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Atto a cui si riferisce:
S.1/00054 premesso che: dal marzo 2011 in Siria è in corso una guerra civile che vede contrapposte le forze governative, fedeli al capo dello Stato Bašš?r al-Asad, e gli oppositori riuniti nella...



Atto Senato

Mozione 1-00054 presentata da MARIA MUSSINI
lunedì 3 giugno 2013, seduta n.032

MUSSINI, GAMBARO, ORELLANA, DE PIETRO, GAETTI, SANTANGELO, VACCIANO, PUGLIA, MANGILI, BLUNDO, MONTEVECCHI - Il Senato,

premesso che:

dal marzo 2011 in Siria è in corso una guerra civile che vede contrapposte le forze governative, fedeli al capo dello Stato Bašš?r al-Asad, e gli oppositori riuniti nella cosiddetta Coalizione nazionale siriana;

secondo i report dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, dall'inizio del conflitto ad oggi, i caduti sarebbero oltre 90.000 e, tra questi, migliaia di civili, comprese donne e bambini. Vi sarebbero inoltre circa 2 milioni e mezzo di siriani profughi: 2 milioni all'interno del Paese, mentre i restanti sarebbero fuggiti oltre confine e, infine, altre decine di migliaia di oppositori sarebbero stati rinchiusi in carceri, dove si praticherebbe ogni tipo di tortura;

diverse organizzazioni non governative sostengono che le forze governative e i miliziani di Shabiha usino i civili come scudi umani, mentre gli oppositori del regime sono accusati di gravi violazioni dei diritti umani (torture, sequestri, esecuzioni di militari governativi);

premesso inoltre che:

la quasi totalità degli attori della politica internazionale, Lega araba, Stati Uniti, Unione europea, ha condannato l'uso di violenze contro i manifestanti; tuttavia, la Federazione russa e la Repubblica popolare cinese hanno più volte posto il veto a risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu di condanna delle azioni governative;

la Lega araba, già nel 2011, ha sospeso la Siria per le modalità di gestione della propria crisi, inviando una missione di osservatori per risolvere pacificamente i conflitti. L'Onu, sempre al fine di risolvere la crisi, nel febbraio 2012 ha nominato Kofi Annan quale suo inviato speciale. La croce rossa internazionale, dal luglio 2012, applica la legge umanitaria internazionale, prevista dalla convenzione di Ginevra;

lo Stato di Israele nel gennaio 2013 ha cominciato attacchi preventivi, sul confine siro-palestinese, per impedire il trasferimento di armamenti sul territorio siriano;

alla fine di febbraio si è svolta a Roma una riunione della Conferenza degli amici della Siria, con la partecipazione del neosegretario di Stato Usa John Kerry. La conferenza ha indicato l'impossibilità di un coinvolgimento degli Usa in un nuovo conflitto mediorientale (infatti gli Usa hanno fornito solo aiuti umanitari e dispositivi non letali ai ribelli) e ha decretato la necessità di un'uscita di scena di Bašš?r al-Asad, sostenendo tuttavia la possibilità di un negoziato tra l'opposizione e il regime;

la Coalizione nazionale siriana, pur accogliendo con palese delusione gli esiti della Conferenza, ha aderito alla proposta di un negoziato, rinviando la decisione di dar vita a Istanbul ad un Esecutivo provvisorio in esilio;

dopo alcuni mesi nei quali si sono succeduti numerosi attentati, attacchi preventivi israeliani ed allarmi non confermati sulla sporadica utilizzazione di armi chimiche da entrambe le parti in conflitto, Usa e Russia hanno deciso per una conferenza di pace da tenersi entro la fine di maggio. Reazioni particolarmente positive a tale iniziativa sono venute dall'Unione europea;

il 15 maggio 2013, l'Assemblea dell'Onu ha adottato una risoluzione riguardante la Siria che incoraggia il Consiglio di sicurezza a "considerare misure appropriate" a garantire che i responsabili delle violazioni dei diritti umani siano chiamati a rispondere delle loro azioni, chiede indagini indipendenti e imparziali su ogni possibile crimine contro l'umanità e crimine di guerra degli ultimi 26 mesi;

il 27 maggio si è tenuto il meeting dei Ministri degli esteri del Consiglio d'Europa, conclusosi con un'articolata dichiarazione di principio, in cui si segnalano concetti quali la difesa dei diritti umani violati in Siria dal regime di Bašš?r al-Asad, la tutela delle minoranze religiose ed etniche contro ogni forma di integralismo, ed infine la condanna della proliferazione di armi chimiche, ma pure del terrorismo di matrice islamica;

i Ministri degli esteri del Consiglio d'Europa hanno deciso di rinnovare le misure restrittive nei confronti della Siria, in scadenza il 31 maggio 2013, limitatamente a quelle di natura economica, mentre quelle relative alle forniture di armi sono state revocate, lasciando ad ogni Stato membro la facoltà di autoregolarsi, con l'impegno di non procedere alla consegna degli armamenti prima del 1° agosto 2013, quando il Consiglio rivaluterà la sua posizione;

considerato che:

l'organizzazione della conferenza di Ginevra, attesa ansiosamente da chi desidera intensamente una soluzione pacifica, ha già riscontrato alcune difficoltà nel fare sedere al tavolo la rappresentanza dell'opposizione siriana, oggi ancora divisa nonostante sia stato creato un organo composto da un'ampia rappresentanza della società civile che si oppone al Governo di Bašš?r al-Asad;

l'articolo 11 della Costituzione sancisce che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo"

lo scopo principale dell'embargo è quello di esercitare una pressione su chi ne è oggetto, al fine di indurlo ad assumere comportamenti ritenuti migliori;

il mancato rinnovo dell'embargo diminuisce di fatto la pressione per una soluzione pacifica, consentendo il rifornimento d'armi proprio pochi giorni prima della conferenza di pace; inoltre, la data del 1° agosto 2013 per la rivalutazione della posizione dell'Europa mette, di fatto, una data di scadenza alla conferenza di pace, il cui successo è fortemente legato alla durata del negoziato;

la comunità internazionale non dovrebbe riservarsi il compito di decidere esternamente chi sia più titolato a rappresentare internamente gli interessi del Paese, ma piuttosto quello di creare con determinazione le condizioni per un dialogo,

impegna il Governo e, in particolare, il Ministro degli affari esteri:

1) a partecipare a ogni tavolo di trattativa atto a trovare una soluzione pacifica dei conflitti, nel rispetto della Costituzione;

2) a non sostenere e ad ostacolare proposte volte alla riapertura della fornitura di armi e materiale bellico alla Siria;

3) ad impedire, con tutti gli strumenti di cui dispone, il transito di armi e materiale bellico verso la Siria in porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, acque territoriali e spazio aereo italiano, da qualsiasi parte dell'Europa provengano.

(1-00054)