• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00273 udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, premesso che: il 14 e 15 dicembre 2017, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno i seguenti temi ritenuti...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00273 presentata da PAOLO ROMANI
martedì 12 dicembre 2017, seduta n.915

Il Senato,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
premesso che:
il 14 e 15 dicembre 2017, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno i seguenti temi ritenuti più urgenti - migrazione, Europa digitale, difesa, temi sociali nonché su istruzione e cultura, relazioni esterne, politica migratoria, comprese le dimensioni sia interna sia esterna; si esamineranno, inoltre, gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati in seguito alla notifica dell'intenzione da parte del Regno Unito di recedere dall'UE e si discuterà dell'Unione economica e monetaria (UEM) e dell'Unione bancaria,
con riferimento ai problemi legati al fenomeno migratorio:
secondo i dati del Ministero dell'interno dal 1° gennaio all'11 dicembre 2017 sono sbarcate in Italia più di 117.000 persone, di cui oltre 15.000 (il 13 per cento circa) sono minori non accompagnati;
si deve ricordare che, proprio a seguito dell'azione politica di Forza Italia che ha fortemente voluto l'avvio in Commissione difesa della indagine conoscitiva sulle ONG presenti nel Mar Mediterraneo, il nostro Paese ha messo in pratica un nuovo protocollo sulla gestione dell'assistenza in mare, allontanando dalle coste della Libia le ONG che rappresentavano un oggettivo fattore di attrazione per le partenze di gommoni e barconi fatiscenti. L'Italia, a seguito della risoluzione approvata dal Parlamento, che conteneva gli impegni proposti da Forza Italia nella sua risoluzione, ha inoltre inviato mezzi navali della Marina militare in attivo appoggio alla Guardia costiera libica per fermare le partenze dalle loro coste. Da quel momento, è innegabile che il flusso migratorio irregolare si sia significativamente ridotto;
inoltre, come già evidenziato in precedenti risoluzioni, non si può sottovalutare il fatto che, finita la guerra in Siria, sarà inevitabile assistere al tentativo di centinaia di "foreign fighters" di rientrare in Europa, sfruttando questa volta anche i barconi dei trafficanti o le più confortevoli nuove rotte tunisine;
con riferimento alle politiche riguardanti la sicurezza e la difesa:
al Consiglio europeo di giugno i leader dell'UE hanno concordato sulla necessità di avviare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) inclusiva e ambiziosa per rafforzare la sicurezza e la difesa dell'Europa;
il Consiglio europeo ha sovente ribadito il suo impegno a rafforzare la cooperazione dell'UE in materia di sicurezza e di difesa esterne in modo da proteggere l'Unione e i suoi cittadini e contribuire alla pace e alla stabilità;
i rapporti transatlantici e la cooperazione UE-NATO rimangono la chiave per mantenere la sicurezza globale, permettendoci di rispondere alle nuove minacce cibernetiche, ibride e legate al terrorismo;
i gruppi terroristici, o che comunque incitano all'odio e alla violenza contro i Paesi occidentali, mostrano un interesse crescente per le piattaforme digitali che non richiedono l'identificazione, e per tale ragione rimane importante rafforzare l'impegno contro il cyberterrorismo, al fine di identificare e assicurare la rapida eliminazione del contenuto terroristico e violento dell'estremismo on line;
le conclusioni del Consiglio sulla sicurezza e la difesa nel contesto della strategia globale dell'UE del 18 maggio 2017 prendono atto dei progressi compiuti riguardo al rafforzamento della cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa, e forniscono orientamenti per i lavori futuri. In materia di cooperazione tra Stati, il Piano d'azione di difesa europeo (EDAP), stima che la carenza di collaborazione tra gli Stati dell'UE in materia di difesa porti ad un costo annuale che oscilla tra i 25 e i 100 miliardi di euro. Ogni euro investito in difesa, genera un ritorno di 1,6 euro, in particolare nei settori della ricerca, della tecnologia e dell'export;
con riferimento alle relazioni esterne:
rimane aperta la questione delle sanzioni economiche alla Federazione Russa. Come noto da marzo 2014, in seguito all'annessione della penisola della Crimea alla Federazione Russa e al ruolo di Mosca a supporto dei movimenti separatisti ucraini, la comunità internazionale ha deciso per l'adozione e la graduale estensione di sanzioni di natura economica riguardanti gli scambi commerciali con la Federazione Russa in settori economici specifici (limitazioni all'accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell'Unione europea; divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi; limitazione all'accesso della Federazione Russa a determinati servizi e tecnologie sensibili). Il Consiglio europeo ha prorogato le sanzioni economiche sino al 2018;
l'Italia, dopo la Germania, è il primo partner commerciale della Federazione Russa e le limitazioni sul commercio con la Federazione Russa hanno determinato un disavanzo di miliardi di euro. Nel periodo 2014-2016 l'interscambio con la Russia è passato dai 26 miliardi di euro del 2014 ai 17,4 del 2016;
permane inoltre l'esclusione della Federazione Russa dalle riunioni del già "G8", malgrado la necessità evidente di tornare a normalizzare quel rapporto nato nel 2002 quando con l'accordo di Pratica di Mare venne dato l'avvio ad una partnership strategica tra la NATO e la Federazione stessa che permise di favorire processi distensivi in tutto il mondo, in particolare nei Paesi del Mediterraneo;
con riferimento alle trattative sulla "Brexit":
l'8 dicembre ultimo scorso la premier britannica Theresa May e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker hanno raggiunto l'accordo relativo alla prima fase dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea;
la Premier britannica e il Presidente della Commissione UE hanno annunciato la firma di un documento di 15 pagine che consentirà ai 27 Paesi europei, nel Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre prossimo venturo, di acconsentire al passaggio alla fase due dei negoziati, dedicata alla futura relazione tra Gran Bretagna e Europa;
i 3 capitoli prioritari dell'accordo riguardano:
1) i diritti dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna ai quali sarà garantita la possibilità di godere dei diritti attuali;
2) i confini con l'Irlanda del Nord riguardo ai quali il Regno Unito si è impegnato ad evitare che sia eretta una frontiera fisica tra l'Ulster e la Repubblica d'Irlanda del Sud;
3) la questione finanziaria e del bilancio dell'Unione europea;
le determinazioni che il Consiglio europeo adotterà nel Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre prossimo venturo saranno essenziali per assicurare una uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione, condizione questa fondamentale per poter arrivare ad un accordo futuro;
per garantire un'uscita ordinata occorrerà, innanzitutto, trovare una corretta soluzione al problema dei 3 milioni di cittadini dell'Unione che vivono nel Regno Unito e, parallelamente, al milione di cittadini britannici residenti nel continente, in modo da sgombrare il campo dal senso di incertezza che si è creato tra i cittadini;
qualsiasi futuro accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali, anche in materia di diritti umani, e dalla legislazione e dalle politiche dell'Unione riguardanti, tra l'altro, l'ambiente, la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali, la concorrenza leale, il commercio e i diritti sociali, in particolare le salvaguardie contro il dumping sociale;
con riferimento, più in generale, alla governance e alla politica economica dell'Unione:
è importante, per una sana ripresa dell'economia, che l'UE agevoli politiche in grado di determinare occupazione di lungo periodo ed attrarre e produrre investimenti: politiche rivolte alla crescita e alla competitività, dalle quali tutte le imprese e i cittadini possano utilizzare al meglio le opportunità offerte dall'economia dell'Unione europea e dall'economia globale;
un'Europa senza crescita non è più possibile e non verrebbe accettata dai cittadini. Senza crescita si blocca anche il passaggio dalla politica monetaria all'economia reale, come è avvenuto negli anni dell'ultima lunga crisi. Finora le richieste del presidente della BCE, Mario Draghi, di collaborazione da parte dei Governi allo stimolo della crescita nell'eurozona sono rimaste inascoltate. Oggi può e deve essere l'intera Unione europea a rispondere all'esigenza di sviluppo. Solo così si giustificherebbe un ministro dell'economia unico;
con riferimento al programma per un Europea digitale:
i processi in atto per aumentare l'utilizzo delle nuove tecnologie digitali nella società, sia a livello di pubblica amministrazione che di singoli utenti, dimostrano che la loro applicazione contribuisce sempre più ed in modo determinante allo sviluppo socio-economico di un Paese, in quanto la ricerca di nuove tecnologie digitali e il loro utilizzo creano nuove forme imprenditoriali e, conseguentemente, ulteriore occupazione e specializzazione professionale,
impegna il Presidente del Consiglio dei ministri a porre all'attenzione del Consiglio europeo:
1) la necessità che l'Unione europea condivida con l'Italia il peso e i costi della pressione migratoria sulla rotta del Mediterraneo centrale;
a) continuando ad adoperarsi affinché i Paesi di partenza dell'ondata migratoria si impegnino per un maggiore controllo delle frontiere, impedendo la partenza e il passaggio diretto verso la Libia;
b) proseguendo l'azione volta ad agevolare la piena assunzione dei Paesi dell'area (Libia e Tunisia innanzitutto) delle proprie responsabilità nelle operazioni di salvataggio compiute nelle aree SAR di loro competenza;
c) ribadendo la necessità di un maggior sostegno ai Paesi più coinvolti nell'attuale crisi migratoria (Grecia ed Italia) nei costi e nelle procedure di rimpatrio degli immigrati clandestini, come peraltro prospettato dagli accordi de La Valletta, che prevedevano una rafforzata cooperazione tra Stati al fine di facilitare il ritorno e la reintegrazione dei migranti irregolari;
d) riaffermando la necessità di condizionare l'attribuzione dei fondi europei, in particolare della politica di coesione, al pieno rispetto da parte di tutti gli Stati membri degli obblighi in materia di immigrazione e asilo;
e) dando attuazione all'accordo di Malta e al piano d'azione de La Valletta che prevedono l'impegno dell'Unione europea nel garantire, in Libia, capacità e condizioni di accoglienza adeguate per i migranti, anche con la costruzione di campi di accoglienza, con il supporto di UNHCR e OIM;
f) rafforzando la Politica europea di vicinato (PEV), che mira a gestire le relazioni UE con 16 Paesi vicini, meridionali e orientali, e che ha come principale obiettivo innanzi tutto quello di promuovere l'integrazione economica e la pacificazione nelle aree di conflitto;
g) intervenendo sulla Tunisia perché si impegni a fermare la nuova rotta migratoria illegale, anche in collaborazione con il nostro Paese;
h) operando a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della nostra missione, sia diplomatica che militare, in Libia;
2) la necessità del massimo impegno per il controllo di ogni rotta di migrazione illegale (sia quelle di mare, provenienti da Egitto, Libia, Tunisia, sia quelle tradizionali di terra) per prevenire il probabile tentativo di rientro in Europa dei "foreign fighter" che erano impegnati in Siria e in Iraq;
3) l'opportunità di diminuire progressivamente, in tempi certi e ravvicinati, le sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa, valutando in che modo ciò possa determinare effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, il tutto al fine di sostenere un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea la normalizzazione dei rapporti amichevoli con un partner importante quale la Federazione Russa;
4) l'importanza di sollecitare i singoli Stati parte dell'Unione a proseguire nelle politiche interne volte a favorire l'utilizzo dei sistemi digitali e delle nuove tecnologie su tutto il loro territorio nazionale, con particolare attenzione alle pubbliche amministrazioni, al fine di facilitare lo scambio di informazioni in tempo reale tra amministrazioni centrali e periferiche, a vantaggio dell'utente, al fine di velocizzare i processi burocratici e favorire impresa ed occupazione;
5) la necessità di un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, in particolare promuovendo una più stretta cooperazione e comunicazione tra i servizi di intelligence nazionali, e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza, con particolare riferimento alle tecnologie di informazione e comunicazione, agli standard di sicurezza e ai regimi di certificazione, favorendo ogni iniziativa volta a sostenerne il finanziamento attraverso le risorse dell'Unione europea;
6) con riferimento alla politica estera (PESC) e di difesa (PSDC) comune, l'importanza di offrire, nella nuova strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza, rilievo centrale all'assetto geopolitico dell'area mediterranea, caratterizzata da forte instabilità e fonte di gravi minacce per la sicurezza dell'Unione; analogamente, la necessità di operare un deciso spostamento dell'asse prioritario di attenzione dell'UE verso l'area del Mediterraneo, in termini di cooperazione sia politica che economica, con particolare riferimento alla stabilizzazione della Libia, a garantire un ruolo primario all'Unione europea nell'ambito delle iniziative che verranno assunte, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese;
7) la necessità di implementare il processo di integrazione in materia di difesa, e sostenere e rafforzare la politica di sicurezza e di difesa comune;
8) la necessità che l'Unione europea continui ad essere attivo attore del processo politico volto ad una soluzione delle tensioni nel Medio Oriente che sia soddisfacente per le parti;
9) la necessità di definire un piano di riforme della governance dell'eurozona finalizzato a una maggiore integrazione del mercato interno, in particolare nel settore dei servizi, ancora troppo segmentato, migliorare la regolazione e la normativa comunitaria, costruire nuove infrastrutture, migliorare i piani di approvvigionamento energetico, dare impulso agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, capitale umano;
10) l'importanza di porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi sulla flessibilità di bilancio,
11) nell'ambito delle attività a livello europeo volte a proseguire i negoziati sulla Brexit, salvaguardando gli interessi dell'Italia, adottando ogni opportuna iniziativa volta:
a) a farsi portavoce, a livello di Consiglio, della necessità di proseguire un'ampia riflessione sul futuro dell'Unione europea, di analizzare le riserve, le critiche e le perplessità che continuano ad essere espresse sull'Unione europea, in particolare sulla sua capacità di offrire risposte tangibili, efficaci e risolutrici alle problematiche sociali ed economiche dell'Unione;
b) a garantire che lo status giuridico dei cittadini dell'UE-27, che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito, che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, e altre disposizioni concernenti i loro diritti siano soggetti ai principi di reciprocità, equità, simmetria e non discriminazione;
c) a garantire la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese;
d) a garantire la protezione dell'integrità del diritto dell'Unione, compresa la Carta dei diritti fondamentali, e del suo quadro di esecuzione. Qualsiasi deterioramento dei diritti legati alla libera circolazione, compresa la discriminazione tra cittadini dell'UE in relazione all'accesso al diritto di soggiorno, prima della data di recesso del Regno Unito dall'Unione europea sarebbe in contrasto con il diritto dell'Unione;
e) a chiarire la situazione per quanto riguarda gli impegni internazionali assunti dal Regno Unito in qualità di Stato membro dell'Unione europea, dal momento che l'Unione europea a 27 Stati membri sarà il successore legale dell'Unione europea a 28 Stati membri;
f) a sostenere la volontà di cooperare con il Regno Unito e mantenere un partenariato economico nel reciproco vantaggio.
(6-00273)
Paolo ROMANI, BERNINI, FLORIS, PELINO, Mariarosaria ROSSI, GASPARRI, MALAN, SCHIFANI, RAZZI, DE PIETRO, PICCINELLI.