• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/18822 (4-18822)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18822presentato daPALMIZIO Elio Massimotesto diMercoledì 20 dicembre 2017, seduta n. 901

   PALMIZIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il delta del Po è la più grande area umida d'Italia, caratterizzata da un'amplissima varietà di flora e fauna (nell'area sostano e/o vivono oltre 300 specie di uccelli), ma è, allo stesso tempo, terreno florido per il bracconaggio ittico e venatorio, come confermano le ultime rilevazioni dell'Ispra (Istituto superiore di ricerca e protezione ambientale);

   le politiche di tutela dei due parchi regionali esistenti nell'area da decenni (da 20 anni quello del Veneto, da 29 anni quello dell'Emilia-Romagna), secondo l'interrogante, hanno dimostrato nel tempo tutta la loro inadeguatezza, con grave sottostima del patrimonio ivi presente e deperimento del potenziale espresso dalla più grande zona umida d'Italia;

   circola in questi giorni la notizia che si prospetterebbe l'istituzione del parco del delta del Po, ma solo d'intesa tra le regioni Emilia-Romagna e Veneto. Niente parco nazionale dunque, tutto rimarrebbe soggetto a una futura intesa tra le due regioni interessate. Il parco sarebbe finanziato peraltro a valere sulle corrispondenti risorse rese disponibili a legislazione vigente dalle regioni e dagli enti locali territorialmente interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;

   in parole povere regioni ed enti locali, non facendo tesoro dell'esperienza fallimentare nella gestione dell'area di questi anni, sarebbero intenzionate a istituire un «parco» che non si può classificare né come nazionale, né come interregionale e la cui mission e quindi la sua vocazione non è definita, come non è definita quale sia la governance unitaria, né è individuato l'ente di gestione;

   per una riqualificazione dell'area, a giudizio dell'interrogante, sarebbe necessaria l'istituzione di un vero parco interregionale, o nell'assenza di un'intesa, di un vero parco nazionale e non la creazione di un ibrido inesistente nel nostro ordinamento (che sembrerebbe essere nell'intenzione di regioni ed enti locali) che esula quindi dalla tutela della biodiversità;

   inoltre finanziando tale ibrido con i fondi regionali e degli enti locali, lo si renderebbe estraneo al capitolo di bilancio del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per le aree protette nazionali;

   per non parlare della perimetrazione prevista nelle intenzioni, con l'esclusione di molte aree tutelate ai sensi del diritto comunitario. A tal proposito le associazioni ambientaliste ricordano che ad oggi solo 7 dei 20 siti di importanza comunitaria (Sic), e/o Zps (zone di protezione speciale), sono inclusi completamente nel parco emiliano-romagnolo e 5 degli 8 nel parco veneto –:

   se il Ministro interrogato non intenda esprimere una posizione chiara e trasparente sulla vicenda esposta in premessa e se non intenda adottare tutte le iniziative di competenza per il rispetto degli accordi previsti dall'articolo 35, comma 4, della «legge quadro nazionale sulle aree protette» (legge n. 394 del 1991).
(4-18822)