• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
S.7/00377 a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, dell'affare assegnato sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni...



Atto Senato

Risoluzione in Commissione 7-00377 presentata da BRUNO MARTON
lunedì 15 gennaio 2018, seduta n.033

Le Commissioni riunite,
a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, dell'affare assegnato sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3),
premesso che:
gli atti in titolo risultano trasmessi dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento in data 28 dicembre 2017. Stante l'assegnazione degli stessi alle competenti commissioni il 29 dicembre 2017, le Commissioni medesime, ai sensi della normativa vigente, devono un parere entro 20 giorni, ovvero entro il 18 gennaio 2018;
ritenuto che:
essendo stati i provvedimenti in titolo calendarizzati per l'esame in Commissioni riunite, per la prima volta solo ed esclusivamente il 15 gennaio 2018, i sottoscrittori del presente atto ritengono che i tempi per l'esame - che le Commissioni si sono dati - siano particolarmente lesivi delle prerogative del Parlamento e del suo diritto-dovere di approfondimento volto all'espressione di una corretta e consapevole volontà del legislatore. Per di più su di un tema politicamente importantissimo nonché finanziariamente rilevantissimo - 1,1325 miliardi di euro annui per il Doc. CLL-bis n. 1 e 85 milioni di euro per il Doc. CCL n. 3, il tutto per i soli primi novi mesi dell'anno 2018;
pur trattandosi, nel caso dell'autorizzazione alla partecipazione alle missioni internazionali, di una procedura innovativa derivante dall'approvazione della legge quadro sul tema, non può non registrarsi come la stessa procedura autorizzativa si palesi, nei confronti delle assemblee parlamentari, come un mero esercizio contabile a consuntivo;
come riportato infatti nei documenti che le scriventi Commissioni autorizzeranno, il Governo propone un dettaglio di spesa - suddiviso per schede di intervento - per azioni autorizzate che si concluderanno, salvo poche eccezioni, il 30 settembre prossimo;
ai sensi della legislazione vigente, e alla luce delle procedure messe in atto sino ad oggi, il Parlamento è un semplice spettatore delle decisioni governative, non più in grado di poter negare la conversione in legge del provvedimento autorizzativo (l'allora decreto-legge) della partecipazione alle missioni internazionali, così come era almeno teoricamente possibile prima dell'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145. Conseguentemente anche il rimanente trimestre operativo dell'anno 2018 diventerà noto alla Camere solo ad operazioni concluse, oltre che a dotazioni finanziarie già spese, prim'ancora della loro individuazione ed autorizzazione;
ritenuto inoltre che:
con riferimento agli stanziamenti destinati alle missioni internazionali si segnala la pressoché totale assenza di tentativi, di questo e dei precedenti Governi, di studiare metodi alternativi di risoluzione delle controversie internazionali che risultino più aderenti allo spirito dell'articolo 11 della Costituzione e più sostenibili dal punto di vista finanziario e in termini di risorse umane. Dai documenti presentati dal Governo, si rileva una diminuzione sostanziale delle risorse impegnate nella cooperazione internazionale allo sviluppo, strumento che maggiormente tutelerebbe, invece, le necessità di carattere umanitario e di solidarietà delle popolazioni insistenti nei Paesi destabilizzati;
stante la longevità di talune missioni, risulta evidente l'impossibilità di determinare la durata effettiva delle stesse e quindi dell'impegno all'estero dei nostri militari. Ciò rende inefficace lo strumento delle missioni militari come modalità di risoluzione dei conflitti e come mezzo di stabilizzazione dei Paesi;
considerato che:
con riferimento alle missioni da avviarsi nel 2018:
a) missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia consiste nella riconfigurazione in un unico dispositivo delle attività di supporto sanitario e umanitario previste dall'Operazione Ippocrate e di alcuni compiti previsti dalla missione in supporto alla Guardia costiera libica, fino ad ora inseriti tra quelli svolti dal dispositivo aeronavale nazionale Mare sicuro, a cui si aggiungono ulteriori attività richieste dal Governo di Accordo nazionale libico. La nuova missione ha l'obiettivo di rendere l'azione di assistenza e supporto in Libia maggiormente incisiva ed efficace, sostenendo le autorità libiche nell'azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite (scheda 1/2018). È prevista la partecipazione massima di 400 unità, 130 mezzi terresti mentre i mezzi navali e aerei sono presi dalla missione Mare Sicuro. Il costo preventivato della missione per 9 mesi è di 34.982.433 euro;
con riferimento all'innanzi citata missione in Libia non si comprende che fine farà l'ospedale da campo di Misurata - che era stato alla base della missione sanitaria denominata Ippocrate (scheda 22) e se sarà ancora gestito dal personale italiano. La relazione ricorda come già nel maggio 2017, su richiesta del Presidente Al-Serraj al governo italiano, parte del personale impiegato nella missione è stato destinato al supporto per il personale libico impegnato nello sminamento di Sirte e dintorni, predisponendo a Misurata l'attività formativa destinata allo sviluppo delle capacità libiche di sminamento e bonifica di aree civili;
b) la missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), è focalizzata sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del cosiddetto Sahel. Il numero massimo di unità di personale autorizzato è di 470 unità, comprensive di 2 unità in Mauritania, 130 mezzi terresti e 2 mezzi aerei, per un costo per nove mesi di 30.050.995 euro.
Con riferimento all'innanzi citata missione, essa sembra essere un regalo alla Francia. Il governo francese in settembre 2017 si era opposto al dispiegamento di un contingente di 100 carabinieri per addestrare le guardie di frontiera libiche con l'obiettivo di ristabilire il controllo con i confini meridionali con Niger, Ciad e Sudan da cui oggi passa il grosso del traffico di esseri umani diretti in Italia. Il governo Macron non gradisce infatti presenza militare di altri Paesi nella regione libica del Fezzan che Parigi considera come zona d'influenza propria. Concentrandosi solo sulla frontiera Libia/Niger si lascerebbero scoperte le frontiere con Ciad e Sudan (rotta di migranti dal Corno d'Africa e dal Medio Oriente). Il fortino francese di Madamà in cui sarà ospitato il contingente italiano è a 100 chilometri a sud del confine e si dubita che possa efficacemente controllare i 340 chilometri di frontiera tra Niger e Libia. I trafficanti di esseri umani non faranno altro che aggirare l'ostacolo deviando più a ovest verso il valico montano di Salvador (250 km dal forte di Madamà.
L'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) rileva che solo il 18 per cento dei migranti che passa il confine tra Niger e Libia è diretto in Europa, larga parte di loro sono lavoratori stagionali impiegati da anni in Libia. Interrompere totalmente questo flusso potrebbe creare fortissime tensioni tra i nostri militari e le popolazioni locali. Sul versante della lotta al terrorismo jihadista, oltre che ai rischi di ritorsione sul suolo italiano sul modello francese, si fa notare che il contrasto militare con questi gruppi può sfociare in vere e proprie battaglie (mettendo in discussione il carattere no combact dichiarato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni nella conferenza stampa di fine anno) e che in caso di attacco le nostre truppe dipenderebbero per la protezione aerea dai francesi;
c) la European Union Training Mission nella Repubblica Centrafricana (EUTM RCA), è una missione militare di formazione in ambito PSDC, volta a contribuire alla riforma del settore della difesa, nell'ambito del processo di riforma del settore della sicurezza nella Repubblica Centrafricana. Parteciperemo con sole 3 unità di personale per un costo per nove mesi di 324.260 euro;
occorre segnalare al riguardo che la Repubblica Centrafricana è tutt'altro che stabilizzata. Proprio recentemente Medici Senza Frontiere ha denunciato incursioni nei propri ospedali e diverse uccisioni tra milizie irregolari e le forze armate centrafricane;
d) il potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo dell'Alleanza prevede una riarticolazione del contributo nazionale, secondo un piano di avvicendamento concordato con gli Alleati sia nelle modalità sia negli spazi di intervento, che dovrebbe consentire la necessaria flessibilità operativa, in particolare per le fasi di pianificazione e di rischieramento degli assetti. È autorizzata la partecipazione di 250 unità e 8 mezzi aerei.
Il mutato contesto internazionale, stante l'elezione di un nuovo presidente americano con posizioni più dialoganti nei confronti della Russia, renderebbero necessaria una verifica sull'opportunità di prosecuzione di queste missioni;
considerato inoltre che:
le nuove missioni indicate ai capoversi precedenti avranno durata e copertura finanziaria solo fino al 30 settembre 2018 per un importo, indicato in relazione tecnica, di poco più di 83 milioni di euro. La stessa relazione indica la necessità di far fronte ad un fabbisogno, su base annua, di quasi a 119 milioni di euro. Tuttavia nella relazione della Ragioneria dello Stato, tale fabbisogno risulta essere stimato in 125 milioni di euro, con una discrepanza significativa rispetto alle ottimistiche stime del Governo italiano;
considerato infine che:
sul Fondo missioni sono stati stanziati 995,7 milioni di euro ai quali vanno aggiunti i rimborsi ONU già versati e non ancora riassegnati per euro 17, 7 milioni di euro, e questo significa che, ancora una volta, le risorse disponibili sono sufficienti alla richiesta proroga delle missioni per soli nove mesi e che, dunque, occorrerà successivamente reperire entro il 30 settembre 2018, con un apposito provvedimento normativo, ulteriori 491 milioni di euro, salvo non si decida la riduzione degli oneri connessi alle predette missioni. Concludendo le spese per le missioni proposte su base annua risultano essere pari a 1.504 milioni di euro, in aumento rispetto al 2017 (1.427 milioni). Incremento dovuto naturalmente alle nuove missioni di cui si chiede appunto l'autorizzazione all'avvio;
alla luce di quanto innanzi esposto;
esprimono parere contrario sull'atto in titolo.
(7-00377)
MARTON, SANTANGELO, COTTI, BERTOROTTA, LUCIDI, PETROCELLI