• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00643 i vertici dell'ENI – nell'ambito di una rivalutazione complessiva delle attività di raffinazione del petrolio – sono intenzionati ad approvare un nuovo piano industriale che prevede la...



Atto Camera

Interpellanza 2-00643presentato daMANNINO Claudiatesto diVenerdì 25 luglio 2014, seduta n. 272

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
i vertici dell'ENI – nell'ambito di una rivalutazione complessiva delle attività di raffinazione del petrolio – sono intenzionati ad approvare un nuovo piano industriale che prevede la sospensione delle attività di quattro delle cinque raffinerie presenti in Italia, e la chiusura definitiva di quella di Gela;
tra le ipotesi prese in considerazione negli incontri tra la società e le rappresentanze sindacali ci sarebbe anche quella di trasformare l'impianto localizzato a Gela in un deposito costiero dismettendo le attività produttive;
a questo proposito, nella giornata del 9 luglio il Presidente della Regione Siciliana ha incontrato il viceministro allo sviluppo economico De Vincenti che, al termine dell'incontro ha dichiarato che per quanto riguardo gli impianti di Gela, l'ENI ha dato indicazioni importanti sull'intenzione di investire, e in relazione a ciò il Ministero dello sviluppo economico ha invitato la società a presentare quanto prima un vero piano industriale;
da notizie di stampa si apprende che il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, abbia convocato un tavolo con i vertici dell'ENI, le rappresentanze sindacali e le istituzioni regionali e locali per avviare un confronto sui contenuti del nuovo progetto industriale della Società e delle sue rilevanti ricadute economiche, occupazionali e sociali;
nonostante ciò, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil hanno proclamato uno sciopero generale in tutto il gruppo ENI per il prossimo 29 luglio, al quale si aggiungerà uno sciopero di due ore, ancora da definire a livello locale, di tutti gli impianti di raffinazione sul territorio nazionale;
in relazione al nuovo piano di investimento dell'ENI, che possono avere gravi effetti sul piano occupazionale specialmente nella Regione Siciliana, il presidente della Regione Crocetta ha dichiarato di essere pronto a qualsiasi ipotesi pur di salvare i posti di lavoro dicendosi pronto a ridiscutere un piano di investimenti per un eventuale riconversione industriale dell'impianto;
lo stesso Presidente Crocetta ha dichiarato che «ENI non può pensare di abbandonare la Sicilia, ci sono anche dei danni ambientali da compensare» aggiungendo che «non possiamo pensare che l'ENI faccia da padrone e sprema il territorio, lo distrugga, lo annienti e poi se ne vada. Vogliamo che si riprendano gli investimenti e si potenzino quelli legati alla tutela dell'ambiente»;
la raffineria dell'ENI si trova, infatti, in un'area che è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» nel 1990, e all'interno del Sito di interesse nazionale (di seguito SIN) di Gela perimetrato con decreto del Ministero dell'ambiente del 10 gennaio 2000;
con riferimento ai gravi danni all'integrità dell'ambiente e alla salute della popolazione provocati dalle attività produttive localizzate in Sicilia, nel 1999 è stato dichiarato lo stato di emergenza in materia di bonifica e di risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati che riguardava anche non soltanto i siti di interesse regionale e/o comunale ma anche siti di interesse nazionale, tra i quali è compreso quello di Gela;
con l'Ordinanza del capo dipartimento protezione civile n. 44/2013 – una volta scaduta la dichiarazione dello stato di emergenza prorogata dal 1999 fino al 31 dicembre 2012 – sono state disciplinate le modalità attraverso le quali la Regione Siciliana è subentrata al Commissario delegato nel coordinamento delle attività necessarie al completamento degli interventi da eseguirsi in materia di bonifica e risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati;
con l'interrogazione scritta n. 4-02858 – ancora pendente – sono state chieste notizie in merito allo stato di avanzamento delle operazione di bonifica del SIN di Gela e in particolare una approfondita verifica delle attività in essere che devono essere condotte al fine di porre fine al perdurante stato di emergenza ambientale che, come dimostrano numerosi studi epidemiologici, espone la popolazione di Gela a rischi di morbosità e di mortalità superiori alla media;
con successiva interrogazione n. 4-04949 – anch'essa ancora pendente – è stato chiesto al Ministero della salute quali iniziative intendesse intraprendere per fronteggiare la drammatica situazione ambientale ed epidemiologica, che è stata documentata dai dati sulla mortalità e sull'ospedalizzazione riferiti all'area di Gela, contenuti nello studio del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie del Ministero della salute coordinato dall'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (IFC-CNR), pubblicato sulla rivista «Epidemiologia & Prevenzione» (supplemento 1 numero 3/4, anno 38 maggio-agosto 2014);
con riferimento allo stato di attuazione degli interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica del sito di interesse nazionale di Gela, dal verbale della conferenze di servizi istruttorie del 30 maggio 2014, emerge che – a fronte di una disponibilità finanziaria pari a euro 20.511.294,42, il commissario delegato, al 31 dicembre 2012, aveva impegnato 16.564.949,42 euro ed effettuato spese soltanto per 924.513,88 euro;
dal verbale della conferenza di servizi istruttoria del 24 giugno di quest'anno, emerge che a fronte della stessa entità delle somme impegnate, alla data del 31 dicembre 2013, le spese effettuate ammontavano a 1.308.108,73 e che, in merito a ciò, è stato chiesto alla regione siciliana di trasmettere, entro trenta giorni (a partire dallo scorso 24 giugno), un riscontro in merito alle motivazioni che hanno determinato un livello di spesa così basso;
dagli stessi verbali risulta che, per quanto riguarda le aree di proprietà della raffineria di Gela – che ha aderito al progetto multisocietario per la bonifica delle acque di falda – sono ancora in corso le verifiche per accertare l'efficienza idraulica e l'efficacia idrochimica del sistema di contenimento della contaminazione delle acque sotterranee previsto dal Progetto definitivo di bonifica delle acque di falda dello stabilimento Multisocietario di Gela, approvato nel 2004;
a questo riguardo, la Conferenza di Servizi istruttoria – nella seduta del 30 maggio 2014 – in relazione al documento «Studio dell'idrogeologia e idrochimica sotterranea dello stabilimento Multisocietario» presentato dalla Raffineria di Gela per conto delle aziende coinsediate, ha sottolineato che «qualora si accerti che il sistema di barrieramento idraulico non garantisce il completo isolamento delle acque di falda contaminate e non impedisce la diffusione della contaminazione come progettualmente previsto nell'Analisi di rischio si determinerà una situazione di rischio sanitario e ambientale, nonché di danno ambientale casualmente riconducibile e imputabile ai comportamenti omissivi della società e della quale la stessa sarà responsabile»;
dal verbale della conferenza di servizi istruttoria del 24 giugno 2014 per quanto riguarda la bonifica dei suoli, emerge che la stessa Raffineria di Gela non ha ancora provveduto a presentare un progetto definitivo dei suoli delle aree di sua proprietà, ma che ha presentato successivi stralci, e che, anche rispetto all'area di particolare criticità – come l'Area Vasca A zona 2 – la bonifica è stata autorizzata nel 2004, ma l'intervento non è stato ancora realizzato;
dallo stesso verbale del 24 giugno, risulta anche che a seguito dei numerosi incidenti e sversamenti avvenuti nelle aree di competenza della Enimed – non tutte all'interno del perimetro del SIN di Gela – l'ASL di Caltanissetta, il 28 maggio scorso, ha chiesto di estendere il perimetro del SIN a tutte le «Aree Pozzo» di estrazione del greggio con le relative «Condotte» e il «Centro di Raccolta Olii», di competenza dell'Enimed, e che a questo proposito la stessa Conferenza di Servizi istruttoria ha chiesto alla regione siciliana di perfezionare l'istruttoria, di cui all'articolo 36-bis, comma 3, della legge n. 134 del 2012, per la ridefinizione del perimetro del Sito di «Gela» tenendo conto degli elementi forniti dall'ASL di Caltanissetta;
la salute dei cittadini siciliani e l'integrità dell'ambiente sono tuttora gravemente minacciate dal permanere della situazione, in relazione alla quale è stato dichiarato e prorogato, per più di un decennio, lo stato di emergenza, e dipendono, in larghissima parte, dal buon esito degli interventi ancora da eseguire per la messa in sicurezza, la caratterizzazione, la bonifica delle aree comprese nel SIN di Gela, all'interno del quale si trovano gli impianti dell'ENI;
gli interventi finalizzati alla bonifica delle acque di falda e dei suoli di proprietà delle società del Gruppo ENI – dei quali deve essere accertata l'efficienza e l'efficacia ovvero dei quali deve essere ancora approvato ed eseguito il progetto – sono ancora molto numerosi e complessi;
le responsabilità degli enti territoriali – prima tra tutti della regione siciliana – rispetto allo stato di attuazione degli interventi di risanamento ambientale della piana di Gela sono molto rilevanti e significative, ed è, pertanto, necessario vigilare sull'ottemperanza alle richieste espresse della Conferenza di servizi istruttoria nelle sedute del 30 maggio e del 24 giugno scorsi –:
se, e di quali informazioni, dispongano in merito alla vertenza tra l'ENI e le rappresentanze sindacali degli addetti degli impianti ENI a Gela e in particolare dei contenuti degli incontri, in corso, tra il Ministero dello sviluppo economico e la stessa ENI, e di quello tra il Presidente della regione siciliana e il viceministro allo sviluppo economico;
se, e in che modo, intendano rappresentare – all'interno del confronto in corso tra l'ENI, il Ministero dello sviluppo economico, le rappresentanze sindacali e gli enti territoriali coinvolti – la necessità di gestire e porre fine alla gravissima situazione ambientale nella piana di Gela, nonché quella di quantificare in modo congruo il danno ambientale e alla salute dei cittadini inferto dall'attività di raffinazione e le risorse economiche necessarie a porvi concretamente e sollecitamente rimedio;
se – a partire da una ricognizione delle misure di prevenzione da adottare e degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza, di caratterizzazione e di bonifica approvati o per i quali è in corso l'istruttoria – intendano individuare un pacchetto di misure e di interventi da esaminare approfonditamente durante gli incontri tra il Governo, le parti sociali e le istituzioni territoriali, al fine di assicurarne, inderogabilmente, una tempestiva esecuzione qualunque siano i contenuti del programma di investimenti del gruppo ENI e dell'eventuale accordo tra le parti sociali e gli enti territoriali;
se, e in che modo, intendano procedere nel caso in cui la regione siciliana non fornisca, entro il termine fissato, i chiarimenti richiesti dalla conferenza di servizi istruttoria del 24 giugno 2014, in merito alla modesta entità delle spese effettuate sino al 31 dicembre del 2013, e al grande divario tra quest'ultime e le risorse che la stessa regione ha dichiarato di aver impegnato;
se, e in che modo, intendano procedere se la regione siciliana non presenti, ai sensi dell'articolo 36-bis della legge n. 134 del 2012, la richiesta di ridefinizione del perimetro del SIN di Gela, al fine di ricomprendere all'interno di quest'ultimo le aree di competenza della Enimed, e non trasmetta i risultati delle attività di verifica relative agli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino delle stesse aree della Enimed;
con quali modalità e con quali tempi sarà possibile verificare l'efficienza idraulica e l'efficacia idrochimica del sistema di barrieramento a protezione delle acque sotterranee – previsto dal progetto di bonifica del 2004 – e dunque accertare ovvero escludere il verificarsi di una situazione di rischio sanitario e ambientale, nonché di danno ambientale riconducibile alle scelte delle aziende del cosiddetto Multisocietario.
(2-00643) «Mannino, Busto, Daga, De Rosa, Micillo, Segoni, Terzoni, Zolezzi, Cancelleri, Currò, Di Benedetto, D'Uva, Di Vita, Grillo, Lorefice, Lupo, Marzana, Nuti, Rizzo, Villarosa».