Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00070 premesso che:
il Consiglio europeo di fine giugno 2013 è sempre dedicato ad una analisi e programmazione complessiva dei temi economico-finanziari, che passa sotto la dicitura tecnica di...
Atto Senato
Mozione 1-00070 presentata da MASSIMO BITONCI
martedì 18 giugno 2013, seduta n.043
BITONCI, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, CALDEROLI, CANDIANI, CENTINAIO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAVICO, DIVINA, MUNERATO, STEFANI, STUCCHI, VOLPI - Il Senato,
premesso che:
il Consiglio europeo di fine giugno 2013 è sempre dedicato ad una analisi e programmazione complessiva dei temi economico-finanziari, che passa sotto la dicitura tecnica di "coordinamento ex ante delle politiche economiche". Gli ultimi incontri si sono concentrati in realtà quasi esclusivamente sul contenuto delle raccomandazioni elaborate dalla Commissione europea, organo tecnico e non politico, misure da imporre a ciascun Paese, con prescrizioni precise, invasive, autoritarie da parte di Bruxelles in particolare per alcuni Paesi della zona euro;
prendendo le mosse dalla situazione di crisi economica e finanziaria che ormai da 7 anni attanaglia l'Europa più del resto del mondo, e che in Europa, a differenza che in altre aree, non presenta alcun segno di inversione di tendenza, il Consiglio europeo proporrà l'ennesima strategia per la crescita e la lotta contro la disoccupazione, riproponendo formule ormai già risultate inapplicate o inefficaci, perché pensate per agire all'interno dei meccanismi europei esistenti;
mentre le istituzioni europee ripetono rituali che non ingannano né i mercati, né i partner internazionali, né i comuni cittadini, da più parti si sta affermando l'idea che nulla potrà fare l'Unione europea contro la crisi economica, se non partendo da una profonda e totale revisione dell'architettura istituzionale, della legittimazione democratica, dei meccanismi decisionali e, solo in un secondo momento, delle linee d'azione;
l'incapacità dell'Europa di reagire e di gestire l'attuale grave momento è andata di pari passo con l'imposizione a molti Paesi di misure economiche stringenti, impedendo quindi sul fronte interno qualunque possibilità di intervento a sostegno delle economie nazionali e locali. Il risultato è lo stallo decisionale ed economico, foriero però di tensioni sociali, di crisi occupazionali, di politiche di welfare a rischio e di generale insicurezza e malcontento popolare;
si registra oggi in tutto il continente una grave distanza e un disamore dei cittadini europei nei confronti dell'Europa. Al contrario è assolutamente necessario un sentimento di solidarietà europea, che si attui a tutti i livelli, anche a quello economico; ma al primo esame, quello della salvaguardia solidale dei titoli di alcuni Paesi in difficoltà, questa solidarietà è invece contestata, rifiutata e addirittura portata di fronte ai più alti tribunali costituzionali, come la Corte di Karlsruhe;
la mancanza di amore per l'Europa e di condivisione solidale tra europei è dovuta a molti fattori, ma principalmente alla mancanza di coinvolgimento dei cittadini europei nelle dinamiche dell'Unione. Le decisioni della Commissione europea sono assunte da burocrati incolori, privi di alcuna legittimazione democratica, supportati da una burocrazia elefantiaca, costosa, mai sottoposta a verifica o controllo della propria efficacia e capacità;
in Italia non è mai stato possibile, nonostante ripetute richieste, un vero confronto popolare sui temi dell'architettura istituzionale e dei poteri dell'Unione europea; perché con troppa superficialità è stata sbandierata la previsione costituzionale che vieta in via generale di sottoporre a referendum i trattati internazionali, una previsione che, quando è stata concepita, non poteva tenere conto della sostanziale eccezionalità dei trattati dell'Unione europea, e che poteva e può essere facilmente integrata con leggi costituzionali ad hoc o forme significative di coinvolgimento popolare;
è giunta l'ora, se c'è volontà di dare un futuro a questa Europa, di uscire dagli schemi dogmatici delle istituzioni già esistenti e di ragionare semmai su un progetto politico europeo che superi gli Stati nazionali, oggi in piena crisi e, di fatto, svuotati di ogni sovranità;
nulla potrà cambiare in meglio finché non verrà profuso un serio impegno per un'Europa dei popoli e delle regioni, fondata sulle persone e sulle loro culture e identità, anziché sull'aridità del mercato e della finanza. Oggi l'Europa è a un bivio: o si va verso una vera integrazione del nucleo centrale dei Paesi che la formano, cioè verso un vero Stato federale d'Europa, verso quella che è chiamata da tempo l'Europa dei popoli, oppure si va verso un veloce declino, manovra recessiva dopo manovra recessiva;
nel 1989 l'Italia, con legge costituzionale, decise di consentire un referendum di indirizzo, il quale prevedeva che fosse dato al Parlamento europeo il mandato di attuare la trasformazione delle Comunità europee in un'effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile verso il Parlamento. Nella stessa occasione si affidò al Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea, da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri. Quindi si voleva creare un'Europa che avesse una Costituzione e non solo trattati e che, dunque, fosse di tipo federale e non una mera associazione di Stati. Tutto ciò non è mai avvenuto. Non si comprende perché il popolo non sia mai più stato chiamato a pronunciarsi su questi temi, come se avesse dato una delega in bianco, senza poter decidere su temi come l'entrata nell'euro, o l'obbligo costituzionale di pareggio di bilancio, sul fiscal compact o sul meccanismo europeo di stabilità, decisioni che condizioneranno la politica economica del Paese per anni, con pesanti ripercussioni sulle future generazioni,
impegna il Governo a promuovere, in occasione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013, come elemento dirimente per permettere all'Unione europea di rispondere efficacemente alle urgenze determinate dalla crisi economica, occupazionale e sociale, l'immediato avvio di una profonda revisione dell'architettura istituzionale europea, volta alla realizzazione di un'Unione politica federale, sulla base degli esiti di una consultazione popolare referendaria che coinvolga tutti i popoli europei.
(1-00070)