Testo INTERPELLANZA
Atto a cui si riferisce:
C.2/00665 l'Eritrea vive in una condizione di completa chiusura nei confronti del resto del mondo dovuta dall'insediamento del dittatore Isaias Afewerki avvenuto al momento della sancita indipendenza del...
Atto Camera
Interpellanza 2-00665presentato daPALAZZOTTO Erasmotesto diVenerdì 5 settembre 2014, seduta n. 284
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
l'Eritrea vive in una condizione di completa chiusura nei confronti del resto del mondo dovuta dall'insediamento del dittatore Isaias Afewerki avvenuto al momento della sancita indipendenza del paese dal dominio Etiope nel 1991, provocando una stagnazione politica che non ha permesso la nascita di altri partiti politici o organizzazioni nella nazione;
le persecuzioni del despota all'interno della nazione sono cariche di una violenza inaudita, tra le vittime è possibile trovare: appartenenti a gruppi politici oppositori, dissidenti, membri di gruppi religiosi e giornalisti;
sono innumerevoli le testimonianze di cittadini che quotidianamente denunciano sparizioni di conoscenti o familiari, o che confessano di aver subito torture e percosse da parte delle forze di polizia;
le carceri statali sono caratterizzate da condizioni detentive disumane, nelle quali i detenuti vengono ristretti senza lo svolgimento di un regolare processo;
anche il sistema scolastico è completamente controllato dal regime imperante nel Paese; le università sono state teatro di violenti scontri tra studenti e forze armate che hanno portato a pesanti repressioni nei confronti degli studenti e ad arresti indiscriminati, portando finanche alla definitiva chiusura dell'Università Eritrea;
tale regime dittatoriale disincentiva ogni tipo di libertà di pensiero non permettendo la stampa libera, controllando ogni aspetto dell'attività individuale, negando la libertà di espressione attraverso l'applicazione di dure sanzioni fisiche ed economiche, non rispettando in questo modo la Dichiarazione universale dei diritti umani;
il regime ha operato una chiusura totale nei confronti del mondo esterno, incrementata dal disimpegno delle ONG presenti sul territorio Eritreo;
la completa assenza dei diritti fondamentali obbliga la popolazione ad abbandonare il Paese. È stimato che circa 3000 cittadini al mese varcano i confini dello stato per dirigersi negli Stati confinanti;
attualmente, l'Eritrea è il Paese da cui provengono il maggior numero di profughi che ogni giorno sbarcano a Lampedusa e sulle coste siciliane;
questo esodo spesso viene arginato attraverso contromisure particolarmente dure da parte del governo e della polizia di frontiera e con rappresaglie nei confronti dei famigliari dei profughi e dei fuorusciti eritrei rimasti a casa;
il conflitto armato tra Eritrea ed Etiopia per il possesso della zona tra i due stati (il triangolo di Badme) è ancora in corso. Ogni tentativo di tregua si è rivelato inutile e non ha mutato l'instabile relazione tra i due stati;
lo stato di guerra aggrava ulteriormente la condizione economica dell'Eritrea che rientra tra le più povere del pianeta e ne rallenta lo sviluppo che risulta pressoché nullo e la quasi totalità delle forze produttive del paese sono costrette, oggi, alla leva militare;
il 27 giugno scorso il Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha deciso di insediare una Commissione d'inchiesta sulla violazione dei diritti umani in Eritrea, considerandole «ampie e sistematiche»;
secondo il Consiglio, la nazione del Corno d'Africa viola i diritti fondamentali su più fronti, a partire dalla restrizione delle libertà fondamentali di opinione, di espressione, di aggregazione e di culto. Infatti, solo ai cristiani ortodossi, cattolici e luterani e i musulmani è concesso praticare la propria religione. La risoluzione che ha deciso ha istituito la Commissione d'inchiesta sottolinea l'ampio ricorso ad arresti arbitrari, esecuzioni extragiudiziali, rapimenti, tortura e trattamenti disumani;
un rapporto di Amnesty International dello scorso anno evidenziava come dieci mila abitanti siano stati imprigionati per motivi politici da quando la nazione è diventata indipendente nel 1993;
nel luglio scorso il presidente, Isaias Afewerki, è stato denunciato per crimini contro l'umanità sulla base di una legge appena entrata in vigore in Svezia. Le nuove norme permettono ai magistrati scandinavi di perseguire i responsabili di reati di questo tipo anche se commessi all'estero;
il Viceministro agli affari esteri, Pistelli, nelle settimane scorse ha partecipato ad un incontro diplomatico con il dittatore Isaias Afewerki sottolineando il fatto che l'Italia si impegnerà per favorire il rilancio economico dell'Eritrea incentivando gli scambi commerciali tra le due nazioni;
la regione è ricca di petrolio, secondo le ultime stime più ricca addirittura del Sudan, e attira gli interessi delle società petrolifere e in particolare dell'Eni, finora rimasta esclusa dalle concessioni per l'estrazione del greggio;
secondo quanto riportato da fonti di stampa, tra gli scambi commerciali si adombrano anche possibili forniture di armamenti al regime da parte dell'Italia;
tali forniture, se confermate, oltre che contrarie alla normativa italiana, europea e ai trattati internazionali in materia di commercio di armi aggraverebbero la situazione di un Paese già devastato dalla guerra;
ad opinione degli interpellanti occorrerebbe rilanciare il dialogo con le forze democratiche del Paese, anche considerando l'indebolimento interno del Presidente Isaias Afewerki e la circostanza secondo cui le forze armate sarebbero alla sbaraglio (risale al gennaio 2013 l'ultimo tentativo di colpo di stato guidato da un colonnello dell'esercito) –:
quale sia il contenuto e la natura degli scambi commerciali tra l'Italia e l'Eritrea discusso durante il colloquio diplomatico tra il Viceministro Pistelli e il presidente dell'Eritrea, Isaias Afewerki;
quali siano gli intendimenti del Governo rispetto al regime di Isaias Afewerki;
quali iniziative intenda mettere in campo il Governo, anche attraverso il convogliamento dei Partners europei, per porre fine alle continue violazioni dei diritti umani in Eritrea;
quale approccio intenda adottare l'Italia verso la regione del Corno d'Africa e in particolare per quali fini sia stata costruita la nuova base militare italiana nella Repubblica di Gibuti;
se le indiscrezioni, circa la vendita di armamenti all'Eritrea esposte in premessa corrispondano al vero.
(2-00665) «Palazzotto, Scotto».