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Atto a cui si riferisce:
S.1/00311 premesso che: dal 2007 al 2014 i Comuni contribuiscono al risanamento della finanza pubblica per 16,4 miliardi di euro, di cui 8 miliardi e 700 milioni in termini di patto di stabilità...



Atto Senato

Mozione 1-00311 presentata da SERENELLA FUCKSIA
martedì 23 settembre 2014, seduta n.315

FUCKSIA, LEZZI, BERTOROTTA, MANGILI, VACCIANO, GIROTTO, CIOFFI, BLUNDO, SCALIA, COMPAGNONE - Il Senato,

premesso che:

dal 2007 al 2014 i Comuni contribuiscono al risanamento della finanza pubblica per 16,4 miliardi di euro, di cui 8 miliardi e 700 milioni in termini di patto di stabilità interno e 7 miliardi e 700 milioni di euro in termini di riduzione di trasferimenti (dati diffusi dall'Anci);

per gli anni 2014 e successivi, gli obiettivi finanziari assegnati al comparto locale, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, sono stati integrati dapprima dall'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, e successivamente dai decreti-legge approvati nell'estate 2011 (decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, e decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011) - con i quali è stata operata la manovra di stabilizzazione dei conti pubblici 2012-2014, che hanno imposto alle autonomie territoriali, a partire dal 2012, un ulteriore concorso alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica;

ulteriori misure finanziarie sono state adottate nei confronti degli enti locali con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 (cosiddetto Salvaitalia) e poi con il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, nell'ambito delle disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica (spending review). Il contributo finanziario complessivamente richiesto agli enti locali nell'ambito delle misure di spending review è stato successivamente incrementato con la legge di stabilità per il 2013 (legge 24 dicembre 2012, n. 228);

da ultimo, la legge di stabilità per il 2014 (legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1, commi da 532 a 545) ha introdotto alcune novelle alla disciplina del patto di stabilità interno per gli enti locali, con particolare riferimento all'aggiornamento della base di calcolo e dei coefficienti annuali per la determinazione dei saldi obiettivo degli anni 2014-2017, finalizzate ad ottenere, a decorrere dal 2016, un ulteriore contributo degli enti locali alla manovra di finanza pubblica pari a circa 344 milioni di euro, di cui 275 milioni a carico dei comuni e 69 milioni a carico delle province (commi 532-534). Tale contributo è assicurato dagli enti locali a valere sui risparmi che dovrebbero derivare a seguito dell'adozione delle misure di spending review, che dovranno essere attivate sulla base delle attività svolte dal commissario straordinario, ai sensi del comma 427 della legge di stabilità per il 2014;

va rilevato che il concorso alla manovra di finanza pubblica delle amministrazioni locali è stato per la gran parte perseguito mediante una riduzione delle risorse attribuite agli enti locali, a valere sui fondi sperimentali di riequilibrio, senza apportare modifiche sostanziali alla disciplina vincolistica sui bilanci prevista dal patto di stabilità interno;

nel 2014 continua a gravare sui Comuni una manovra in termini di patto di stabilità pari a 4 miliardi e 500 milioni di euro, generando un avanzo finanziario, cioè risorse incassate non spendibili. La stretta finanziaria imposta in questi anni dal patto di stabilità si è scaricata principalmente sulla spesa maggiormente comprimibile, quella per investimenti, che registra una riduzione del 28 per cento dal 2007 al 2012;

la legge di stabilità per il 2014 mette a disposizione di Comuni e Province 1 miliardo per agevolare la spesa per investimenti; mentre le ulteriori risorse per l'anno 2014, in termini di spazi finanziari per i pagamenti arretrati in conto capitale ammontano a 500 milioni per Comuni e Province. Segnali questi senz'altro importanti ma non sufficienti e determinanti per offrire una prospettiva strutturale alla ripartenza degli investimenti;

a tal proposito, l'Anci da tempo propone soluzioni per consentire ai Comuni di rilanciare gli investimenti. Tra queste, l'introduzione della Golden Rule (ovvero un trattamento differenziato, e più favorevole, del deficit causato dagli investimenti pubblici produttivi rispetto a quello derivante dalla spesa corrente.) ed il superamento dell'avanzo di bilancio imposto ai Comuni per risanare la finanza pubblica, in modo che tutti i Comuni non producano deficit ma abbiano lo spazio per investire: cioè mantengano l'equilibrio di parte corrente e possano programmare un piccolo deficit, deciso a livello statale, per produrre debito finalizzato alla realizzazione degli investimenti. A ciò consegue la revisione, nell'applicazione e nella quantificazione, del limite all'indebitamento, principale ragione per cui gli enti locali non programmano nuovi investimenti;

considerato che:

l'esperienza dei patti di stabilità territoriali non è stata del tutto negativa ma non ha consentito ai Comuni di investire e creare quel circolo virtuoso economico di cui può beneficiare l'economia locale e, di riflesso, quella nazionale;

una possibile strada da praticare potrebbe essere l'esclusione dal patto di stabilità delle spese per investimento fatte dai Comuni con riferimento a particolari tipologie di intervento (edilizia scolastica, difesa idro-geologica, calamità naturali);

atteso che:

ormai da anni i dati di crescita del nostro Paese denunciano un complessivo processo di arretramento non più congiunturale, ma strutturale del sistema economico e produttivo con gravissime ripercussioni sul fronte occupazionale e sulla tenuta della coesione sociale;

il sistema dei Comuni è indubbiamente il livello istituzionale più esposto sia sul versante dell'impoverimento dei nuclei familiari (e delle relative richieste di sostegno ed intervento sociale), sia sul versante del sistema produttivo ed, in particolare, in relazione alla drastica riduzione degli investimenti pubblici e della difficoltà di effettuare i pagamenti conseguenti ad obbligazioni contrattuali assunte;

preso atto che la necessità e l'urgenza di allentare i vincoli del patto di stabilità nei confronti dei Comuni sono richieste provenienti da più parti politiche che ne hanno fatto oggetto di più atti parlamentari volti a dare risalto alla problematica,

impegna il Governo a rivedere le regole del patto di stabilità interno, al fine di consentire la ripresa degli investimenti dei Comuni ed escludere da tale vincolo, in particolare, le spese riguardanti opere di recupero e riqualificazione urbana, di manutenzione, riqualificazione ed efficientamento energetico del patrimonio edilizio, storico/artistico ed ambientale, di difesa idro-geologica ed investimenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, a copertura dei consumi degli enti locali e territoriali.

(1-00311)