• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
S.0/00576/001/ ... in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto...



Atto Senato

Ordine del Giorno 0/576/1/0813 presentato da MASSIMO CALEO
martedì 21 maggio 2013, seduta n. 004

Le Commissioni riunite,
in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi di Expo 2015;
premesso che:
il decreto-legge in esame, prevede una serie di interventi per superare situazioni emergenziali relative a crisi industriali, rifiuti ed eventi sismici, che coinvolgono regioni e numerosi enti locali;
l'attuazione dei vari interventi predisposti dal provvedimento in esame, come evidenziato anche dai diversi soggetti auditi, rischia di essere vanificato in ragione delle stringenti regole del patto di stabilità interno che impediscono alle regioni e agli enti locali di effettuare spese, in particolare per investimenti, pur avendo a risorse disponibili;
tutti i comuni, ivi compresi quelli con popolazione tra 1.000 e 5.000 abitanti, sono chiamati a concorrere alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, in conformità del patto di stabilità e crescita, di cui al Regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio del 7 luglio 1997 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche, il quale stabilisce vincoli sul disavanzo e il debito che fanno riferimento al complesso delle amministrazioni pubbliche, nonché della Costituzione, articolo 119, secondo comma e, a decorrere dall'esercizio finanziario relativo all'anno 2014, primo comma, quale modificato dalla legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1 (Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale), articolo 4, comma 1, lettera a);
gli enti locali dovrebbero concorrere agli obiettivi di finanza pubblica secondo principi di ragionevolezza e sostenibilità, che tengano conto della virtuosità delle gestioni di bilancio e della varietà dimensioni demografiche e capacità finanziarie e amministrative;
considerato che:
dal corrente anno il Patto di stabilità si applica anche nei confronti dei piccoli Comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti;
i piccoli comuni sono già impegnati in un complesso processo di riorganizzazione amministrativa, che consegue agli obblighi di gestione in forma associata di nove delle dieci funzioni comunali fondamentali, a norma del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica), articolo 14, comma 28, e di costituire le centrali uniche di committenza, a norma del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici);
l'applicazione del patto di stabilità interno nei confronti dei piccoli comuni è irragionevole e insostenibile dal punto di vista finanziario e amministrativo, poiché si aggiunge al predetto complicato processo di riorganizzazione amministrativa e sono in causa bilanci di ridotta entità, i cui flussi di cassa, data la dipendenza da fonti esterne per gli investimenti, risultano praticamente impossibili da regolare come richiesto dal patto, con conseguenti ricadute paralizzanti anche sui pagamenti alle imprese;
i piccoli Comuni vivono una totale paralisi politica e amministrativa che, nell'attuale difficile contesto economico e sociale, va a gravare su famiglie e imprese già duramente provate, comportando il blocco della realizzazione di tante piccole opere utili - in materia, a esempio, di efficienza energetica degli edifici pubblici, manutenzione delle strade e messa in sicurezza del territorio -, pure già finanziate o finanziabili anche col concorso dei fondi europei, e lo spreco dei relativi investimenti,
osservato che:
entro il mese di giugno, a livello europeo saranno assunte decisioni sull'Italia in merito alla "procedura di disavanzo eccessivo": l'auspicata chiusura di tale procedura confermerebbe l'efficacia dell'azione di risanamento della finanza pubblica svolta negli anni della crisi dai precedenti governi;
le previsioni della Commissione europea pubblicate il 3 maggio prendono atto dell'efficacia del consolidamento fiscale svolto in questi anni e proiettano un'evoluzione della finanza pubblica italiana che vede un indebitamento netto inferiore al limite del 3 per cento ed un saldo strutturale, al netto cioè della componente ciclica e delle una tantum, che si avvicina al pareggio nei prossimi anni, evidenziando come vi siano le premesse per una positiva conclusione della "procedura di disavanzo eccessivo";
l'uscita dalla procedura di disavanzo aprirebbe prospettive di margini di manovra più ampi per il Governo, consentendo al paese di poter usufruire, pur nella prospettiva del rispetto dei parametri di indebitamento e di pareggio strutturale, di adottare una politica di bilancio non più basata sull'austerità;
in tale ambito si potrebbero aprire spazi per una revisione del Patto di stabilità interno, almeno per la parte riguardante lo sblocco delle spese per investimenti da parte delle regioni e degli enti locali, a partire da quelli virtuosi;
tutto ciò premesso e considerato,
impegnano il Governo:
ad assumere, successivamente alla conclusione positiva della "procedura di disavanzo eccessivo", tutte le iniziative necessarie, anche in sede europea, al fine di favorire revisione del Patto di stabilità interno, almeno per la parte riguardante lo sblocco delle spese per investimenti, con priorità per quelli immediatamente cantierabili, da parte delle regioni e degli enti locali, a partire da quelli virtuosi;
a prevedere, in attesa di una più ampia revisione del Patto di stabilità interno, che le spese sostenute dalle Regioni e gli enti locali che si trovino ad affrontare situazioni di emergenza dovute a catastrofi naturali, situazioni di grave emergenza ambientale e di rischio idrogeologico e di messa in sicurezza di edifici pubblici, a partire dagli edifici scolastici, siano comunque escluse dall'applicazione delle disposizioni del patto di stabilità interno;
a disciplinare il concorso dei piccoli comuni, con popolazione tra 1.000 e 5.000 abitanti, alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica mediante uno strumento più ragionevole e sostenibile, in considerazione delle loro dimensioni demografiche, delle limitate risorse finanziarie e amministrative a disposizione e del processo di riorganizzazione amministrativa già in atto.
(0/576/1/0813)
CALEO, FILIPPI, BORIOLI, CANTINI, CARDINALI, MARGIOTTA, PEZZOPANE, SONEGO, RANUCCI, CUOMO, MANASSERO, MIRABELLI, MORGONI, PUPPATO, SOLLO, VACCARI