Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00075 premesso che:
la crisi iniziata nel 2008 sta tuttora esercitando un forte impatto sul sistema creditizio internazionale e italiano, portando in evidenza situazioni patrimoniali messe a dura...
Atto Senato
Mozione 1-00075 presentata da CAMILLA FABBRI
mercoledì 19 giugno 2013, seduta n.044
FABBRI, TOMASELLI, SANGALLI, COLLINA, ORRU', ESPOSITO Stefano, DEL BARBA, DE MONTE, CUOMO, VERDUCCI, AMATI, MORGONI - Il Senato, premesso che:
la crisi iniziata nel 2008 sta tuttora esercitando un forte impatto sul sistema creditizio internazionale e italiano, portando in evidenza situazioni patrimoniali messe a dura prova. L'eccessiva crescita di un capitalismo di natura finanziaria e speculativa, scisso dalla componente reale dell'economia, che ha portato all'uso spregiudicato di derivati e a forme d'indebitamento irresponsabile, sta determinando un'inedita e pesantissima recessione economica, con ricadute sociali, aumento esponenziale della disoccupazione e potenziali rischi per la democrazia. Alla crisi del sistema finanziario l'Europa ha risposto con politiche di eccessiva austerità, rivolte ai Paesi con maggiore debito pubblico, senza intervenire efficacemente per porre regole alla finanza, incidere sul superamento delle diseguaglianze interne all'area euro ed investire adeguatamente sulle politiche per la crescita;
con l'esplodere della crisi sono emerse le problematiche del credit crunch, ossia della compressione del credito offerto dalle banche alle imprese e alle famiglie, nonostante gli sforzi compiuti dalla Banca centrale europea (BCE) per assicurare liquidità al sistema bancario;
nel contesto nazionale la Banca d'Italia ha più volte rammentato al sistema creditizio l'esigenza di rispettare adeguati parametri patrimoniali (in aderenza ai cosiddetti indicatori Basilea 2) e di sollecitare innovazioni e rigore nella governance degli istituti di credito per essere all'altezza della sfida di assicurare al sistema economico nel suo complesso il sostegno adeguato da parte degli istituti di credito;dall'ingresso nell'euro il panorama del mercato del credito in Italia, come è noto, è stato caratterizzato da alcune tendenze: si è rafforzato il ruolo di vigilanza della Banca d'Italia e si è esplicato, sotto il suo impulso e indirizzo, l'effetto visibile di fusioni ed acquisizioni virtuose e, in alcuni casi, necessarie;
nell'ambito del Centro Italia e nelle Marche si riscontra un fenomeno di rarefazione degli istituti di credito, in cui diverse realtà, pur con sedi e denominazioni regionali, hanno ormai proprietà e direzione nel Nord Italia. Il credito nelle Marche è progressivamente divenuto terra di conquista da parte di istituti provenienti da altre regioni, interessati a drenare risparmi da convogliare verso impieghi prevalentemente in altre aree territoriali;
da tale desertificazione del mercato del credito regionale, che ha interessato progressivamente istituti come Banca Popolare di Ancona, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Cassa di Risparmio di Fano, Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e Cassa di Risparmio di Fermo, resistono ormai soltanto le banche di Credito Cooperativo e la Banca delle Marche, al momento la principale espressione regionale;
vi è una profonda differenza, in termini sostanziali, fra un sistema di credito gestito a livello locale ed uno gestito a livello remoto, fra una governance radicata nel territorio e una lontana. Le banche del territorio, operando in un ambito geografico ristretto, con rapporti di relazione durevoli e una profonda conoscenza del contesto, hanno contribuito alla industrializzazione diffusa dei sistemi di piccole e medie imprese, come nelle Marche. La compresenza della responsabilità gestionale e territoriale nelle banche locali le rende tendenzialmente più capaci di adattarsi alle molteplici esigenze di sviluppo economico-sociale. Infatti, forti istituti di credito locali inducono anche le banche esterne a confrontarsi su specifici obiettivi di sviluppo locale: in altre parole la presenza di robuste banche del territorio costringe le banche esterne a fare maggiore attenzione alle esigenze del territorio stesso, oltre a rappresentare un coagulo di competenze, esperienze e capacità d'innovazione;
le Fondazioni hanno sostenuto negli anni, e in particolare nella crisi, il rafforzamento patrimoniale delle banche e ora dovrebbero svolgere un ruolo nei confronti degli istituti partecipati rispettoso dello spirito della legge n. 218 del 1990 (cosiddetta legge Amato), senza condizionarne le scelte gestionali ed organizzative; dovrebbero promuovere la selezione degli amministratori secondo criteri di eticità, competenza e professionalità, evitando commistioni e passaggi dalla proprietà alla gestione e viceversa; dovrebbero essere autonome dagli enti territoriali e, d'altra parte, le banche dovrebbero essere autonome dalle Fondazioni a cominciare dalla gestione e dall'organizzazione;
appare opportuno mobilitare l'aggregazione e la valorizzazione delle forze economiche e sociali locali nel sostegno agli istituti di credito territoriali, mettendo a disposizione la massa finanziaria critica eventualmente necessaria in una fase di crisi congiunturale come l'attuale, cercando di evitare prospettive di acquisizione e di omologazione dell'intero Centro Italia e delle Marche, aree fortemente integrate ed economicamente sviluppate, da parte di soggetti economici esterni al contesto territoriale e nazionale;
è importante sostenere l'autonomia degli istituti di credito che hanno un radicamento territoriale, in un disegno organico che comprenda la riorganizzazione della rete dei confidi, la valorizzazione degli strumenti finanziari disponibili a livello europeo, la velocizzazione dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, anche grazie alla cessione agli enti locali di spazi finanziari a valere sul Patto di stabilità interno;
considerato che:
la Banca delle Marche è un istituto di medie dimensioni su scala nazionale con un ruolo interregionale e un forte radicamento nell'ambito della regione Marche, che annovera circa 550.000 clienti, 40.000 azionisti, 3.200 dipendenti, 300 filiali, controllata per circa il 55 per cento dalle tre Fondazioni di Macerata, Pesaro e Jesi (Carima, Caripesaro e Carisj), e che ha svolto negli anni un ruolo fondamentale per lo sviluppo locale, come testimoniato dalle rilevanti quote di mercato che la banca vanta nella regione Marche sia sul fronte dell'attivo che del passivo;
la Banca delle Marche, pur non essendo quotata nei mercati regolamentari, requisito sinora normativamente previsto per accedere al sostegno pubblico, ha comunque un flottante tale da consentirle una possibile e successiva quotazione in borsa e rappresenta indiscutibilmente una della principali ragioni che hanno determinato il benessere e lo sviluppo in questa parte dell'Italia;
diverse sono le difficoltà che investono la Banca delle Marche e in particolare: 1) la forte esposizione alla crisi, come dimostrano il livello di incagli e sofferenze, il rapporto tra raccolta e impieghi e i parametri di redditività della banca, su cui hanno inciso in particolare le scelte imprenditoriali delle precedenti amministrazioni fortemente concentrate nel settore immobiliare ora in profonda crisi e che oggi rischia di determinare il deprezzamento del valore delle azioni e la loro svendita a valori inferiori a quelli effettivi, il ridimensionamento e il rischio di sradicamento della banca dalla realtà territoriale; 2) il bilancio consuntivo 2012, approvato recentemente da Banca delle Marche che certifica perdite per 518 milioni di euro, ma con stime ancora superiori per quel che riguarda i crediti a rischio inesigibilità, che hanno inciso significativamente sul livello del patrimonio di vigilanza; 3) la necessità di rafforzamento patrimoniale dell'istituto e di una capitalizzazione inizialmente stimata in circa 250 milioni di euro e che la Banca d'Italia ha suggerito di innalzare ad almeno 300 milioni, in presenza di margini d'intervento nel capitale ridottissimi da parte delle tre Fondazioni proprietarie; 4) la necessità di un nuovo impulso manageriale e di un piano industriale che punti sulla razionalizzazione e l'efficientamento, ma salvaguardi sia la mission della banca, quale agente di sviluppo per il tessuto economico-sociale, con il ritorno ad una forte focalizzazione sui segmenti di clientela tradizionali (piccole e medie imprese-PMI e famiglie) e sui territori di più forte radicamento (in particolare le Marche), sia i livelli occupazionali;
è necessario ridefinire il ruolo, la governance e l'area operativa della Banca delle Marche anche alla luce della situazione amministrativa e gestionale degli ultimi 15 anni;
sarebbe opportuno promuovere un'attività di supporto alle Fondazioni, nel tentativo di favorire quei comportamenti e quelle pratiche capaci di affrontare la delicatissima situazione in cui si trovano gli istituti di credito locale, e in particolare la Banca delle Marche,
impegna il Governo:
1) a prevedere che il Ministro dell'economia e delle finanze, presente nell'ambito del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (CICR), nell'esercitare la vigilanza sulle Fondazioni che esprimono la proprietà di Banca delle Marche, favorisca i principi della migliore rappresentanza territoriale e del rispetto dei criteri di eticità, professionalità e provata competenza;
2) ad individuare nell'ambito della propria competenza gli strumenti finanziari che favoriscano la capitalizzazione di questo istituto di credito, anche ricorrendo a quelle iniziative (Tremonti e Monti bonds) finora riservate alle banche dimensionalmente più grandi, ma non capaci di esprimere lo stesso peso specifico su determinati e localizzati territori;
3) ad intraprendere ogni iniziativa di propria spettanza affinché siano individuate da parte degli organi competenti e, in particolare, della Banca d'Italia soluzioni che, nel rispetto degli indicatori di bilancio e dei vincoli nella realizzazione del piano di riorganizzazione, consentano tempi adeguati per la raccolta finalizzata alla ricapitalizzazione, anche in considerazione del ruolo fondamentale che questo istituto di credito svolge su tutto il territorio nazionale e in particolare nella Regione Marche;
4) a farsi promotore di ogni utile iniziativa di propria competenza affinché lle scelte delle Fondazioni in relazione all'individuazione delle figure chiamate a governare la Banca delle Marche, rispondano ai criteri d'indispensabile rinnovamento, eticità, alto valore professionale, sperimentata competenza, capacità e autonomia.
(1-00075)