• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.4/06435 per realizzare la massicciata dei binari della linea dell'alta velocità ferroviaria nella provincia di Brescia, il Consorzio Cepav 2 (Consorzio Eni per l'alta velocità) responsabile della...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06435presentato daCOMINELLI Miriamtesto diGiovedì 16 ottobre 2014, seduta n. 311

COMINELLI e GALPERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
per realizzare la massicciata dei binari della linea dell'alta velocità ferroviaria nella provincia di Brescia, il Consorzio Cepav 2 (Consorzio Eni per l'alta velocità) responsabile della tratta Milano-Verona ha chiesto di aprire sei nuove cave di prestito per un totale di 11 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia;
l'autorizzazione per la realizzazione delle cave di prestito arriva direttamente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e non sono in alcun modo sottoposte ai vincoli autorizzativi degli enti locali. L'obiettivo di tale procedura è quello di mettere i costruttori di opere di pubblica utilità nelle condizioni di avere materiale inerte vicino ai cantieri, per limitare gli extra costi dovuti al trasporto;
le nuove sei cave andrebbero a ricadere nei territori dei comuni di Castenedolo, Calcinato, Castelnuovo, Lograto, Montichiari dove sono già presenti bacini estrattivi inseriti nel piano cave che attualmente, complice la tragica crisi del settore, sono di molto sotto utilizzati – ad oggi si è estratto meno della metà dei 68 milioni di metri cubi estraibili – e che invece potrebbero rappresentare una risorsa immediatamente utilizzabile;
la notizia, come evidenziato in due articoli sul Corriere della Sera (del 30 settembre e del 9 ottobre 2014) a firma Pietro Gorlani, è stata commentata negativamente anche dell'Associazione industriale bresciana, per voce di Daniela Grandi, presidente del settore industrie estrattive di Aib, che nelle dichiarazioni al quotidiano afferma «Siamo favorevoli alla realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche, e certamente anche della Tav ma queste grandi opere devono generare indotto, diretto ed indiretto, per i territori su cui insistono. È perciò quantomeno sconcertante che la CEPAV 2 programmi l'apertura di sei nuove cave, usufruendo del salvacondotto ministeriale, senza tenere in minimo conto le risorse già presenti nel territorio». L'Aib avanza inoltre le sue proposte: «Due sono gli aspetti che il Ministro Lupi dovrebbe prendere in considerazione: le cave di prestito previste dalla Cepav non solo creeranno un ulteriore pesante danno ambientale, ma sono anche assurde sotto il punto di vista economico, in quanto contigue a cave già attive e momentaneamente sottoutilizzate a causa delle crisi edilizia. Secondo punto: l'industria della nostra provincia ha a disposizione un'ingente quantità di inerti certificati, derivanti da scorie di fusione, a bassissimo costo, perfettamente idonei allo scopo, che potrebbero fornire in larga misura le quantità di materiale necessario per la realizzazione dei lavori TAV, qualora la disponibilità dei materiali, prelevabili dalle cave già attive, non fosse sufficiente, con il corollario positivo della eliminazione di tali materiali dai piazzali delle aziende e di creazione di valore senza consumo di territorio e di sottosuolo»;
analoghe perplessità sono state avanzate in più occasioni dai sindaci dei territori della provincia bresciana coinvolti che auspicano una soluzione di buonsenso che tenga conto, prima di aprire altri crateri sul territorio della possibilità di utilizzare le volumetrie residue del piano cave in vigore;
va inoltre fatto notare che la normativa ambientale disincentiva la realizzazione di crateri in falda, proprio per tutelarla da inquinanti atmosferici e non solo, mentre in questo caso alcune di queste cave andrebbero realizzate in aree dove la falda acquifera viaggia in superficie –:
se non intenda rivedere le autorizzazioni concesse nell'ottica di valutare l'effettiva necessità dell'apertura di nuove cave in un territorio già fortemente segnato dalla presenza di cave, molte delle quali trasformate in discariche, vista la possibilità di accedere a soluzioni più vantaggiose dal punto di vista delle opportunità economiche, delle positive ricadute occupazionali sul territorio e della tutela ambientale. (4-06435)