• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
S.2/00194 CENTINAIO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, MUNERATO, STEFANI, STUCCHI, TOSATO, VOLPI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della...



Atto Senato

Interpellanza 2-00194 presentata da GIAN MARCO CENTINAIO
giovedì 11 settembre 2014, seduta n.310

CENTINAIO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, MUNERATO, STEFANI, STUCCHI, TOSATO, VOLPI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che:

alla ripresa di ogni anno scolastico puntualmente si ripropone il problema della graduatorie per le cattedre e degli insegnanti precari alla continua ricerca di una stabile collocazione;

fino al 2007 ci si poteva spostare a piacimento chiedendo l'inserimento in una graduatoria per l'insegnamento di una materia in una determinata provincia a propria scelta, sulla base del rispettivo punteggio derivante da vari fattori: anzianità di permanenza in graduatoria, titoli, corsi di aggiornamento eccetera;

la finanziaria del Governo Prodi (legge n. 244 del 2007), sulla base di un disegno legge Fioroni, trasformò le graduatorie da permanenti ad esaurimento, per cui la provincia scelta nell'aggiornamento del 2007 diventava l'ultima;

dopo i tagli alla scuola effettuati con il decreto-legge n. 122 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, in occasione dell'aggiornamento biennale della graduatoria fatto nel 2009, il Governo, poiché esistevano territori con un forte esubero di posti e ad altri invece con scarse se non assenti disponibilità, consentiva, ferma restando la provincia di precedente inclusione, di entrare, in coda, nella graduatoria di altre 3 province a scelta;

in seguito a ciò si ebbero oltre 8.000 ricorsi di docenti che, ritenendo l'inclusione "in coda" alla graduatoria invece che "a pettine" (cioè in base al proprio punteggio) illegittima, si rivolsero alla Corte costituzionale la quale riconobbe sì l'incostituzionalità del provvedimento di inclusione in coda, ma riconobbe anche l'incostituzionalità dell'inclusione contemporanea nella graduatoria di più di una provincia;

oggi si è di fronte ad un nuovo aggiornamento biennale e, viste le molteplici decisioni giurisprudenziali, si prospetta l'inclusione in una sola provincia a scelta del docente, ma con la metodologia cosiddetto "a pettine";

considerato che, a parere degli interpellanti, al Sud sono più liberali nelle valutazioni alla fine dei corsi di aggiornamento professionale che fanno punteggio nelle graduatorie ad esaurimento, ed è per questo che molti insegnanti del Sud riescono a "scalzare", verso il basso, i loro colleghi del Nord, vanificando ogni speranza di ottenere una cattedra nella proprio provincia;

visto che:

con la riapertura delle graduatorie, visto che ogni docente ha potuto nuovamente scegliere di spostare la propria sede di insegnamento da una provincia all'altra, si sta verificando lo spostamento in massa degli insegnanti dal Sud al Nord, dal momento che nelle province del Nord la disponibilità di posti per l'insegnamento di alcune materie, soprattutto per le lettere e le scienze matematiche alle scuole medie, è maggiore che in quelle del Sud. Dunque chi arriva da altre province sta di fatto "scalzando" chi da anni ha avuto un incarico annuale con una certa continuità, anche se precario, che ha determinato ovviamente un'aspettativa di vita, in tanti infatti si sono creati una famiglia e hanno comprato una casa, magari accendendo un mutuo;

da un'analisi dei flussi migratori più intensi, effettuata da un noto sito internet del settore, le province più ambite sono le grandi città come Roma, Milano, Firenze, Torino sempre in testa, ma ben rappresentate anche le province piccole e medie come Prato, Pistoia, Novara, Verona, Gorizia. La tendenza è a trasferirsi in centri grandi come Roma o Milano o più piccoli, purché satelliti di città grandi, come Mantova per il maggior numero di scuole e per la presenza di nodi ferroviari, autostradali o aerei che agevolano il collegamento con le aree di provenienza;

in un articolo del 1° settembre 2014 pubblicato da "La Stampa" di Torino si fotografa la paradossale situazione del capoluogo piemontese in cui si teme che molti insegnanti ricorreranno all'aspettativa non retribuita per un anno, una volta ottenuto il posto, alla fruizione dei congedi parentali non ancora utilizzati, alle agevolazioni della legge n. 104 del 1992 (familiari malati e disabili), alla certificazione di gravidanze a rischio, per poi "fuggire" una volta superati i 180 giorni del periodo di prova. Con la conseguenza che una significativa percentuale di posti, costati un gran lavoro agli uffici dell'amministrazione scolastica per essere assegnati entro il 1° settembre 2014 e consentire ai docenti la «decorrenza giuridica ed economica» dell'assunzione, non si traduca in efficienza per la scuola torinese che si vedrà costretta a ricorrere alle supplenze, a tutto svantaggio della continuità didattica e quindi degli alunni;

a Milano, soprattutto nella scuola primaria, stanno giungendo numerose le richieste di malattia o per l'assistenza di un parente disabile e i 174 posti disponibili sono stati coperti da docenti provenienti da fuori provincia, tanto che l'ufficio scolastico provinciale ha avviato i controlli per verificare i punteggi degli immessi in ruolo. Enormi le difficoltà e la corsa contro il tempo prima dell'apertura dei cancelli delle scuole, per predisporre le supplenze e per colmare le carenze di organico generate da questo meccanismo di reclutamento degli insegnanti, a giudizio degli interpellanti perverso,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi nell'immediato per prevedere l'obbligo per le istituzioni scolastiche di reclutare i supplenti per l'anno scolastico 2014/2015 utilizzando le graduatorie in essere, escludendo però chi ha inserito la propria posizione nelle medesime successivamente al mese di giugno 2013;

visto che è ormai tramontata la possibilità di rinviare di un anno l'aggiornamento delle graduatorie congelando quelle esistenti, se intenda stabilire un nuovo metodo di reclutamento (a tal proposito esiste da tempo un validissima soluzione proposta già durante la XVI Legislatura dalla Lega Nord) volto a sostituire l'attuale sistema di graduatorie con elenchi regionali, stilati Regione per Regione, tramite concorso e senza possibilità, pena la perdita del punteggio accumulato, di spostarsi da una Regione all'altra e dove gli aspiranti docenti potranno iscriversi ad un solo elenco regionale;

se non intenda, attraverso gli appositi uffici, verificare quanti docenti "migranti" saranno effettivamente in servizio;

se non intenda provvedere al più presto ad una verifica dei punteggi, soprattutto di quei punteggi alti che hanno sconvolto i destini di molte persone;

se non ritenga necessario di reintrodurre il vincolo di permanenza in servizio sul territorio scelto per almeno 5 anni, tradotto in legge nel 2011 dal IV Governo Berlusconi (legge n. 106 del 2011) e poi cancellato nel 2013 dal Governo Letta con il decreto-legge n. 104 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2013 (decreto scuola), che ha ripristinato vincolo di permanenza a 3 anni precedentemente previsto dalla normativa; fermo restando che non esiste nessun vincolo di permanenza nel caso in cui il docente possa avvalersi della legge n. 104 del 1992 per l'assistenza a familiari disabili. Tutto questo non con l'intento di schierare gli insegnanti del Nord contro quelli del Sud, o di fare la guerra tra poveri, ma semplicemente di rispettare chi ha scelto di lavorare in forma stabile e continuativa in una determinata comunità, anche al fine di garantire agli studenti una corretta continuità didattica, che diversamente sarebbe negata, considerato inoltre che sono in ballo migliaia di posti di lavoro nonché la dignità di tanti bravi insegnanti che, anno dopo anno, attendono di vedere stabilizzato il proprio posto di lavoro.

(2-00194)