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Atto a cui si riferisce:
C.5/03631 l'agroalimentare made in Italy rappresenta oltre il 17 per cento del prodotto interno lordo, di cui oltre 53 miliardi di euro provengono dal settore agricolo; il successo...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 24 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XIII (Agricoltura)
5-03631

Come noto, la legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni e integrazioni, ha previsto all'articolo 4, comma 49, non solo il divieto di dichiarare un'indicazione di provenienza falsa o fallace, anche attraverso «l'uso di segni, figure, o quant'altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana», ma facendo obbligo di indicare in ogni caso il luogo di origine dei prodotti o delle merci, al fine di evitare qualunque possibile fraintendimento da parte del cittadino consumatore.
Per migliorare la tutela dei prodotti di origine italiana, abbiamo sempre fortemente sostenuto, in sede europea, l'indicazione obbligatoria del Paese d'origine o del luogo di provenienza dei prodotti, concertando la posizione negoziale con il Dicastero della salute.
Infatti, anche grazie all'impegno e al sostegno del nostro Paese, il 13 dicembre 2013 è stato emanato il Regolamento di esecuzione della Commissione n. 1337 del 2013 che, oltre a stabilire i criteri di etichettatura per gli operatori del settore alimentare delle carni fresche, refrigerate o congelate di suino, ovino, caprino e di volatili, destinate alla commercializzazione, introduce la prescrizione relativa all'indicazione del Paese d'origine o luogo di provenienza ove gli animali sono stati allevati e macellati.
Per contrastare il fenomeno del falso made in Italy e del cosiddetto italian sounding, abbiamo già avviato da tempo un'intensa attività di controllo su tutto il territorio nazionale, anche attraverso il costante impegno del Corpo Forestale dello Stato.
Ed infatti, nel corso del 2013, anche il Corpo Forestale dello Stato ha posto in essere un'attività sanzionatoria contro il falso made in Italy.
I controlli eseguiti hanno consentito il sequestro di circa 600 tonnellate di prodotti e la comunicazione di oltre 170 notizie di reato alla Procura della Repubblica, assicurando la repressione di tutte quelle condotte penalmente rilevanti poste in contrasto con il leale svolgimento degli scambi commerciali e con la trasparenza informativa nei riguardi del consumatore.
Peraltro, nell'intento di fornire, tra l'altro, maggiore tutela all'identità territoriale dei prodotti alimentari, l'articolo 3 del decreto-legge n. 91 del 2014, convertito, con modificazione dalle legge 216 del 2014, prevede che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali svolga una consultazione pubblica tra i consumatori per valutare in quale misura, nelle informazioni relative ai prodotti alimentari, venga percepita come significativa l'indicazione relativa al luogo di origine o di provenienza dei prodotti alimentari e della materia prima agricola utilizzata nella preparazione o nella produzione degli stessi e quando l'omissione delle medesime indicazioni sia ritenuta ingannevole.
Nell'ambito di tale strategia, decisiva per il sistema Italia, un ruolo fondamentale può essere svolto dal nostro settore agroalimentare che sta manifestando sui mercati mondiali una straordinaria forza attrattiva e che potrebbe costituire un traino per l'intero made in Italy.
Il Governo ha lavorato sul comparto agroalimentare come asset strategico del piano per il made in Italy che è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 29 agosto scorso con il decreto-legge n. 133, il cosiddetto Sblocca Italia. In particolare, per il settore agroalimentare sono previsti nuovi strumenti di promozione e di tutela del made in Italy agroalimentare a favore delle aziende italiane, a partire proprio dalle numerose imprese che hanno investito risorse nei marchi DOP e IGP. In tale quadro sarà realizzato un segno distintivo unico per le operazioni di promozione che saranno realizzate all'estero. Tale segno distintivo sarà utilizzato anche in occasione dell'Esposizione universale di Milano, che partirà nel maggio 2015, come sappiamo.
La necessità di realizzare questo strumento distintivo, che non mira in alcun modo a sostituirsi ai marchi dei singoli prodotti, è nata dall'accurata analisi del sistema agroalimentare italiano e del suo posizionamento sui mercati internazionali, perché, nonostante le grandi potenzialità di crescita della domanda dei prodotti italiani, a causa dell'eccessiva frammentazione che lo caratterizza, questo sistema ha visto fortemente limitate le proprie attività di export.