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Atto a cui si riferisce:
C.2291 Introduzione dell'insegnamento dell'educazione alla cittadinanza digitale nelle scuole primaria e secondaria


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 2291


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
ASCANI, ALBANELLA, ARLOTTI, BAZOLI, BLAZINA, BONOMO, PAOLA BRAGANTINI, CAMPANA, CAPONE, CAROCCI, COCCIA, COVELLO, CRIMÌ, DE MICHELI, MARCO DI MAIO, D'INCECCO, FONTANELLI, GINOBLE, GRASSI, MALISANI, MARZANO, MICCOLI, NARDUOLO, PETITTI, SALVATORE PICCOLO, PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, RAMPI, ROCCHI, VENITTELLI, VERINI, ZAMPA
Introduzione dell'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale nelle scuole primaria e secondaria
Presentata il 9 aprile 2014


      

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Onorevoli Colleghi! Oggi, in Europa, i giovani sono tra i maggiori utenti del web e delle tecnologie mobili. Il mondo di internet apre loro un vasto orizzonte: bambini e ragazzi hanno la possibilità, con questo strumento, di ampliare le loro informazioni e di accrescere le opportunità di apprendimento. L'utilizzo positivo della rete e delle nuove tecnologie di comunicazione può dunque migliorare notevolmente la formazione e la vita di milioni di giovani, anche in vista di un loro più agevole inserimento nel mondo del lavoro. D'altra parte, com’è noto, bambini e ragazzi non sono esenti da una serie di rischi strettamente connessi alle nuove tecnologie e ai social media, determinati in particolare dalla frequenza con la quale essi tendono a pubblicare on line informazioni personali o a diffondere contenuti violenti e materiale pornografico, fino a sfociare nel cosiddetto «cyberbullismo»).
      Inoltre, troppo spesso si confonde la capacità di utilizzare gli strumenti della rete dei cosiddetti «nativi digitali» con il fatto che a tale capacità corrisponda automaticamente la comprensione delle possibilità e dei limiti che a tali strumenti sono connessi. Si assiste talvolta a una vera e propria delega di responsabilità da parte delle istituzioni, che paiono convinte che il problema del digital divide culturale sia destinato a risolversi da solo, semplicemente con il passare del tempo e con l'avvicendarsi delle generazioni.
      Il rapporto «Opportunities, Risks, Harm and Parental Mediation», promosso da EU Kids On-line, fotografa invece come l'uso inconsapevole della rete sia uno dei rischi più grandi per i giovani che accedono a internet in generale e ai social network site in particolare. Per la loro sicurezza, i bambini e i giovani hanno bisogno dunque di essere consapevoli di ciò che fanno quando usano gli strumenti la rete mette a disposizione, e di imparare quindi a utilizzare internet in modo sicuro e responsabile. Per questo devono essere correttamente informati sulle opportunità e i rischi che derivano dal web e su come affrontarli.
      Emerge quindi l'opportunità di introdurre l'insegnamento di «educazione civica digitale», ossia di introdurre nei percorsi educativi della scuola le conoscenze inerenti a un uso corretto della rete, per formare cittadini consapevoli delle opportunità che essa offre e delle minacce che un suo uso improprio può comportare.
      Per quanto riguarda le politiche attive già promosse in questa direzione, merita una menzione il programma «Safer Internet» della Commissione europea che, fin dalla sua istituzione nel 1999, ha cercato di affrontare queste problematiche mirando a promuovere un utilizzo sicuro e responsabile di internet e di altre tecnologie di comunicazione e mettendo in guardia i ragazzi dalla pericolosità di comportamenti illegali e nocivi. Per sostenere le attività della Commissione europea, la rete dell'informazione sull'istruzione europea Eurydice, ha inoltre effettuato uno studio riguardante l'educazione digitale nelle scuole. Secondo questo rapporto, l'educazione alla sicurezza on line è inclusa nei programmi scolastici di 24 dei 30 Paesi coinvolti nell'indagine ed è attuata mediante una serie di metodi che variano da Paese a Paese.
      Nella maggior parte dei casi, alcuni elementi di educazione o di cittadinanza digitale sono presenti nei curricula; in particolare emerge che sei temi fondamentali dell'educazione all'utilizzo della rete (comportamento sicuro sul web, download e copyright, contatto con gli estranei, cyberbullismo, privacy e uso appropriato di dispositivi mobili) sono comunemente affrontati nei diversi sistemi educativi e che questa materia si trova inclusa nel programma di informatica ovvero trattata trasversalmente (cosa che rende necessaria un'adeguata formazione del corpo docente).
      L'approfondimento dell'educazione digitale è, inoltre, compreso nei programmi scolastici secondo diversi percorsi e livelli di intensità. In molti sistemi educativi, elementi di on line safety sono sviluppati come approfondimenti di «Information and communication technologies» (ICT) e, in alcuni Paesi, questo approccio generale è supportato da lezioni specifiche.
      Per fare un esempio, nella comunità fiamminga del Belgio esiste un curriculum ad hoc, che comprende una vasta gamma di competenze e di attitudini; in Spagna il curriculum scolastico specifico si chiama «processi di informazione e competenza digitale»; nella Repubblica ceca le misure relative alla sicurezza sul web sono incluse nei programmi educativi di portata più ampia, mirati a prevenire la xenofobia e il razzismo, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini; in Finlandia e nel Regno Unito, infine, elementi di on line safety sono inseriti nei programmi delle discipline relative allo sviluppo delle competenze multimediali e di comunicazione. In generale, le singole scuole sono responsabili per l'assegnazione del numero di ore dedicate ai temi dell'educazione digitale e per la distribuzione dei contenuti e del carico di lavoro tra i docenti.
      Per quanto riguarda i referenti nelle scuole, l'incarico di insegnare elementi di educazione digitale, nella maggior parte dei Paesi europei, è condiviso tra il docente di ICT e altri insegnanti. In Bulgaria, a Cipro, in Lettonia e in Polonia, è il solo docente di ICT a essere responsabile dell'insegnamento di questi argomenti. In alcuni Paesi, poi, esperti esterni assistono gli insegnanti nell'ambito di progetti o gruppi di lavoro; in altri le autorità scolastiche, centrali o locali, possono individuare l'insegnante che si occuperà di questo tema, a seconda dell'organizzazione temporale e programmatica dell'anno scolastico. In generale, nei Paesi europei che hanno adottato una normativa sull'uso positivo della rete, gli insegnanti responsabili devono avere specifica formazione supplementare su tali temi. In quasi tutti questi Paesi esistono, infatti, specifici corsi di qualificazione professionale – sia a livello pedagogico che tecnico – che sono generalmente organizzati da istituti di formazione degli insegnanti o da consorzi istituiti per la diffusione della competenza digitale e della sicurezza on line. In Grecia, ad esempio, il Ministero della pubblica istruzione promuove direttamente corsi di formazione tramite il programma educativo nazionale per insegnanti di informatica. In Francia, invece, la formazione è strutturata in due fasi: una prima formazione dei dirigenti scolastici e una seguente trasmissione, da parte degli stessi, delle competenze acquisite ai docenti. I dirigenti, in questi casi, lavorano in stretta collaborazione con i consulenti di ICT a livello regionale.
      Sempre dallo stesso studio della rete Eurydice emerge, tuttavia, come l'Italia sia tra i pochi Paesi che non hanno previsto alcuna forma di insegnamento relativo all'educazione digitale a livello di scuola primaria e secondaria. Questo – anche alla luce del fatto che i bambini e i ragazzi sono sempre più ignari dei pericoli e delle opportunità reali del web, nonostante dati quali quelli del Decimo Rapporto annuale del Censis/Ucsi 2012 sulla comunicazione, secondo i quali il 90,3 per cento dei giovani a partire dai quattordici anni di età utilizza Facebook e il 54,8 per cento possiede uno smartphone – determina una problematica seria che deve essere affrontata e risolta.
      L'educazione e la cittadinanza digitale non possono essere concepite solamente come uno strumento di prevenzione del cyberbullismo, da un lato, e della violenza sui minori, dall'altro.
      Un'indagine di Jobvite rivela, infatti, che il 94 per cento delle società di selezione del personale si serve dei social media come strumento di recruiting e che nel 42 per cento dei casi spesso si è verificata una rivalutazione della posizione del candidato a seguito di una verifica dei suoi profili social. Saper utilizzare al meglio i social media è dunque fondamentale, anche ai fini dell'inserimento lavorativo, e l'educazione e la cittadinanza digitale possono costituire in questo senso importanti strumenti, oltre che di prevenzione, anche di promozione del rapporto positivo tra scuola e mondo del lavoro.
      Tra le competenze che i moderni sistemi educativi perseguono, inoltre, assume particolare rilievo quella di saper utilizzare una pluralità di fonti informative per la costruzione di saperi. La rete, quale enorme bacino di informazioni, rappresenta una fonte essenziale, ma spesso usata senza conoscere i protocolli, i codici e i criteri utili a catalogare una fonte come affidabile. La conoscenza di ogni aspetto connesso agli organi e ai criteri di valutazione delle fonti deve essere inquadrato come elemento imprescindibile di educazione digitale.
      Ancora, dal corretto utilizzo degli strumenti e delle tecnologie di comunicazione digitale dipende la capacità dei cittadini di partecipare in maniera compiuta e consapevole alle scelte pubbliche e alla vita democratica del Paese. L'Italia, pur avendo aderito all’Open Government Partnership – un accordo multilaterale pensato per promuovere le pratiche e i modelli di open government a livello internazionale – ha fatto pochissimo in tal senso, come certificato dal meccanismo indipendente di reporting che ha effettuato un'analisi dalla quale risulta l'inadempienza del nostro Paese alla quasi totalità degli impegni presi. Formare cittadini consapevoli del ruolo delle tecnologie di comunicazione vuol dire anche formare cittadini in grado di partecipare attivamente alla vita democratica del Paese, sfruttando compiutamente le possibilità degli strumenti di trasparenza, partecipazione e collaborazione proprie dell’open government.
      In ultimo, dalla capacità di sfruttare correttamente le tecnologie digitali dipende anche la possibilità di sviluppare una reale economia digitale. Ad oggi l'incidenza del ruolo del digitale sul PIL è abbondantemente al di sotto delle medie europee, facendo del nostro Paese un Paese che non sa sfruttare adeguatamente le possibilità che il digitale offre per l'economia. Formare giovani che comprendono il ruolo del digitale vuol dire anche e soprattutto mettere il Paese nelle condizioni di coglierne le opportunità.
      In alcune aree del nostro Paese si stanno sviluppando, grazie al Piano nazionale scuola digitale, sperimentazioni di strategie didattiche assistite dalle tecnologie che portano gli alunni a non considerare lo sviluppo tecnologico soltanto come mezzo di evasione o comunicazione sociale, ma anche come strumento culturale e di apprendimento, offrendo una reale e concreta educazione all'utilizzo consapevole del digitale. Purtroppo questo scenario, molto positivo, interessa una parte minima delle scuole italiane e non risolve l'urgenza educativa in questione, che rimane legata soprattutto alla sensibilità e alla preparazione dei docenti.
      Alla luce di questo, con la presente proposta si vuole introdurre anche nella scuola italiana l'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale, da concepirsi non come disciplina curriculare a sé stante, ma come approccio interdisciplinare affidato al coordinamento di un docente individuato dal collegio dei docenti nell'ambito dell'organico e adeguatamente formato a questo scopo. A tal fine dovranno essere attivati corsi di aggiornamento presso l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE), specificamente rivolti a coloro che avranno l'onere della definizione dei percorsi di educazione digitale nel piano dell'offerta formativa e ai dirigenti scolastici. Allo stesso modo, i percorsi di abilitazione all'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado dovranno prevedere corsi di didattica dell'educazione civica al digitale.
      Infine si prevede che l'orientamento per gli studenti della scuola secondaria superiore abbia tra gli obiettivi anche quello di aiutare i ragazzi a presentare adeguatamente se stessi, realizzando curriculum vitae, anche in formato digitale, che integrino i profili social già esistenti e li sostengano nell'implementarne di nuovi, valorizzando e migliorando così la loro presenza sul web.
      Prevenire i pericoli del web, insegnando, contestualmente, a utilizzarne a pieno le potenzialità: è questa l'idea che anima la presente proposta di legge su educazione civica al digitale ed educazione e cittadinanza digitale, ovvero insegnare agli adulti del domani come usare efficacemente quello che la tecnologia ci offre, trasformando i social network da passatempo fine a se stesso o, nei casi peggiori, arma dell'ignoranza, a valore positivo, al servizio dei cittadini e delle imprese.
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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Introduzione dell'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale nelle attività didattiche).

      1. È istituito, nell'ambito del sistema nazionale di istruzione e formazione, l'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale.
      2. Con la finalità di garantire il valore educativo dell'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale di cui al comma 1, in coerenza con il Piano nazionale scuola digitale, è istituita, nell'ambito del corpo docente, la figura dell'educatore digitale nella scuola primaria e secondaria, con il compito di coordinare la programmazione inerente ai temi della rete internet secondo le modalità previste dal piano dell'offerta formativa.
      3. La figura del docente educatore digitale di cui al comma 2 è individuata dal collegio dei docenti, nell'ambito dell'organico dell'istituzione scolastica, come funzione strumentale ai sensi dell'articolo 33 del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del Comparto scuola, di cui all'accordo 29 novembre 2007, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 292 del 17 dicembre 2007. Le competenze del medesimo docente vengono certificate annualmente, entro tre mesi dall'avvio dell'anno scolastico successivo, dall'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
      4. L'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale non costituisce materia curricolare autonoma, ma è parte integrante degli orientamenti educativi e del piano dell'offerta formativa d'istituto, nel

rispetto delle linee guida adottate ai sensi dell'articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione 22 agosto 2007, n. 139.
      5. In attuazione di quanto previsto dal comma 4, i piani dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado possono prevedere, secondo tempi, metodologie e criteri di verifica definiti dal piano dell'offerta formativa, l'adozione di misure educative volte all'insegnamento di elementi base di programmazione, all'educazione alla positiva condivisione di informazioni, alla promozione di comportamenti responsabili sul web nonché al contrasto di comportamenti aggressivi o diffamanti e del bullismo elettronico.
      6. Per favorire la più ampia diffusione della cultura digitale nelle scuole e la definizione di piani dell'offerta formativa in linea con le raccomandazioni europee in materia di competenze digitali, i corsi di formazione rivolti ai docenti educatori digitali sono aperti ai dirigenti scolastici delle scuole statali di ogni ordine e grado.
Art. 2.
(Formazione dei docenti abilitati all'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale).

      1. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1974, n. 419, stabilisce, con proprio decreto, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, i criteri per lo svolgimento delle attività di aggiornamento dei docenti referenti per l'insegnamento di educazione e cittadinanza digitale e le competenze minime dei medesimi docenti, nonché le modalità di riconoscimento delle competenze stesse.
      2. Per la formazione dei docenti, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con le università, inserisce la didattica dell'educazione e cittadinanza digitale nei programmi dei corsi di abilitazione all'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, in ottemperanza alle finalità della presente legge.

Art. 3.
(Percorsi di orientamento per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado per la valorizzazione delle competenze digitali).

      1. Al fine di facilitare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, anche mediante la realizzazione di curriculum vitae in formata digitale che ne rappresentino adeguatamente le aspirazioni e le competenze, integrando i profili personali già presenti sui social media o realizzandone di nuovi, la valorizzazione delle competenze digitali è inserita nei percorsi di orientamento di cui all'articolo 3, del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, e successive modificazioni.
      2. In attuazione di quanto previsto dal comma 1 del presente articolo, all'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, è aggiunta, in fine, la seguente lettera:

          «g-bis) rappresentare mediante la realizzazione di curriculum vitae, anche digitali, le proprie aspirazioni e competenze, integrando profili personali già presenti sui social media e realizzandone di nuovi».

Art. 4.
(Norme transitorie).

      1. Le disposizioni recate dalla presente legge si applicano a decorrere dall'anno scolastico 2015-2016.
      2. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce le modalità di monitoraggio dei risultati dalle misure previste dalla legge medesima, con particolare riferimento allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti e all'evoluzione del fenomeno del bullismo elettronico.
      3. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.