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Atto a cui si riferisce:
C.1/00548 premesso che: si sta diffondendo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un approccio al tema delle adozioni fuorviante basato su azioni sensazionalistiche come...



Atto Camera

Mozione 1-00548presentato daRONDINI Marcotesto diLunedì 14 luglio 2014, seduta n. 263

La Camera,
premesso che:
si sta diffondendo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un approccio al tema delle adozioni fuorviante basato su azioni sensazionalistiche come l'operazione condotta per riportare in Italia i bambini dal Congo, ideologicamente surrettizie come sul tema delle adozioni per le coppie omosessuali e impregnate di un falso buonismo come per il riconoscimento giuridico della kafala, introdotto di recente anche nel nostro Paese con il provvedimento di ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno;
con la ratifica della Convenzione dell'Aja si riconosce una veste giuridica alla kafala, una sorta di affidamento familiare, previsto come unica misura di protezione del minore in stato di abbandono negli ordinamenti islamici. Il riconoscimento dell'istituto della kafala, che per giunta prescrive che possa essere esercitato soltanto ed esclusivamente dai fedeli musulmani (prevedendo, di fatto, una conversione all'islam coercitiva), si presenta, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in contrasto con il principio costituzionale della laicità dello Stato e manifestamente non conforme alle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 8, 19, 30, 31 della Costituzione;
è necessario evitare che il riconoscimento della kafala possa indurre – o almeno facilitare – atteggiamenti elusivi della normativa sulle adozioni internazionali. È necessario evitare il rischio che i cittadini intravedano nell'affidamento sub kafala una facile scorciatoia rispetto alle procedure previste dalla legge n. 184 del 1983. È evidente, quindi, che non si deve in alcun modo incoraggiare, o perfino solo non ostacolare l'elusione alla legge in generale e, in particolare, di una normativa a tutela di diritti fondamentali dei minori, per di più storicamente posta anche (o forse proprio) allo scopo di ostacolare il «far west adottivo»;
non è quindi accettabile che il tema delle adozioni venga affrontato in questi termini. Il diritto dei bambini ad una famiglia deve essere considerato una priorità dei legislatori. Se, da un lato, quindi è necessario dotarsi di una legge sulle adozioni capace, prima di ogni altra cosa, di tutelare i diritti dei minori, dall'altro lato, è inaccettabile che non si riesca a semplificare la procedura farraginosa, costosa ed eccessivamente burocratizzata per le adozioni;
gli ultimi dati disponibili relativi sia alle adozioni nazionali che internazionali dimostrano le forti criticità che tuttora permangono: per quanto riguarda le adozioni nazionali, nel 2011, a fronte di 9.795 richieste da parte di famiglie, sono stati 1251 i minori dichiarati adottabili e sono state pronunciate 1016 adozioni. Per le adozioni internazionali, nel 2013, sono stati autorizzati all'ingresso in Italia 2.825 minori stranieri, a fronte dei 3.106 dell'anno precedente, con un decremento del 9 per cento; a loro volta le coppie adottive che hanno portato a termine un'adozione nel 2013 sono state 2.291 rispetto alle 2.469 del 2012 con un decremento del 7,2 per cento;
negli ultimi anni il fenomeno dell'abbandono dei minori nel mondo è in costante crescita, essendo passato dai 145 milioni di bambini dichiarati in stato di abbandono nel 2004 ai 168 milioni del 2009;
tuttavia, seguendo un trend apparentemente opposto a quello del fenomeno dell'abbandono dei minori, il numero delle idoneità all'adozione internazionale dichiarate dai tribunali per i minorenni italiani è drasticamente diminuito;
tra le principali ragioni della crisi dell'istituto dell'adozione internazionale vanno senz'altro considerati i rilevanti costi che le famiglie devono sopportare quando intraprendono questo percorso e che contribuiscono negativamente, specie in un periodo di grave crisi economica quale quello che si sta vivendo;
una ricerca realizzata dal Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria sociale (Cergas) dell'Università, Bocconi in collaborazione con alcuni enti autorizzati ed associazioni, ha analizzato i costi italiani delle adozioni internazionali, facendo emergere un quadro molto preoccupante sia per le famiglie che per gli enti. La spesa che le famiglie adottive devono sostenere per i servizi resi dagli enti per il percorso pre e post adozione supera i 4 mila euro. I costi a carico degli stessi enti sono stati quantificati in 7.500 euro (dato medio calcolato secondo un modello di costo definito dallo studio). Per rientrare delle maggiori spese sostenute questi «devono fare sempre più ricorso al volontariato, utilizzando personale meno qualificato, specializzarsi su pochi paesi, trovare finanziamenti attraverso attività di cooperazione internazionale e grazie alle donazioni». Soluzioni che si scontrano con l'attuale contesto delle adozioni internazionali, in cui l'elevata percentuale di bambini adottati (40 ogni 100) presenta situazioni e necessità particolari che richiedono un'alta specializzazione del personale impiegato dagli enti. Per le famiglie la situazione non è meno problematica: se i soli costi italiani ammontano a più di 4 mila euro, «il percorso completo può superare facilmente i 20 mila euro». Si tratta di cifre che rischiano di essere proibitive per molte famiglie, soprattutto in un momento di crisi economica come quella che si sta vivendo;
sono circa 35.000 i bambini «ospiti» delle comunità per minori dati diffusi dall'Istat nel 2012. Ne sono stati contati 22.584 nel 2009, contro i 16.414 del 2006. Si tratta di un 40 per cento in più di under 18; ogni ospite che risiede in una casa-famiglia costa dai 70 ai 120 euro al giorno. La retta agli istituti (sia religiosi sia laici) viene pagata dai comuni. Un giro d'affari che si aggira intorno a 1 miliardo di euro l'anno. Tanto ricevono le oltre 1800 case famiglia italiane per mantenere le loro «quote» di minori;
è improcrastinabile una riforma dell’iter procedurale, per una semplificazione delle procedure dell'adozione; riduzione dei costi e introduzione della gratuità dell'adozione internazionale,

impegna il Governo:

ad avviare in tempi rapidi una riforma della normativa vigente in materia di adozioni in un'ottica di semplificazione della procedura, riduzione dei tempi e totale gratuità per le adozioni internazionali;
a valutare l'opportunità di intervenire, anche attraverso iniziative normative urgenti, al fine di stabilire i confini giuridici entro i quali può considerarsi compatibile con l'ordinamento italiano il riconoscimento della kafala che, nella sua forma attuale, si presenta, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in contrasto con il principio costituzionale della laicità dello Stato e manifestamente non conforme alle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 8, 19, 30 e 31 della Costituzione;
a evitare – in quanto a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo manifestamente in contrasto con i principi costituzionali e antitetica al diritto naturale – qualsiasi iniziativa di modifica della normativa vigente in materia di adozioni internazionali volta a prevedere la possibilità di accedere alle procedure di adozione per le coppie omosessuali.
(1-00548) «Rondini, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Cristian Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Simonetti».