• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00382    udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc. XVI, n. 5) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 28 dicembre 2017, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 21...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00382presentato daGAROFANI Francesco Saveriotesto diMercoledì 17 gennaio 2018, seduta n. 905

   La Camera,
   udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc. XVI, n. 5) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 28 dicembre 2017, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145, in merito alla prosecuzione per il 2018 di missioni in corso e di iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione (Doc. CCL-bis, n. 1), nonché alla partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali da avviare nel 2018 (Doc. CCL, n. 3);
   richiamate le comunicazioni rese dal Governo il 15 gennaio 2018 davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in connessione con l'esame della sopra citata deliberazione del Consiglio dei ministri;
   premesso che:
    l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea. Tale impegno si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, proprio dell'Unione europea e pienamente condiviso dall'Italia, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze;
    l'impianto della legge n. 145 del 2016 rispecchia in profondo questa impostazione. Tale strumento normativo innovativo di riordino e di razionalizzazione ha fin qui assicurato all'interazione tra Governo e Parlamento, finalizzata alla decisione sulle missioni internazionali, un inedito grado di trasparenza e di profondità, permettendo di contemperare il doveroso carattere democratico della dinamica decisionale su una materia tanto delicata anche sul piano dell'impatto finanziario, alla necessaria celerità del relativo processo decisionale, nel superiore interesse alla tutela della pace, nonché della vita e dell'integrità degli uomini e delle donne impegnati sul terreno nei numerosi teatri operativi;
    anche alla luce delle missioni e degli interventi autorizzati e in corso di svolgimento nel 2017, la presidenza italiana del G7, il mandato in Consiglio di Sicurezza dell'ONU e l'impegno per la stabilità del Mediterraneo hanno confermato la vocazione multilaterale della politica estera e di difesa dell'Italia, il convinto sostegno al processo di integrazione europea e al legame transatlantico, l'impegno per la difesa dei diritti umani, nel segno di una cifra identitaria mediterranea che guida l'azione internazionale del nostro Paese;
    l'Italia prosegue, quindi, anche nel 2018 la propria convinta e solida collaborazione in sede UE e NATO e in piena conformità con il diritto internazionale per proiettare stabilità al di là dei propri confini grazie agli strumenti del dialogo politico, dell'assistenza alle istituzioni militari e civili di Stati fragili, rafforzando partenariati e attività di sicurezza cooperativa nel segno della difesa europea e dell'Alleanza Atlantica quali dimensioni complementari nella tutela della pace e della sicurezza internazionale e regionale;
    le missioni da prorogare e le nuove missioni che il Governo intende avviare nel 2018 trovano, peraltro, fondamento nell'attuale quadro politico-militare, che si conferma complesso, in rapida e costante evoluzione, instabile e caratterizzato da un deterioramento complessivo delle condizioni di sicurezza;
    con riferimento alle nuove missioni, esse si concentrano in un'area geografica – l'Africa – che riveste interesse strategico prioritario per la sicurezza dell'Italia, che, oltre a dover gestire i flussi migratori provenienti da tale continente, deve affrontare il rischio che un rallentamento del processo di pacificazione e di consolidamento delle istituzioni politiche della Libia sfoci in un nuovo fattore di minaccia per i propri interessi nazionali e per la sicurezza del bacino del Mar Mediterraneo. Gli interventi previsti in Africa si concentrano su attività utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionali (costruzione di capacità, capacity building) a favore di Paesi impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali, A parte questo, viene confermato il contributo nazionale all'attività di polizia aerea (air policing) della NATO sullo spazio aereo europeo dell'Alleanza;
    il Mediterraneo è stato parte essenziale della nostra presidenza del G7 e del mandato in Consiglio di Sicurezza, oltre che della nostra azione nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e nella NATO, facendo sì che tali organizzazioni perseguissero l'impegno comune nella lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide (come tragedie umanitarie e odio settario) che contribuiscono a rendere l'area del Mediterraneo allargato uno degli epicentri del disordine globale;
    il collasso della Libia, i flussi migratori dall'Africa, i massicci arrivi di rifugiati dalla Siria, la diffusione di Daesh dalla Tunisia all'Iraq, sono stati shock di cui pochi, in Europa, hanno immediatamente compreso le dimensioni. Si è nutrita a lungo l'illusione che il destino dell'Europa fosse separato da queste sfide e dal futuro del Mediterraneo;
    nella regione del Sahel molti Paesi continuano ad incontrare difficoltà nel controllo dei rispettivi territori e frontiere e si trovano a far fronte ad una minaccia terroristica che si salda con traffici criminali e disagio sociale ed economico di ampie fasce di popolazione;
    persiste la minaccia di Boko Haram nella regione del lago Ciad, malgrado il maggior coordinamento tra i Paesi impegnati nel suo contrasto. La situazione nel Mali resta precaria, nel nord e nel sud del Paese e nella stessa capitale, oggetto di attentati. L'instabilità del Mali si riverbera anche sui Paesi confinanti;
    nel Corno d'Africa la minaccia di al Shabab rimane sempre molto alta e impedisce un avvio più deciso di una ripresa in Somalia. La situazione in Sud Sudan resta drammatica e preoccupano le tensioni esistenti tra l'Eritrea e i Paesi confinanti, come la diatriba tra Egitto ed Etiopia a causa della diga che quest'ultima sta costruendo sul Nilo. In tale contesto, l'operato delle missioni civili UE in ambito PSDC ha rivestito un ruolo di rilievo;
    il rafforzamento della nostra presenza nelle operazioni attive in tale teatro – EUCAP Niger, EUCAP Mali, EUTM Mali – cui va aggiunto anche il comando della Cellula di Coordinamento Regionale delle tre missioni stesse, testimonia la rilevanza che il nostro Paese attribuisce alla pace e la stabilità in questo quadrante;
    la nuova missione di assistenza e supporto in Libia, che integra le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, conferma il carattere prioritario dell'impegno dell'Italia per la pace e la stabilità della Libia, Paese in cui i nostri diplomatici, gli uomini e le donne delle Forze armate e delle Forze dell'ordine, in raccordo con le organizzazioni internazionali impegnate sul terreno umanitario, testimoniano la presenza e la specifica vicinanza dell'Italia alle istituzioni e alla popolazione libica, nel quadro istituzionale previsto dall'Accordo di Skhirat e nel sostegno alla leadership libica sul terreno del dialogo politico inclusivo. La riorganizzazione degli impieghi italiani nella nuova missione militare su base bilaterale in Libia ha l'obiettivo di rendere l'azione italiana di assistenza e supporto del Governo nazionale libico più incisiva ed efficace;
    l'ulteriore nuova linea di impegno militare dell'Italia, rivolta al Niger, avviene nel contesto di un complessivo innalzamento di livello delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, legati tra loro da una solida alleanza di tipo strategico corroborata da un impegno di lungo corso nella regione saheliana e nello stesso Niger attraverso gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, anche grazie alle risorse stanziate con il cosiddetto Fondo Africa, nell'obiettivo di promuovere il controllo del territorio ed il contrasto dei traffici illeciti, a partire da quello di esseri umani;
    l'impegno italiano in Libia e Niger è intimamente connesso sul piano strategico alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani della popolazione civile, di migranti e di profughi esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti, nello specifico l'OIM e l'UNHCR, che l'Italia sostiene convintamente;
    occorre ricordare che da tempo in quell'area operano gruppi terroristici jihadisti (come Al-Quaeda nel Maghreb arabo (AQIM) e Al-Morabitun) che traggono nuovi fondamentali canali di finanziamento, diretto e indiretto, grazie a vari tipi di traffici, tra cui quello di migranti: le missioni in Libia ed in Niger sono, quindi, strategicamente rivolte anche a contrastare l'endemizzazione di questo fenomeno, che sovrappone terrorismo e attività criminale;
    appare opportuno sottolineare anche che la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 contribuisce a valorizzare le linee programmatiche della presidenza di turno dell'Italia per il 2018 dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), secondo il motto «Dialogue, Ownership, Responsibility» e nel segno del rilancio dello spirito di Helsinki per la promozione del dialogo con la Russia;
    in tale contesto l'Italia affronta come principale banco di prova la ricerca di una soluzione alla crisi ucraina, che non può che essere basata sulla ricostruzione di condizioni di fiducia tra le Parti, sugli sforzi negoziali nel quadro del Formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto nell'obiettivo della piena attuazione degli Accordi di Minsk. In tale ottica è essenziale garantire la sicurezza degli osservatori e degli operatori umanitari – anche grazie a risorse adeguate, certe e prevedibili – i quali devono essere messi in condizione di svolgere il proprio mandato e le proprie funzioni con il minor rischio possibile;
    anche in tale ottica si colloca l'impegno dell'Italia nel quadro delle missioni NATO finalizzate a rafforzare le condizioni di sicurezza sui versanti orientale e meridionale dell'Alleanza in chiave difensiva, preventiva e in modo coordinato con l'impegno politico-diplomatico, profuso soprattutto in sede UE ed OSCE, per la soluzione delle ulteriori crisi in Transnistria, in Georgia, in Nagorno-Karabakh, in Medioriente e nel Mediterraneo allargato;
    occorre soprattutto ribadire il concetto dell'indivisibilità della sicurezza euro-mediterranea e della natura globale e non regionale delle questioni che insistono su tale area: buona parte della sicurezza e della prosperità mondiali dipendono dalle dinamiche mediterranee. Da ciò deriva l'esigenza di costruire un nuovo partenariato euro-mediterraneo basato su più dialogo politico, responsabilità condivisa e solidarietà diffusa, su più concrete collaborazioni a livello di sicurezza, per il controllo delle rotte migratorie, anche alla luce del rischio del possibile rientro in Europa dei foreign fighters dall'area siro-irachena, nonché su più investimenti in cultura, per prevenire fanatismo, estremismo violento e terrorismo;
    alla luce di tali riflessioni, è da sottolineare che la deliberazione del 28 dicembre scorso, che in attuazione della legge n. 145 del 2016 realizza l'obiettivo di distinguere tra missioni in corso, da prorogare e da deliberare ex novo, permette di registrare un considerevole progresso sul terreno dello sforzo informativo da parte delle Amministrazioni coinvolte nella stesura delle schede concernenti le missioni, insieme al quadro degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione. Appaiono innovativi e di particolare interesse i contenuti che emergono sull'andamento delle missioni, corredati da valutazioni sui risultati allo stato conseguiti e da importanti aggiornamenti, anche assai dettagliati, sul terreno delle operazioni svolte o dell'ampliamento in taluni casi delle basi giuridiche, come pure sulle percentuali di coinvolgimento delle donne nei teatri operativi, in adempimento del dettato della legge n. 145 del 2016 e in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 1325 del 2000 e delle successive risoluzioni, nonché dei piani d'azione nazionale su donne pace e sicurezza;
    con riferimento all'andamento delle missioni in corso nel 2017, si auspica che la Relazione analitica riferita al 2018, da presentare entro il 31 dicembre prossimo, preveda i dati relativi alla presenza delle donne all'interno del personale impiegato in tutte e ciascuna delle missioni internazionali, in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 2000, delle ulteriori risoluzioni dell'ONU in tema di donne, pace e sicurezza, dei piani di azione nazionali sulla medesima materia, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 145 del 2016 e degli strumenti internazionali per la promozione e la protezione dei diritti umani;
    emerge, infine, l'esigenza che un ulteriore sforzo di approfondimento informativo possa in futuro caratterizzare le schede concernenti gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, ad oggi aggregati per tipologie e per estese aree geografiche, al fine di consentire, là dove possibile, una trattazione integrata, scenario per scenario, del contestuale impegno di natura militare e di natura civile rivolto alla soluzione o prevenzione delle crisi;

   autorizza la prosecuzione nell'anno 2018 delle missioni internazionali in corso e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione di cui all'Allegato 1 della deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n.1), di seguito riportate:

Europa
   NATO Joint Enterprise (scheda n. 1);
   European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – personale militare (scheda n. 2);
   European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – personale Polizia di Stato (scheda n. 3);
   European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – magistrati (scheda n. 4);
   United Nations Mission in Kosovo UNMIK (scheda n. 5);
   EUFOR ALTHEA (scheda n. 6);
   Missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell'area balcanica – Forze di polizia (scheda n. 7);
   United Nations Peacekeeping in Cyprus UNFICYP (scheda n. 8);
   Sea Guardian (scheda n. 9);
   EUNAVFORMED operazione SOPHIA (scheda n. 10).

Asia
   NATO Resolute Support Mission (scheda n. 11);
   United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (scheda n. 12);

Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda n. 13)
   Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (scheda n. 14);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 15);
   European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (scheda n. 16);
   European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS – personale della Polizia di Stato (scheda n. 17);
   European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS – magistrati (scheda n. 18);
   Coalizione Internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 19);
   United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (scheda n. 20);
   Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 21).

Africa
   United Nations Support Mission in Libya UNSMIL (scheda n. 23);
   Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica – Corpo guardia di finanza (scheda n. 24);
   EUNAVFOR operazione ATALANTA (scheda n. 25);
   EUTM Somalia (scheda n. 26);
   EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (scheda n. 27);
   Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28);
   Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 29);
   United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (scheda n. 30);
   EUTM Mali (scheda n. 31);
   EUCAP Sahel Mali (scheda n. 32);
   EUCAP Sahel Niger (scheda n. 33);
   Multinational Force and Observers in Egitto MFO (scheda n. 34);
   European Union Border Assistance Mission in Libya EUBAM LIBYA (scheda n. 35).

Potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO e ulteriori attività a supporto e protezione delle Forze armate:
   Dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, denominato Mare sicuro, comprensivo della missione in supporto alla Guardia costiera libica richiesta dal Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico (scheda n. 36);
   Dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato Ac live Fence (scheda n. 37);
   Dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 38);
   Dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 39);
   Dispositivo NATO in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 40);
   Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2018 (scheda n. 43);
   Supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44).

Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione e ulteriori iniziative per il rafforzamento della sicurezza:
   Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
   Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
   Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
   Erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
    Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49).
   E autorizza altresì per il 2018 la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali di cui all'Allegato 2 della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL. n. 3), di seguito elencate:

Africa
   Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1/2018);
   Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 2/2018);
   Missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle Forze armate tunisine (scheda n. 3/2018);
   United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda n. 4/2018);
   European Union Training Mission Repubblica Centroafricana (EUTM RCA) (scheda n. 5/2018).

Potenziamento dispositivi NATO
   AIR Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 6/2018).
(6-00382) «Garofani, Cicchitto, Moscatt, Quartapelle Procopio, Alli, Manciulli, Santerini, Locatelli, Quintarelli, Sereni, Bonomo, Garavini, D'Arienzo, La Terza, Nicoletti, Salvatore Piccolo, Fedi, Farina, Galperti, Tidei, Valeria Valente, Zampa».