetto ancora sottoposto a fermo di polizia, in attesa della convalida di arresto da parte del giudice per le indagini preliminari, ma ha soprattutto rischiato di compromettere anni di rilevantissime indagini, agendo in aperto contrasto rispetto alla volontà degli organi inquirenti;

a tal riguardo, il Procuratore della Repubblica di Bergamo, ha avuto modo di dichiarare che: «Siamo in una fase delicatissima, prima di diffondere altri dettagli sull'indagine bisognerà attendere la convalida del fermo da parte del giudice per le indagini preliminari. Rispettiamo almeno la procedura e diamo all'indagato quel minimo di garanzie previste dalla legge». In particolare, riferendosi al Ministro dell'interno, ha affermato che «Era intenzione della procura mantenere il massimo riserbo. Questo anche a tutela dell'indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza»;

considerato, dunque, che:

l'assoluta inadeguatezza dell'on. Alfano nel ricoprire il ruolo di Ministro dell'interno pare del tutto evidente: sia sotto il profilo istituzionale in sé, dichiarando «assassino» un soggetto ancora non sottoposto ad alcun processo penale, sia valutando la compromissione del fondamentale principio di leale collaborazione interistituzionale tra il Ministro stesso e la magistratura inquirente;

oltre alla violazione delle norme generali che regolano l'attività inquirente, potrebbe configurarsi da parte del Ministro la violazione dell'art. 329 del codice di procedura penale, rubricato «Obbligo di segreto», che dispone: «Gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l'imputato non ne possa avere conoscenza e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari»;

l'inopportuna ed intempestiva, oltre che del tutto inutile, rivelazione pubblica del Ministro, peraltro su un account privato di un social network, sotto il profilo strettamente funzionale ha rischiato di compromettere fatalmente le complesse operazioni investigative che, come noto, si sono caratterizzate per l'enorme mole di risorse umane e strumentali utilizzate;

valutato, inoltre, che l'avversione e l'ostilità del Ministro nei confronti della magistratura si era, peraltro, pubblicamente svelata nel maggio 2013, quando l'on. Alfano, dopo averlo annunciato sempre sul suo profilo twitter, aveva partecipato ad una manifestazione «contro l'uso politico della magistratura», immediatamente dopo la condanna di Silvio Berlusconi in appello per il processo sui diritti televisivi;

considerato, inoltre, che:

la totale inidoneità oggettiva e soggettiva del Ministro dell'interno è emersa, con forza, anche nella clamorosa vicenda della deportazione, nel maggio 2013, della signora Alma Shalabayeva e della figlia. Gli errori materiali ricadenti nella responsabilità politica del suo dicastero, le violazioni di normative ordinarie e costituzionali, nazionali ed europee, rischiarono di compromettere, fatalmente, le vite di una madre e di una bambina del tutto innocenti, oltre alla credibilità internazionale dell'Italia e delle sue istituzioni;

l'articolo 54 della Costituzione recita solennemente che «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge»;

tali circostanze, a partire dall'ultima in ordine temporale, denotano la totale inadeguatezza del Ministro dell'interno nel ricoprire l'incarico istituzionale, stante la totale assenza del senso di «disciplina», inteso come servizio, rigore, diligenza, cautela, scrupolosità, zelo e collaborazione istituzionale, imposto dalla Carta costituzionale: atti e fatti compiuti, che non consentono la ulteriore permanenza dell'on. Alfano in una carica di così grave responsabilità ed impegno;

visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia al Ministro dell'interno, on. Angelino Alfano, e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni.

(1-00285)