• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/02517 BUEMI, Fausto Guilherme LONGO, PALERMO, FRAVEZZI, LANIECE, ZIN - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che: il quotidiano "la Repubblica" del 13 luglio 2014 ha pubblicato...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02517 presentata da ENRICO BUEMI
lunedì 21 luglio 2014, seduta n.285

BUEMI, Fausto Guilherme LONGO, PALERMO, FRAVEZZI, LANIECE, ZIN - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

il quotidiano "la Repubblica" del 13 luglio 2014 ha pubblicato un articolo sull'evasione fiscale in Italia, che raggiungerebbe i 300 miliardi di euro;

l'articolo riporta: «Sono centomila i maxi evasori che hanno accumulato col Fisco un debito, secondo una recente stima documentata, superiore a 500 mila euro: sono banche, società di assicurazioni, grandi e medie imprese, privati con fortune a 8 zeri che non hanno versato le imposte sui redditi o l'Iva. Più o meno è come se una città delle dimensioni di Ancona avesse evaso una cifra comparabile a una trentina di manovre finanziarie. Ebbene, di questo tesoro da 300 miliardi Equitalia dal 2006 ad oggi è riuscita a recuperare meno di 10 miliardi. È poco più del 3 per cento»;

la cifra che l'ente pubblico di riscossione dei tributi, controllato al 51 per cento dall'Agenzia delle entrate e al 49 per cento dall'Inps, ha recuperato è veramente esigua rispetto al totale evaso. Agli interroganti sembra che esso sia forte con i deboli, dove è più facile incassare l'aggio della pratica risolta, e debole, debolissimo con i forti. Da qui l'improcrastinabile esigenza di dover riformare concretamente l'intero sistema dell'accertamento e della riscossione;

secondo la tabella riportata dal quotidiano, all'Agenzia delle entrate sono stati trasmessi, dal 2000 al 2014, 70 milioni di richieste di pagamento per imposte sul reddito e Iva evase, per un totale di 550 miliardi di euro. Il 75 per cento riguarda debiti inferiori ai 1.000 euro, e per questi Equitalia funziona: ne ha riscossi il 40 per cento, riportando all'erario 4 miliardi di euro. Il 20 per cento sono cartelle con cifre da 1.000 a 10.000 euro: ne ha recuperate il 25 per cento, per circa 10 miliardi di euro. Ma è con i crediti superiori ai 10.000 euro (il 5 per cento del totale) che la riscossione si incepperebbe: mediamente ne riesce a incassare uno su 5. Se la cifra supera il mezzo milione di euro, la percentuale di recupero scende sotto un irrisorio 2 per cento, nonostante sia oltre questa cifra il grosso dell'evasione fiscale italiana;

sempre secondo quanto riporta il giornale, capita che chi viene scoperto dall'Agenzia delle entrate e ritrova il proprio nome iscritto a ruolo, spesso mette in atto dei diversivi per evitare di dare quanto dovuto: dal fallimento preordinato, ai ricorsi alla giustizia tributaria, fino al diffusissimo metodo della sottrazione fraudolenta dei beni alla riscossione (col trasferimento all'estero o mediante intestazioni fittizie). Non è un caso che sui circa 700 miliardi di crediti di tutti i tipi affidati a Equitalia (dall'Agenzia delle entrate, dall'Inps e dagli enti locali) l'80 per cento si riferisca a soggetti falliti o apparentemente nullatenenti;

questi evasori non vengono "disturbati" da Equitalia e quando lo sono il capitale da aggredire per recuperare il credito dello Stato quasi sempre si è già volatilizzato. Essi vivono molto più tranquilli di chi, probabilmente, ha dimenticato di pagare una multa da 30 euro o, addirittura, non è in grado di pagarla,

si chiede di sapere quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere perché in Italia venga abbattuta la piaga dell'evasione fiscale, quella soprattutto dei grandi evasori, che riguarda qualcosa come 300 miliardi di euro di tasse non pagate.

(4-02517)