• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/05465 in questi giorni è stato reso pubblico quanto emerso da un'inchiesta della guardia di finanza dell'Aquila su probabili infiltrazioni della camorra nei cantieri della città per la ricostruzione...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05465presentato daSPESSOTTO Ariannatesto diMercoledì 9 luglio 2014, seduta n. 260

SPESSOTTO, COZZOLINO, DA VILLA, D'INCÀ, BUSINAROLO, BRUGNEROTTO, CRISTIAN IANNUZZI, NICOLA BIANCHI e D'UVA. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
in questi giorni è stato reso pubblico quanto emerso da un'inchiesta della guardia di finanza dell'Aquila su probabili infiltrazioni della camorra nei cantieri della città per la ricostruzione di edifici privati danneggiati dal sisma del 2009, inchiesta che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'imprenditore Domenico Di Tella, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso;
le indagini relative all'inchiesta dirty job, condotta dalla direzione distrettuale antimafia abruzzese, rivelano che, a pagare il pizzo a Di Tella, erano gli stessi operai delle società che ricostruivano i palazzi a l'Aquila e che venivano sfruttati tramite l'estorsione di quasi metà del loro stipendio, della quota del trattamento di fine rapporto e dei soldi della cassa edile;
seguendo gli spostamenti del costruttore, la guardia di finanza dell'Aquila ha scoperto che Di Tella si recava molto spesso a Venezia per giocare al Casinò e che proprio nella Casa da Gioco Di Tella incontrava uomini legati al clan dei Casalesi, con cui si scambiava non solo informazioni, ma anche fiche dal valore di migliaia di euro;
dalle indagini è inoltre emerso come il casinò di Venezia rappresentasse il luogo per eccellenza degli incontri degli uomini vicini al clan dei Casalesi, dove costoro si davano appuntamento per riciclare il denaro sporco e scambiarsi informazioni, anche sulla ricostruzione degli edifici privati de L'Aquila, per un giro di affari di oltre 10 milioni di euro;
come confermato dall'amministratore delegato del Casinò di Venezia, Vittorio Ravà, considerata la loro elevata capacità di spesa presso la Casa da Gioco, Di Tella aveva diritto, come altri boss casalesi finiti nell'inchiesta, all'ospitalità gratuita presso il Casinò e ad un trattamento di riguardo, previsto per quei «forti giocatori», ritenuti ottimi clienti della struttura;
sebbene non sia ravvisabile al momento nessun comportamento illecito da parte del Casinò di Venezia, che ha ospitato in maniera inconsapevole i boss malavitosi, appare quantomeno inopportuna agli interroganti la totale assenza di controlli da parte delle competenti forze dell'ordine su questi giocatori assidui, considerato che i Casinò spesso vengono utilizzati per riciclo di denaro di provenienza illecita –:
alla luce dei fatti esposti in premessa, se il Ministro non ritenga opportuno, per quanto di competenza, predisporre tutti gli opportuni accessi ed accertamenti, anche attraverso l'acquisizione della necessaria documentazione, finalizzati alla verifica di eventuali casi di attività sospette nell'ambito del Casinò di Venezia per provvedere poi alle opportune segnalazioni all'autorità giudiziaria;
se, al fine di contrastare gli interessi degli esponenti della criminalità organizzata che in questi mesi hanno assiduamente frequentato le sale da gioco della struttura Ca’ Vendramin Calergi, il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative anche attraverso l'ausilio delle forze dell'ordine, per vigilare in maniera più stringente sulle attività e sulle frequentazioni del Casinò di Venezia.
(4-05465)