• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00060 in vista della riunione del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 26 e 27 giugno 2014 e in vista dell'inizio dal prossimo 1° luglio 2014 del semestre di presidenza del Consiglio...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00060 presentata da MAURIZIO BUCCARELLA
martedì 24 giugno 2014, seduta n.268

Il Senato,
in vista della riunione del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 26 e 27 giugno 2014 e in vista dell'inizio dal prossimo 1° luglio 2014 del semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea da parte dell'Italia,
premesso che:
all'ordine del giorno del Consiglio Europeo è prevista una fase preliminare di dibattito per l'adozione di una decisione definitiva sul nuovo quadro politico su clima ed energia entro il prossimo mese di ottobre;
lo scorso 22 gennaio la Commissione Europea ha presentato una comunicazione relativa a un "Quadro per le politiche dell'energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030" di cui all' Atto COM (2014) 15, in cui propone di fissare come obiettivo da raggiungere entro il 2030 la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell'Unione Europea del 40 per cento rispetto al 1990. Gli sforzi per il conseguimento dell'obiettivo a livello dell'Ue dovranno essere ripartiti tra il settore ETS e i risultati collettivi attesi dagli Stati Membri nei settori che non rientrano nell'ETS. Entro il 2030 il settore ETS dovrebbe ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 43 per cento rispetto al 2005, mentre la riduzione del settore non coperto dal sistema ETS dovrebbe essere pari al 30 per cento. Al fine di realizzare la riduzione necessaria delle emissioni nel settore ETS, il fattore annuale da cui dipende la riduzione del tetto massimo di emissioni dei settori compresi nel sistema ETS dovrà aumentare passando dall'attuale 1,74 per cento al 2,2 per cento dopo il 2020;
nella Comunicazione la Commissione suggerisce, inoltre, che il sistema ETS di scambio delle quote CO2, sia riformato, implementando una riserva per la stabilità del mercato, operativa nel 2021, cioè dall'inizio del prossimo periodo di scambio e che tale meccanismo della riserva rientrerebbe all'interno dei sistemi di gestione dinamica dell'offerta e dovrebbe, almeno nelle intenzioni, aumentare la capacità di risposta dell'ETS a shock sistemici sul lato della domanda o dell'offerta;
rispetto alle energie rinnovabili la Commissione europea individua nella percentuale del 27 per cento l'obiettivo da raggiungere nell'Unione europea al 2030. Un obiettivo vincolante per l'Unione europea, ma non per i singoli Stati membri. Una politica energetica questa che il Parlamento Europeo ha definito come "miope e poco ambiziosa su una serie di livelli" chiedendo un obiettivo vincolante del 40 per cento anche per l'efficienza energetica e un aumento al 30 per cento del target per le rinnovabili;
il Libro bianco sui trasporti del marzo 2011 individua gli obiettivi per un sistema dei trasporti competitivo ed efficiente sul piano delle risorse auspicando tra l'altro che entro il 2030 almeno il 30 per cento del trasporto di merci su strada su percorrenze superiori a 300 km venga trasferito verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili e che tale percentuale arrivi al 50 per cento nel 2050, e che per il 2020 siano dimezzate le vittime nel trasporto su strada. Non a caso la Direzione Generale mobilità e trasporti della Commissione Europea (MOVE) ha più volte sottolineato come oltre il 60 per cento della popolazione europea viva in città con popolazione superiore a 10.000 abitanti. Il trasporto urbano determina il 40 per cento delle emissioni CO2 e il 70 per cento delle emissioni di polveri sottili e proprio città si registra la percentuale più alta di incidenti stradali;
ritenuto che:
nell'imminente riunione dei Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell'Unione Europea si delineeranno gli orientamenti strategici della programmazione legislativa e operativa nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui rientra ovviamente il tema dell'immigrazione che tocca da vicino il nostro Paese, come non mai in queste ultime settimane;
purtroppo le periodiche tragedie del mare e gli sbarchi quotidiani di uomini, donne e bambini disperati devono indurci a riflettere su quelle che sono state e saranno le risposte al fenomeno migratorio sul piano politico europeo;
nella comunicazione intitolata "Un'Europa aperta e sicura", la Commissione Europea, pur prendendo atto che l'Unione Europea dovrà muoversi sul fronte della solidarietà e responsabilità e che gli Stati membri dovranno essere solidali tra loro nei momenti di forti pressioni emergenziali sviluppando sia dei sistemi di trattamento congiunto delle domande di asilo e la condivisione di luoghi di accoglienza nei momenti di più alto flusso di migranti, sembra dare una risposta ancora troppo debole al fenomeno migratorio poiché rimanda ogni decisione all'elaborazione di una nuova strategia generale dell'Unione Europea nei confronti del traffico di migranti e della tratta di esseri umani;
il Senato della Repubblica ha approvato tra l'altro lo scorso 12 giugno 2014 la mozione presentata dal Gruppo Parlamentare del Movimento 5 stelle in cui si è messo ben in evidenza come sia necessario implementare le azioni di cooperazione per far fronte all'emergenza nel Mar Mediterraneo rafforzando sia le azioni dell'Agenzia Frontex che dell'Ufficio europeo per il diritto di asilo insieme ad azioni mirate dell'Unione Europea nei paesi di origine e di transito dei migranti;
sul tema dell'immigrazione è necessario inoltre giungere nel più breve tempo possibile alla chiusura della procedura di infrazione n. 2012/2189 per violazione di obblighi imposti dal diritto dell'UE, previsti dalle direttive 2005/85/UE (direttiva "procedure"), 2003/9/UE (direttiva "accoglienza"), 2004/83/UE (direttiva "qualifiche"), e dal regolamento n. 343/2003 (regolamento "Dublino", recante i criteri di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di asilo) per cui all'Italia viene contestata la difficoltà di accesso alla procedura di asilo;
non da ultimo nel mese di gennaio scorso è stata aperta un'ulteriore procedura d'infrazione la n. 2014/136 per mancato recepimento della direttiva 2011/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, recante norme sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta;
considerato che:
parte della riunione del Consiglio Europeo verterà sugli orientamenti a cui dovranno dar seguito gli Stati membri nelle loro riforme strutturali, nelle politiche di occupazione e nei bilanci nazionali, concludendo così il semestre europeo;
in questi anni le politiche di austerità dell'Unione europea hanno portato all'adesione dell'Italia a una serie di decisioni di politica economica che hanno di fatto compresso la nostra sovranità, indipendentemente dalle condizioni economiche interne a cui far fronte. Al Meccanismo europeo di stabilità si è affiancato come tristemente noto il Fiscal Compact che ha imposto una riduzione del rapporto debito pubblico-PIL di ben 80 punti percentuali;
sembra concretizzarsi l'ipotesi di creare un nuovo strumento di stabilizzazione economica il cosiddetto fondo di redenzione (European redemption fund, ERF), proposta che è stata elaborata dal Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca e sostenuto a più riprese dal Parlamento europeo: nel Fondo confluirebbe l'importo dei debiti pubblici degli Stati dell'Eurozona per la parte eccedente il 60 per cento del PIL; l'ERF emetterebbe titoli per una durata massima di 20-25 anni garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici, in particolare, riserve auree e di valuta estera. Più precisamente dal gettito fiscale degli stati partecipanti ogni anno sarebbe effettuato un prelievo automatico pari a 1/20 del debito conferito al fondo di "redenzione";
alcune stime elaborate da Mediobanca sostengono che nei primi anni di attività del fondo, circa l'8 per cento delle nostre entrate fiscali, verrebbe a essere assoggettato al meccanismo di "redenzione" e il nostro patrimonio pubblico rischierebbe di essere svenduto, senza controllo;
il Parlamento Europeo lo scorso 13 marzo 2014 ha approvato due risoluzioni in cui di fatto ha bocciato le politiche economiche portate avanti dalla famigerata Troika ( Banca Centrale Europea, Commissione Europea a Fondo Monetario internazionale) mettendo in evidenza come invece di far fronte alla crisi occupazionale e industriale abbiano creato solamente nuove sacche di povertà, massacrato le piccole e medie imprese e dato vita a quella che è stata definita una vera e propria "macelleria sociale";
ritenuto, inoltre, in merito alle linee programmatiche per il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea, che:
nell'ATTO COM (2014) 413/2 recante raccomandazione sul programma nazionale di riforma 2014 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2014 dell'Italia, il Consiglio dell'Unione Europea ha sottolineato nella gestione dei fondi strutturali europei continuano a ripercuotersi "l'inadeguatezza della capacità amministrativa e la mancanza di trasparenza, di valutazione e di controllo della qualità" e come la corruzione continui "a incidere pesantemente sul sistema produttivo dell'Italia e sulla fiducia nella politica e nelle istituzioni" chiedendo tra l'altro di dotare di adeguati poteri l'Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche;
nella Relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione del febbraio del 2014 la Commissione Europea ha evidenziato come tale fenomeno mini la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello Stato di diritto, danneggi l'economia europea e privi gli Stati di un gettito fiscale necessario e come i settori più vulnerabili riguardino lo sviluppo urbano, l'edilizia e l'assistenza sanitaria. A tal fine la Commissione ha chiesto l'attuazione di politiche preventive: l'adozione di norme etiche, misure di sensibilizzazione, accesso facile alle informazioni di pubblico interesse, adeguata protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di interesse pubblico all'interno delle aziende e delle imprese;
nell'ambito della realizzazione dello spazio di giustizia, libertà e sicurezza dell'Unione europea, l'azione della criminalità organizzata, sia di stampo mafioso che comune continua a rappresentare una delle minacce più serie, assumendo sempre più una dimensione transnazionale sia all'interno dell'Unione che extracomunitaria, soprattutto per quanto riguarda il traffico di droga, la tratta di esseri umani e il riciclaggio di denaro con una crescente capacità di penetrare il tessuto socio economico e da modelli operativi altamente specializzati e professionali;
metodologie ed approcci tradizionali d'indagine sono insufficienti ad individuare le vulnerabilità di queste organizzazioni criminali, appare necessario attuare una strategia internazionale di contrasto in direzione di obiettivi condivisi attraverso l'interscambio e la condivisione delle informazioni, il coordinamento delle attività investigative e giudiziarie e la maggiore condivisione delle regole e riduzione dei gap normativi tra i vari paesi;
l'Italia è chiamata a rivestire un ruolo di primo piano nel panorama internazionale di contrasto alla criminalità organizzata, perché, se da un lato è stata (ed è ancora) il Paese dove le mafie sono nate e operano, dall'altro è anche il Paese che più di ogni altro al mondo ha sviluppato metodologie di contrasto al fenomeno e che presenta nel settore una delle normative più efficaci ed evolute;
preso in considerazione che:
i recenti pronunciamenti del Tribunale dell'Unione europea in materia di autorizzazioni alle coltivazioni OGM e il dibattito sul tema a livello scientifico e dell'opinione pubblica confermano la necessità di conciliare la normativa comunitaria con le esigenze e le diverse sensibilità dei contesti nazionali;
il Consiglio dell'Unione Europea in formazione ambiente dello scorso 12 giugno 2014 ha dato il via libera alla proposta di modifica dell'articolo 23 ter della direttiva 2001/18/Ce che permetterebbe se approvata in seconda lettura dal Parlamento Europeo di "ri-nazionalizzare" la scelta di coltivare o meno sul territorio di ogni Stato membro OGM per motivi differenti da quelli di salute e ambientali, anche qualora gli OGM in questione siano stati approvati dalla Commissione, a seguito delle analisi dell'EFSA;
se da un lato questa proposta permetterebbe a ogni Stato membro di tutelare la propria biodiversità da contaminazioni da OGM si potrebbe correre il rischio di un aumento esponenziale delle autorizzazioni alle coltivazioni OGM da parte della Commissione Europea lasciando poi le scelte a ogni singolo stato di permetterne o meno la messa a coltura, gettando le basi per possibili contenziosi con l'Organizzazione mondiale del commercio;
ritenuto inoltre che:
nel maggio del 2013 sono iniziati i negoziati sugli accordi di libero scambio tra USA e UE, la cosiddetta Transatlantic trade and investment partnership (TTIP) che sarà il più importante accordo di libero scambio al mondo nella storia del commercio internazionale al fine di eliminare e ridurre da un lato le barriere tariffarie e non che di fatto impediscono l'esportazione di beni e servizi tra le due parti, in maniera similare a quello che gli stati che si affacciano sull'Oceano Pacifico stanno concludendo con il TPP, Transpacific Patrnership;
un simile accordo commerciale metterebbe a rischio la popolazione europea soprattutto sul fronte della sicurezza alimentare aprendo la strada ad alcuni prodotti altamente rischiosi quali la carne agli ormoni, il pollo lavato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui dei pesticidi nel cibo, gli organismi geneticamente modificati e molti elementi tossici dalla nostra catena alimentare e inoltre la liberalizzazione dei servizi implica che aziende private statunitensi possano liberamente entrare nella gestione di servizi essenziali quali quelle delle risorse idriche, dei rifiuti o della sanità;
un altro aspetto particolarmente preoccupante riguarda l'esautorazione dei tribunali nazionali in caso di dispute legali. L'accordo prevede infatti l'inclusione dell'Investor to state dispute settlement (ISDS), uno strumento che consentirebbe a un soggetto privato di denunciare un Governo per i mancati profitti derivanti da politiche sociali concedendo poteri sovrani eccessivi soprattutto alle grandi multinazionali;
un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti metterebbe a rischio tutto l'acquis comunitario sui principi di salvaguardia verso i pericoli per la salute umana, animale o vegetale o per la protezione dell'ambiente e del lavoro, è noto infatti che il mercato statunitense è frutto di anni di "deregulation" che mal si sposa con il complesso regolamentare del mercato unico europeo;
considerando che:
il sistema agroalimentare italiano è una eccellenza riconosciuta a livello mondiale e la tutela dei prodotti agroalimentari è condizione indispensabile non solo alla difesa delle nostre produzioni, ma anche alla conservazione e promozione delle identità dei territori e alle sapienti tecniche di produzione strettamente legate alle aree geografiche di provenienza. E' necessario tutelare la qualità del made in Italy in tutte le fasi della filiera di produzione e trasformazione, con il fine di giungere ad uno sviluppo del concetto di filiera corta e a "chilometro 0";
con il caso EU Pilot 5938/12/SNCO la Commissione europea ha contestato all'Italia il contenuto della legge n. 4 del 2011 sull'etichettatura, ritenuta in contrasto con la normativa comunitaria in particolare con il regolamento (UE) n. 1169/2011 e con l'articolo 24 del codice doganale dell'Unione europea, in merito alla regolazione dell'origine del prodotto alimentare trasformato;
la Commissione europea contesta la doppia indicazione del Paese di trasformazione e del Paese di origine della materia prima agricola, ritenendo (art. 39 del regolamento n. 1169) la prima obbligatoria e la seconda necessaria solo in caso di induzione all'errore del consumatore, questa impostazione dell'Unione Europea non rispecchia i principi di salvaguardia del made in Italy, in quanto avvantaggia i gruppi industriali dell'alimentazione sfavorendo le peculiarità tipiche territoriali del nostro Paese;
accordi commerciali simili a quello concluso con il Marocco, entrato in vigore da un mese, rischiano di non tutelare gli agricoltori europei e in particolare quelli italiani della Sicilia, basti l'esempio del libero scambio suoi prodotti agricoli e in particolare le arance: come messo in luce dalle associazioni di categoria Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri, attualmente le arance o altri agrumi provenienti dal Marocco arrivano sui mercati siciliani al costo di 30-35 centesimi di euro al chilo, ma con il taglio netto dei dazi doganali potrebbe arrivare a scendere fino a 17 centesimi al chilo, cifra ben meno costosa di quelle siciliane, rischiando di rendere insostenibile il ribasso per i produttori locali;
un rischio similare potrebbe verificarsi nel settore ittico soprattutto se verrà approvato il nuovo regolamento europeo di cui all' ATTO COM (2014) 265 definitivo che stabilisce un divieto assoluto di tenere a bordo o utilizzare, a partire dal 1° gennaio 2015, qualsiasi tipo di rete da posta derivante, in tutte le acque dell'UE, venendo di fatto a creare una concorrenza sleale nel bacino del Mediterraneo con i paesi del Nord Africa in cui non vigerà questo divieto rischiando di mettere in ginocchio il settore della pesca già in agonia per le forte limitazioni imposte dall'Unione europea;
ritenuto che nell'ambito della politica estera dell'Unione europea:
sulla crisi internazionale dell'Ucraina, un paese che rischia di disintegrarsi e che è in fase di bancarotta, l'Unione europea, apparsa come sempre incerta e divisa, alterna la retorica della pacificazione alla probabilmente inefficace, benché unanime, minaccia di sanzioni che ormai non avrebbero alcun effetto sugli equilibri geopolitici del Paese;
l'attuale situazione ucraina comporta uno stato di conflitto e di guerra civile nell'occidente del territorio ucraino, mentre che la questione della Crimea rimane ancora oggi sospesa in un indefinito status quo, a causa del mancato riconoscimento di moltissimi paesi della secessione. L'economia ucraina e le risorse pubbliche di Kiev non appaiono in grado di soddisfare le richieste russe del pagamento del debito ucraino versus Mosca per quanto riguarda l'approvvigionamento di gas, cosa che mette in forse la continuità dell'approvvigionamento di gas verso i paesi dell'UE, approvvigionamento che avviene in parte significativa tramite gasdotti che passano per il territorio ucraino;
quest'anno è iniziato il nuovo settennato di programmazione dell'Unione Europea e insieme alla Strategia Europa 2020 ha preso avvio anche la nuova fase della politica di Vicinato, l'azione che l'Europa rivolge verso i suoi confini esterni, terrestri e marittimi, orientali e mediterranei;
se negli Anni Novanta la politica di vicinato dell'Unione Europea si è concentrata soprattutto al fine di favorire "un'apertura a est" della stessa dopo il crollo del sistema bipolare e per evitare anche derive di tipo autoritario ha supportato il processo di democratizzazione delle ex repubbliche sovietiche e baltiche, si apre ora, però, a seguito della "primavera araba" un nuovo fronte per l'Unione Europea che è quello del rafforzamento della politica di vicinato nel Mar Mediterraneo. Una necessità visto l'instabilità politica di tutta l'area mediterranea del Nord Africa che determina emergenze umanitarie e flussi migratori di difficile controllo;
oltre all'aspetto emergenziale e di crisi umanitaria, una politica di vicinato europea più forte nel Mediterraneo dovrebbe portare non solo ad accordi commerciali come nel caso del trattato Ue-Marocco sopra citato con la riduzione delle barriere doganali e tariffarie, ma anche a un'armonizzazione delle barriere non tariffarie, regolamentari e di sicurezza della salute e del lavoro per non andare a colpire settori economici importanti dell'economia degli Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo;
ritenuto altresì che:
in merito all'Agenda digitale Europea, nel rapporto sullo stato degli avanzamenti sul tema pubblicato dalla Commissione europea lo scorso 28 maggio, ha certificato una situazione di assoluta asimmetria a livello continentale circa la realizzazione degli obiettivi prefissati nel programma europeo. Mentre a livello europeo si prevede che saranno raggiunti entro il 2015, 95 dei 101 obiettivi programmatici stabiliti per l'Agenda digitale europea, a livello di singoli Stati membri si riscontra una significativa asimmetria tra Paesi dell'Europa del nord e Paesi dell'Europa del sud e l'Italia risulta ben lontano dal raggiungimento di questi obiettivi;
la Commissione europea in vista dell'obiettivo di costruire un mercato unico delle telecomunicazioni ha presentato nel settembre 2013 un pacchetto di riforme del mercato delle telecomunicazioni comprendente un regolamento e una raccomandazione sul tema prevedendo disposizioni volte a garantire il rispetto del principio di neutralità della rete, norme che sono state emendate in prima lettura dal Parlamento europeo specificando che l'accesso ad internet debba essere garantito "indipendentemente dalla sede dell'utente finale o del fornitore e dalla localizzazione, dall'origine, dalla finalità del servizio, delle informazioni o dei contenuti";
considerato inoltre che:
il 22 gennaio 2014 l'Unione Europea ha varato il memorandum per la rinascita industriale europea, l'Industrial Compact. La natura debole e prevalentemente declamatoria del patto in questione lo rendono, allo stato attuale, profondamente inadeguato soprattutto se confrontato con un Fiscal Compact la cui cogenza e il cui dettaglio fa, al contrario, temere conseguenze negative per i paesi finanziariamente deboli come l'Italia che si avvicina ad applicare il patto industriale con un impegno finanziario ridottissimo, a fronte di una contrazione della capacità produttiva nazionale del 25 per cento negli ultimi 5 anni;
se l'Industrial compact proposto dalla UE ha un senso per l'Italia, questo può essere ritrovato proprio nella necessità di individuare strategie selettive e attente, che riescano a indirizzare il sistema industriale verso obiettivi desiderabili e che inducano i Governi a porre in essere politiche che non siano più tese al solo incremento dell'offerta di beni e servizi ma che, al contrario, siano politiche della domanda e per la domanda, tenuto conto della necessità di favorire lo sviluppo di servizi innovativi, basati sulla diffusione di capitale umano e immateriale specializzato, capaci di soddisfare la moltitudine di bisogni nuovi che emergono in modo pressante sul territorio dell'Unione e in tal senso anche i fondi europei devono rappresentare, in Italia, la spinta principale verso una politica industriale selettiva e propulsiva;
è necessaria insieme al rilancio della politica industriale una nuova Agenda europea del lavoro per incentivare l'occupazione, preservare i lavoratori dalla disoccupazione tecnologica, sia nel settore pubblico che privato, rafforzando tra l'altro il collegamento tra istruzione, formazione e lavoro e rivedendo i sistemi di protezione sociale al fine di garantire a tutti i cittadini europei un'assistenza sociale e risorse sufficienti per vivere in modo dignitoso come affermato nella comunicazione della Commissione Europea "Un'esistenza dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro sostenibile" del febbraio 2013 in cui si evidenzia come "eliminare la povertà e garantire prosperità e benessere duraturi sono tra le sfide più pressanti che il mondo si trova a affrontare";
il 27 settembre 2011 è stata approvata la Risoluzione del Parlamento europeo "Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo" in cui il turismo viene considerato come parte integrante della politica industriale europea e della politica di innovazione e ribadisce che il rilancio del turismo rappresenta un obiettivo strategico ed essenziale per l'occupazione nei diversi Stati membri; sottolinea, a tal proposito, l'importanza delle microimprese e delle piccole e medie imprese (PMI), che non solo garantiscono un'innovazione che parte dal basso e la stabilità del settore, ma assicurano anche la qualità, la varietà e l'autenticità delle regioni in cui hanno sede; esorta dunque la Commissione a promuovere maggiormente un tale approccio nell'offerta turistica europea e a migliorare l'integrazione e il coordinamento delle politiche che hanno ripercussioni sul turismo, quali diritti dei passeggeri, tutela dei consumatori e mercato interno;
preso inoltre in considerazione che:
nell'ambito della sanità pur nelle notevoli differenziazioni trai sistemi sanitari emerge un dato incontrovertibile comune: le dinamiche di spesa rendono problematico - anche nelle previsioni di medio e lungo periodo - il reperimento di risorse sufficienti a sostenere la crescita nella domanda in salute, il sistema sanitario dei singoli Stati membri non è più economicamente sostenibile;
la sanità non può più quindi restare un tema marginale dell'agenda politica dell'Unione europea e sembra essere sempre più necessario la creazione di un sistema di welfare comune, per rendere i cittadini dei singoli Stati uguali di fronte le possibilità di cura, oltre a supportare l'industria europea del settore della salute. Proprio lo stato sociale è l'unico aspetto degli ordinamenti giuridici nazionali che ha accomunato, sin da prima dell'Unione europea, gli Stati Europei, ed è proprio realizzando le basi comuni di un welfare state europeo che si potrà costruire ancor di più una coscienza europea;
considerato inoltre che:
la parità tra donne e uomini è uno dei valori fondanti dell'Unione europea e risale al 1957 quando il principio di parità di retribuzione per lo stesso lavoro divenne parte del trattato di Roma. Fin da subito le istituzioni europee hanno compreso "le potenzialità inespresse" delle donne europee e il loro necessario contributo allo sviluppo e alla crescita dell'Unione. Le disuguaglianze di genere a partire dagli anni Ottanta sono state un'azione centrale dell'Unione Europea portando ad approvare un complesso insieme di norme sulla parità di trattamento e le integrazioni di genere in economia, nel sociale, nella politica, e misure specifiche per la promozione delle donne;
da un punto di vista della lotta alle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, il Parlamento europeo ha più volte condannato ogni forma di omofobia chiedendo agli Stati membri di contrastare tali fenomeni e alla Commissione europea di far sì che la discriminazione basata sull'orientamento sessuale sia vietata in tutti i settori chiedendo di completare e approvare il pacchetto legislativo contro la discriminazione basato sull'articolo 13 del trattato CE;
impegna il Governo:
1. a farsi promotore in sede di Consiglio europeo, anche in forza dell'inizio imminente della presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, di obiettivi vincolanti per gli Stati membri molto più ambiziosi per far fronte ai cambiamenti climatici: riduzione entro il 2030 delle emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento rispetto al 1990; portare al 45 per cento la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili e ridurre almeno del 40 per cento il consumo di energia rispetto al 2005;
2. a intraprendere ogni iniziativa utile volta ad accelerare il conseguimento degli obiettivi di diversificazione del trasporto merci di cui al Libro bianco dei trasporti, assicurando tra l'altro l'ammodernamento delle linee ferroviarie esistenti e la loro interoperabilità, nonché gli interventi sulla mobilità urbana per ridurre l'incidentalità stradale e rinnovare il parco circolante dei servizi di trasporto pubblico;
3. a chiedere una più decisa cooperazione dell'insieme degli Stati membri per affrontare l'emergenza umanitaria nel Mediterraneo attraverso finanziamenti adeguati alle operazioni di soccorso e di accoglienza stessa dei profughi e dei rifugiati nonché al contrasto del traffico di esseri umani con una condivisione delle responsabilità, degli oneri finanziari anche per sistemi informativi, mezzi e strumentazioni e della gestione emergenziale a livello europeo;
4. ad attivarsi nel più breve tempo possibile per un disegno di legge organico sul diritto di asilo che attui tutta la normativa europea in materia chiudendo le procedure di infrazione aperte e dia attuazione piena all'articolo 10 della Carta costituzionale e in sede internazionale di qualificare come crimine contro l'umanità l'attività dei trafficanti di essere umani;
5. a farsi promotore di una modifica degli accordi di stabilizzazione economica europea con una netta revisione dell'accordo intergovernativo, meglio noto come fiscal compact, che porti poi a una modifica della Costituzione con l'eliminazione del pareggio di bilancio e l'istituzione di un sistema unico di indebitamento attraverso i cosiddetti eurobond con la previsione di garanzie in solido da parte di tutti gli Stati membri rinunciando all'istituzione del fondo di redenzione europeo;
6. a prevedere lo scomputo dal calcolo della soglia del 3 per cento tra deficit e pil e dal raggiungimento degli obiettivi di medio termine delle spese effettuate per investimenti in infrastrutture, in prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico, bonifiche ambientali, messa in sicurezza degli edifici pubblici, investimenti nella ricerca, informatizzazione della Pubblica Amministrazione;
7. a introdurre normative volte a migliorare gli attuali meccanismi di emissione dei rating e responsabilizzare le società stesse, anche prendendo in considerazione la possibilità di incentivare la creazione di una società di rating interna all'Unione europea;
8. a introdurre una normativa atta a impedire l'elusione fiscale attualmente condotta grazie alla complicità dei Paesi iscritti nelle black, grey e white list consolidando l'attività di cooperazione al network Eurofisc per lo scambio di informazioni in materia di evasione fiscale e frode fiscale;
9. in vista del semestre di presidenza italiano del Consiglio dell'Unione europea, ad attuare una gestione più virtuosa e trasparente dei fondi strutturali soprattutto nelle regioni in via di sviluppo a cui saranno destinate gran parte delle risorse, sottoponendo a controllo i vari progetti finanziati durante la loro esecuzione, monitorando l'azione delle Regioni nella fase di erogazione dei fondi, per poter prevenire la corruzione e predisporre una rendicontazione pubblica, anche sul web, da parte dei destinatari pubblici e privati dei fondi europei;
10. in vista dell'insediamento del nuovo Parlamento europeo, a promuovere attraverso gli europarlamentari italiani la ricostituzione della commissione CRIM (criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro), chiedendo che diventi una commissione permanente e avviare la rete operativa antimafia con una definizione comune di criminalità organizzata a livello europeo. Infine a rafforzare e intensificare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra uffici istituendo squadre investigative comuni e rendere omogeneo a livello europeo la disciplina delle persone giuridiche e il comune riconoscimento delle decisioni di confisca dei beni;
11. in merito alla nuova normativa sugli organismi geneticamente modificati, a farsi promotore dell'esigenza che, sebbene spetti agli Stati membri la decisione sulla messa a coltura di OGM, non vi sia un aumento esponenziale delle autorizzazioni alla coltivazione da parte della Commissione europea e che eventuali contenziosi con il WTO siano gestiti dall'Unione europea tutta e non dai singoli Stati membri, nonché di intraprendere tutte le azioni necessarie atte a rivedere gli accordi di libero scambio tra Unione e Stati terzi, al fine di dare la possibilità agli Stati membri di limitare o vietare l'importazione di sementi e prodotti agroalimentari contenenti OGM;
12. a rendere pubblici i tavoli di discussione del TTIP e a prevedere la giusta pubblicità dei contenuti di tale trattato, conducendo i negoziati nel rispetto e mantenimento dei diritti sociali, dei diritti del lavoro, della preservazione dei beni comuni, la tutela della produzione agricola comunitaria e nazionale, della democrazia, contrastando l'introduzione del ISDS che sancirebbe la supremazia delle grandi multinazionali americane, affinché il partenariato economico USA-UE si articoli su assetti legislativi quanto più omogenei all'acquis comunitario;
13. a farsi promotore della tutela delle produzioni nazionali tutelando le tipicità italiane, le eccellenze enogastronomiche ed evitando che il marchio di produzione italiana sia apposto anche su quei prodotti per cui solo la fase finale di produzione avvenga in Italia. Il made in Italy si tutela se tutte le fasi produttive avvengono sul territorio nazionale con filiere corte e a chilometro 0 e promuovendo una revisione di tutte la normativa comunitaria in materia di etichettature;
14. ad adoperarsi affinché, di concerto con i partner internazionali, venga inviata in Ucraina una missione di osservatori della UE e dell'Osce con il fine di monitorare la situazione e predisporre le condizioni per una soluzione politica e negoziata della crisi, in considerazione anche della tutela di tutte le minoranze e rispettosa della sovranità nazionale degli Stati; a tal fine, a proporre al Consiglio europeo di favorire un'iniziativa in sede ONU per la nomina di un rappresentante speciale da inviare in Ucraina a tutela della sua neutralità territoriale;
15. a promuovere una nuova fase della politica di vicinato dell'Unione europea che viste le attuali situazioni geopolitiche metta al centro il ruolo del Mediterraneo, sia per far fronte alle emergenze di tipo umanitario, ma anche al fine di favorire un'armonizzazione di regolamenti e barriere non tariffarie al fine di non svantaggiare le economie europee che si affacciano sul bacino del Mediterraneo e tutelare così di conseguenza anche alcuni settori locali della nostra economia;
16. a destinare nuove risorse per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale europea in favore degli Stati membri che registrano più elevati deficit nel raggiungimento degli obiettivi del programma europeo e prevedere uno scorporo degli investimenti per l'Agenda digitale dal patto di stabilità e giungere alla rapida approvazione del nuovo pacchetto in materia di mercato delle telecomunicazioni e incentivare l'utilizzo di programmi open source nella pubblica amministrazione anche a livello europeo;
17. ad avviare una nuova fase della politica industriale europea con un massiccio piano di investimenti che privilegi i Paesi periferici dell'eurozona incentrata su ambiente, salute e nuove tecnologie mettendo al centro i soggetti pubblici e prevedendo nuovi metodi di finanziamento, intercettando le principali aree di sviluppo economico e tecnologico: tecnologie avanzate per la produzione pulita, tecnologie abilitanti fondamentali (KET), lo sviluppo di prodotti provenienti da fonti rinnovabili, la modifica dei processi industriali e la riqualificazione dell'edilizia pubblica e privata, compreso il recupero delle materie prime, le predisposizioni di navi e veicoli sostenibili-ecologici, le reti intelligenti;
18. a promuovere un'agenda europea del lavoro per ridurre gli effetti della disoccupazione soprattutto tecnologica, nel settore pubblico e privato, e a farsi promotore di un principio universale di collegamento tra i salari più alti e i salari più bassi erogati dalle aziende private e dallo Stato attraverso l'elaborazione e l'applicazione di criteri di proporzionalità che riducano le disparità salariali e adottare una legislazione comune per un unico sistema di sostegno al reddito applicabile in tutti gli Stati membri con l'introduzione di un reddito di cittadinanza per tutti i cittadini europei;
19. a dare massima attuazione alle linee della risoluzione del Parlamento europeo del 27 settembre 2011 "Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo", privilegiando nell'ambito della strategia integrata sul turismo lo sviluppo di un marchio per il "turismo di qualità" come riconoscimento dei risultati ottenuti nel migliorare la qualità dei servizi forniti dalle imprese e dalle destinazioni europee, l'adozione di uno standard di classificazione europea dei servizi di ricezione turistica, l'elaborazione di un marchio basato sugli indicatori di gestione sostenibile per promuovere le destinazioni turistiche che rispettano criteri ambientali, sociali ed economici, consolidare l'immagine e la visibilità dell'Europa come insieme di destinazioni sostenibili e di alta qualità, potenziare l'integrazione del turismo nelle politiche e negli strumenti finanziari UE;
20. a rafforzare il settore dell'industria della salute europea con regole chiare, trasparenti ed efficaci su sperimentazione e incentivi, soprattutto per chi investe in ricerca e sviluppo e per chi promuove l'occupazione nella UE e rendere omogenei i sistemi di remunerazione del valore terapeutico della tecnologia sanitaria e dell'accesso alle cure applicando uno schema uniforme per il finanziamento dei servizi sanitari;
21. a lavorare per la proposta di direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale di cui all'atto COM(2008) 426 def, il cui iter è fermo dal 2011.
(6-00060)
BUCCARELLA, FATTORI, MOLINARI, DONNO, LEZZI, BERTOROTTA, BLUNDO, BULGARELLI, CAPPELLETTI, CATALFO, CIOFFI, CRIMI, ENDRIZZI, FUCKSIA, GIARRUSSO, MANGILI, MARTELLI, MONTEVECCHI, MORRA, NUGNES, PAGLINI, SERRA, VACCIANO.