• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.4/05405 il greggio Tempa Rossa sarà destinato essenzialmente all'esportazione via mare, non potendo essere lavorato nella Raffineria di Taranto, in quanto l'elevato contenuto di molibdeno ne impedisce...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05405presentato daLABRIOLA Vincenzatesto diVenerdì 4 luglio 2014, seduta n. 257

LABRIOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
il greggio Tempa Rossa sarà destinato essenzialmente all'esportazione via mare, non potendo essere lavorato nella Raffineria di Taranto, in quanto l'elevato contenuto di molibdeno ne impedisce una vantaggiosa lavorazione. Quindi l’«oro nero» greggio della Valle del Sauro lucana dovrebbe giungere a Taranto solo per essere caricato sulle petroliere e verso altre raffinerie;
la sicurezza marittima in acque europee è regolamentata da una normativa internazionale (pacchetti Erika I, Erika II ed Erika III). Le cause principali che sono alla base degli incidenti che coinvolgono navi cisterne sono generalmente classificabili in cause «accidentali» (arenamenti, incendi, esplosioni, collisioni, rottura dello scafo e altro) e «operazionali»(carico e scarico, bunkeraggio e altro);
il progetto «Tempa Rossa» prevede un aumento del traffico di petroliere in Mar Grande con rischi di sversamento per cause accidentali e operazionali. La maggior parte degli sversamenti è avvenuta in Grecia (30 per cento) Italia (18 per cento) e Spagna (14 per cento) ossia nei pressi di quei Paesi dove sono localizzati i più importanti porti in cui si concentrano i volumi più elevati di traffico;
si rileva inoltre l'aumento delle emissioni in atmosfera (12 per cento in più di emissioni diffuse e fuggitive); infatti, la realizzazione del progetto in esame comporterà un consistente incremento del traffico di petroliere di 90 navi/anno (per l’export del greggio Tempa Rossa). Se si considerano navi di capacità inferiore, per l’export complessivo di 2,7 milioni di t/anno, il traffico è da considerarsi più consistente, stimabile fino 140 navi di capacità variabile;
è evidente che l'aumento del traffico di petroliere incrementa la probabilità di incidenti con gravi conseguenze sulle risorse ittiche marine. Il porto di Taranto sarebbe così destinato a battere il record italiano di incidenti con sversamento di derivati petroliferi in mare, il cui rischio è già attualmente molto elevato;
la rada ove verranno installati i nuovi serbatoi confluisce in una zona costiera che è compresa, come ben noto, negli specchi acquei più aperti (Mar Grande) e in uno, di fatto chiuso, ovvero il Mar Piccolo. In queste zone sono molteplici le attività economiche che oggi danno lavoro a migliaia di operatori. Tra esse è facile ricordare la pesca, la coltivazione dei mitili, gli stabilimenti balneari, alberghi, bar, ristoranti, oltre ad un ecosistema marino il cui equilibrio è già oggi molto precario;
già adesso in questa zona, oltre al pontile petroli dell'Eni che consta di quattro approdi che possono operare anche in contemporanea, insistono: un campo boe sempre dell'Eni posizionato al centro della rada e in prossimità dei pali dei mitili zona Mar Grande; un pontile petroli nella zona prospiciente il deposito dell'Aviazione militare in Mar Piccolo; un pontile petroli in zona Chiapparo ad utilizzo della Marina militare italiana; un accosto in ambito portuale dove vengono movimentate grosse quantità di catrame (3o sporgente) canali di scarico dell'Ilva e dell'Eni; un accosto per la movimentazione di pet coke al 5o sporgente;
la realizzazione del progetto Tempa Rossa determinerebbe un ulteriore aggravamento mettendo in ginocchio le risorse marine del territorio tarantino;
si legge sul Sole24ore dell'11 giugno 2014: «Per me il progetto Tempa Rossa andrebbe realizzato. Penso che non si possa rinunciare ad un investimento da 300 milioni» ha detto nelle scorse settimane il sottosegretario alle infrastrutture e trasporti, Umberto Del Basso de Caro, dopo un vertice a Roma ed una visita a Taranto, precisando tuttavia che spetta al comune decidere. In tal senso il comune di Taranto ha approvato un ordine del giorno contrario alla realizzazione del progetto, concetto ribadito anche nei giorni scorsi;
tuttavia, si apprende, che il Ministero dello sviluppo economico, considerando la rilevanza dell'opera, non esclude di centralizzare procedure, autorizzazioni e decisioni per evitare che la stasi si prolunghi;
queste dichiarazioni lascerebbero intendere la possibilità di una futura emanazione di un decreto simile al «Salva-Ilva» che porterebbe allo sblocco delle procedure autorizzative per progetti dichiarati strategici a livello nazionale –:
alla luce dei fatti esposti in premessa quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, per le rispettive competenze, abbiano intenzione di assumere al fine di preservare il territorio di Taranto e la rada prospiciente il mare dall'ennesimo insediamento industriale che andrebbe a compromettere ulteriormente sia il già precario equilibrio ambientale che le condizioni di salute dei cittadini. (4-05405)