• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/05830 secondo notizie riportate dalla stampa il Governo starebbe valutando una rimodulazione della quota di cofinanziamento nazionale per gli interventi sostenuti dai fondi strutturali e di...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05830presentato daIACONO Mariatesto diGiovedì 7 agosto 2014, seduta n. 281

IACONO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
secondo notizie riportate dalla stampa il Governo starebbe valutando una rimodulazione della quota di cofinanziamento nazionale per gli interventi sostenuti dai fondi strutturali e di investimento dell'Unione europea, rispetto a quanto indicato nell'accordo di partenariato relativo al periodo 2014-2020, trasmesso alla Commissione europea il 22 aprile 2014;
l'accordo di partenariato prevede un cofinanziamento nazionale di 42,4 miliardi di cofinanziamento, a fronte di risorse stanziate dal bilancio europeo in favore dell'Italia pari a circa 43,8 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi dei fondi strutturali in senso stretto (Fondo europeo di sviluppo regionale – FESR e Fondo sociale europeo – FSE) e 10,4 miliardi di euro del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);
in particolare, il cofinanziamento statale includerebbe 24,5 miliardi di euro per gli interventi sostenuti dai fondi strutturali e 7,7 miliardi per quelli del FEASR, mentre a titolo di cofinanziamento di fonte regionale si prevedono 7,5 miliardi da destinare ai Programmi operativi regionali (POR) dei fondi strutturali e 2,7 miliardi per il FEASR;
la previsione di una quota nazionale di cofinanziamento e la sua quantificazione rispondono a precisi obblighi posti regolamento (UE) n. 1303/2013, recante la disciplina generale applicabile ai fondi strutturali e di investimento dell'Unione europea. In particolare, secondo il regolamento ciascuno Stato membro è tenuto a contribuire agli interventi sostenuti dai fondi secondo le percentuali fissate da ciascun programma operativo in conformità alle regole specifiche di ciascun fondo per le categorie di regioni interessate;
la rimodulazione del cofinanziamento statale, di cui non sono precisate l'entità e la modalità, sarebbe intesa, sempre secondo quanto riportato da notizie di stampa, alla riduzione in valori assoluti della quota di risorse nazionali destinata ai progetti sostenuti dai fondi strutturali con contestuale aumento, in termini percentuali, del contributo a carico del bilancio dell'Unione europea, che resterebbe immutato in valori assoluti;
la rimodulazione sarebbe motivata dalla esigenza di ridurre migliorare i saldi di finanza pubblica, tenuto conto che gli stanziamenti destinati al cofinanziamento statale e regionale sono computati ai fini del rispetto delle soglie di indebitamento previste dal patto di stabilità e crescita;
non appaiono tuttavia chiare le modalità e gli effetti della rimodulazione del cofinanziamento in questione. Ove esso consistesse in una riduzione delle sole risorse messe a disposizione dall'Italia nelle prime annualità della programmazione 2014-2020, con corrispondente aumento di quelle destinate agli anni seguenti, l'ammontare degli stanziamenti complessivi, europei e nazionali, rimarrebbe inalterato per il periodo in questione;
ove invece si decurtasse l'importo complessivo del cofinanziamento indicato nell'accordo di partenariato, per effetto delle richiamate previsioni del Regolamento (UE) n. 1303/2013 l'Italia rinuncerebbe ad avvalersi di una quota consistente delle risorse ad esse assegnate nell'ambito della programmazione 2014-2020;
la rinuncia ad utilizzare parte dei fondi europei già destinati all'Italia produrrebbe gravissimi effetti negativi a livello europeo e nazionale. Sotto il primo profilo, si registrerebbe un sensibile peggioramento del saldo netto negativo nei rapporti finanziari tra Italia e Unione europea, in quanto il contributo del Paese al bilancio europeo rimarrebbe inalterato a fronte di minori trasferimenti a titolo di fondi strutturali per interventi sul territorio nazionale. L'Italia inoltre riconoscerebbe la propria incapacità, sul piano finanziario e amministrativo ad avvalersi di uno strumento fondamentale della politica di coesione europea;
sul piano nazionale, la riduzione delle risorse europee e nazionali destinate alla politica di coesione comporterebbe un gravissimo pregiudizio all'effettivo perseguimento di politiche di sviluppo soprattutto nelle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), cui sono destinati circa 22 dei 32 miliardi di stanziamenti dei fondi strutturali –:
se il Governo intenda rimodulare, rispetto agli stanziamenti previsti dalla legge di stabilità per il 2014 e alle indicazioni fornite nel progetto di accordo di partenariato 2014-2020, le risorse nazionali da destinare al cofinanziamento dei fondi strutturali e di investimento dell'Unione europea destinati all'Italia nel periodo in questione;
se il Governo abbia valutato gli effetti che una riduzione del cofinanziamento nazionale produrrebbe sulla effettiva fruibilità da parte dell'Italia degli stanziamenti dei fondi strutturali e di investimento ad essa preassegnati e sul contributo netto dell'Italia al bilancio dell'Unione europea. (4-05830)