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Atto a cui si riferisce:
C.1/00077 premesso che: una società democratica promuove una cittadinanza consapevole sviluppando politiche a favore della cultura, dell'educazione e dell'istruzione; cultura,...



Atto Camera

Mozione 1-00077presentato daSANTERINI Milenatesto diMartedì 11 giugno 2013, seduta n. 31

La Camera,
premesso che:
una società democratica promuove una cittadinanza consapevole sviluppando politiche a favore della cultura, dell'educazione e dell'istruzione;
cultura, educazione e istruzione rappresentano veri e propri beni comuni tutelati dalla Costituzione e condivisi tra i cittadini;
nonostante l'unanime consenso sul valore della formazione e dell'istruzione, la scuola, l'università e il patrimonio culturale in questi anni sono stati depauperati;
Internet ha allargato a dismisura e aperto a tutti l'accesso all'immensa mole di dati disponibili cambiando profondamente la nostra idea di cultura, apprendimento e istruzione e aprendo un divario tra ciò che si apprende a scuola e ciò si impara online, che dovrebbero, invece, essere connessi;
va, quindi, rielaborato il modo in cui la società trasmette alle nuove generazioni i saperi fondamentali per comprendere il mondo, intendendo per «cultura» una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica e conoscenza, tutela e valorizzazione dei beni, promuovendo una trasformazione del sistema d'istruzione, in un rapporto dialettico tra sviluppo economico e culturale;
appare evidente come la scuola debba essere sostenuta nel ruolo di fornire gli strumenti di base e le competenze chiave (i «saperi di cittadinanza») dentro un ambiente di apprendimento globale costituito dalle reti della conoscenza online e in una società sempre più «orizzontale» e che debba essere operato un forte investimento verso la sua digitalizzazione;
l'università e la ricerca costituiscono un bene fondamentale per il sistema Paese. Il modello di sviluppo dei prossimi anni non può essere quello del passato, con scarsa capacità di produrre innovazione. L'investimento in questo campo non si misura su risultati immediati ma sulla capacità di rendere nuovamente competitiva l'Italia sul piano internazionale;
il ruolo della cultura e del sistema di formazione, in particolare, risiede nell'attuazione del principio di una reale giustizia educativa, cioè il passaggio dalla proclamazione delle pari opportunità di accesso alla responsabilità dei sistemi formativi nel produrre uguali possibilità di riuscita facendosi carico delle differenze individuali e sociali, a garanzia di quella mobilità sociale indispensabile in una società democratica. Quindi, un sistema di istruzione deve essere realizzato secondo parametri non solo di efficienza ma anche di equità;
il progresso di una società, infatti, come è messo in evidenza dal rapporto 2013 Cnel-Istat sul Bes (benessere equo e sostenibile), non si misura solo attraverso parametri di carattere economico, ma anche sociale e ambientale;
la relazione del gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea (il gruppo dei «saggi» istituito dal Presidente Napolitano nell'aprile 2013) indica tra le priorità la lotta agli squilibri tra le aree del Paese e tra le singole scuole, messi in evidenza, tra gli altri, dai test Invalsi, dai dati Ocse Pisa, dai rapporti sulla qualità della scuola italiana di Tuttoscuola e dalla fondazione Agnelli;
ancora oggi il successo scolastico e formativo è condizionato dalle origini socio-economiche, tanto che la probabilità di essere in ritardo alla fine delle medie da parte di uno studente figlio di genitori con licenza media è quattro volte superiore a quella del compagno figlio di genitori laureati;
i divari sociali di apprendimento e le disparità in particolare nella lettura rischiano di compromettere il percorso scolastico, specialmente degli studenti di origine più svantaggiata, generando il grave fenomeno dell'abbandono e della dispersione scolastica, come dimostra anche l'alto numero di neet (ragazzi senza scuola e senza lavoro) tra i 15 e i 29 anni;
va crescendo la disparità delle scuole che presentano buoni rendimenti e quelle di minore qualità, dove, tra l'altro, vengono spesso indirizzati gli alunni di origine immigrata, anche se nati e cresciuti in Italia;
appare particolarmente grave la carenza di sicurezza generata dallo stato di incuria dell'edilizia scolastica, su cui il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha focalizzato l'attenzione;
occorre, dunque, agire su diversi fronti: favorire la frequenza alla scuola dell'infanzia (di cui è provato l'effetto positivo sulla riuscita scolastica successiva), contrastare l'abbandono, collegare la formazione professionale con il territorio e il lavoro, potenziare il diritto allo studio, intervenire per gli alunni con bisogni educativi speciali, promuovere l'integrazione degli alunni immigrati divenuti ormai «cittadini» di fatto, valorizzare il ruolo delle famiglie, mettere in sicurezza la scuola; insomma una scuola inclusiva, interculturale e maggiormente coinvolgente, che non sia solo dello Stato, né solo delle famiglie o degli individui, ma della comunità;
per operare queste trasformazioni non occorrono soltanto risorse, ma anche una rinnovata visione complessiva del sistema integrato di istruzione – comprendente la scuola statale e non statale – inteso come «bene comune», basato sul miglioramento della qualità attraverso quattro fondamentali processi, e cioè il potenziamento dell'autonomia, la valutazione (delle persone, dei docenti, degli istituti), l'apertura del sistema e la formazione dei docenti;
occorre rendere effettiva l'autonomia delle scuole, liberandole da vincoli eccessivamente burocratici e introducendo una maggiore libertà di sperimentazione per gli istituti, pur nel controllo delle performance complessive in uscita; l'obiettivo strategico dell'attivazione di una larga autonomia vale sia per gli istituti scolastici sia per gli atenei, con responsabilizzazione piena dei rispettivi vertici;
la valutazione e l'autovalutazione delle scuole e degli atenei costituiscono la via maestra per evitare sprechi e valorizzare la qualità. La messa a sistema della valutazione, promossa dal Governo precedente mediante l'applicazione del regolamento dell'8 marzo 2013, che istituisce e disciplina il sistema nazionale di valutazione delle scuole pubbliche e delle istituzioni formative accreditate dalle regioni, va rafforzata, favorendone la trasparenza e l'efficienza a livello internazionale;
la cooperazione degli studenti e delle famiglie va promossa facilitando tutte le forme di partecipazione, anche economica, alla vita delle istituzioni scolastiche e universitarie, nella prospettiva della «sussidiarietà orizzontale» espressa dall'articolo 118 della Costituzione, concretizzando la possibilità di perseguire lo sviluppo della cultura come interesse generale da parte dei cittadini;
è necessario agire sul nodo storico del reclutamento degli insegnanti, cercando di contemperare i diritti dei docenti «precari» e quelli dei giovani laureati, promuovendo un auspicato ricambio generazionale e favorendo l'aumento del numero dei docenti maschi in un insegnamento che negli ultimi anni si è notevolmente femminilizzato; in particolare, il meccanismo dei concorsi, che va messo a regime, presenta notevoli criticità per quanto riguarda i contenuti delle prove, nonché la competenza e le condizioni di lavoro degli esaminatori;
altrettanto centrale appare l'organizzazione di un sistema coerente tra formazione iniziale, di tipo culturale ma anche orientata alla professionalizzazione – armonizzata con i traguardi di competenze definiti dalle indicazioni nazionali – e la formazione in servizio (da potenziare e promuovere con risorse adeguate); in questo quadro la scuola potrà riconoscere e creare figure di sistema collegate ad incentivi e ad una rendicontazione sociale dei risultati;
in tale ambito va prestata particolare attenzione e risorse a una formazione dei docenti equilibrata tra la componente disciplinare e quella pedagogico-didattica, finora trascurata ma indispensabile per comprendere i nuovi bambini e adolescenti, agire sulla motivazione allo studio, affrontare i conflitti tra pari, valorizzare gli stili di apprendimento, sostenere i bisogni educativi speciali, curare la dimensione socio-affettiva tra reale e virtuale, gestire le nuove forme di razzismo, intolleranza e bullismo anche in rete, mentre ancora oggi il 78 per cento delle scuole medie dichiara di praticare maggiormente la lezione frontale;
i casi di maltrattamento degli alunni nelle aule scolastiche da parte degli operatori educativi che dovrebbero proteggerli mostrano come la loro formazione non debba curare solo gli aspetti culturali o intellettuali, ma siano necessarie nuove e più mirate modalità per selezionare persone eticamente competenti, con attitudine alla professione educativa e personalità equilibrate;
la dimensione educativa va valorizzata anche sostenendo tutte le forme di partenariato tra gli insegnanti e gli educatori professionali, e più in generale tra la scuola e il mondo associativo e del volontariato;
va valorizzata, altresì, la risorsa costituita dagli insegnanti per gli insegnanti, cioè le possibilità offerte dal tirocinio e da altre forme di tutoring per i docenti in formazione, creando e sostenendo modelli di alleanza tra scuole e università nella formazione attiva e partecipata dei docenti,

impegna il Governo:

a rimettere la cultura al centro dell'agenda politica, a promuovere una trasformazione del sistema di istruzione in direzione di una più larga autonomia, di una cultura della valutazione e autovalutazione degli obiettivi, di un'apertura alla sussidiarietà orizzontale e di una qualificazione della formazione dei docenti;
ad investire con maggiore convinzione e risorse nell'equità della scuola come luogo di cittadinanza, nel rispetto e nella cura verso alunni e studenti, nel valore del ruolo dei docenti, nella capacità da parte del sistema formativo di gestire i nuovi processi di conoscenza e di intelligenza collettiva;
a dare piena attuazione all'articolo 118 della Costituzione per favorire l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, nello sviluppo della cultura, dell'educazione e dell'istruzione come bene comune, secondo il principio della sussidiarietà orizzontale;
a contrastare la dispersione scolastica operando per una riduzione del tasso di abbandono scolastico precoce, oggi troppo alto (18 per cento), dando piena attuazione all'Agenda di Lisbona dell'Unione europea; ad assicurare a ogni adolescente che esce da un ciclo scolastico un servizio efficiente di orientamento scolastico e professionale; a rendere più efficaci le connessioni con il sistema produttivo;
a completare, rafforzare e migliorare il nuovo sistema di valutazione, affidando una funzione di benchmark ad alcuni istituti come modello di buone pratiche nei confronti degli altri, operando anche per introdurre incentivi legati alla valutazione del corpo docente, posto che solo tale sistema di verifica, purché adeguato ai diversi contesti locali e sociali, permetterà di passare da una scuola che si limita a dichiarare il proprio operato attraverso i piani formativi ad una scuola che individui e consegua i suoi obiettivi in modo mirato secondo il principio delle competenze;
a rivedere le modalità di organizzazione dei concorsi dal punto di vista delle tipologie delle prove, della selezione e delle condizioni di lavoro degli esaminatori, a garanzia dell'effettiva qualità della scelta degli idonei; ad approntare un piano di formazione degli insegnanti in servizio che parta dai bisogni mirati e contestualizzati localmente, si sviluppi secondo metodologie innovative di ricerca-azione anche basata sulle esperienze, con una valutazione finale degli esiti;
ad operare in direzione di un'effettiva e decisa semplificazione delle procedure amministrative e burocratiche che attualmente assorbono gran parte delle energie degli operatori scolastici;
a produrre un monitoraggio attento degli effetti prodotti dalle riforme dell'università degli ultimi anni, evitando un ulteriore shock riformatore, accompagnato da una valutazione seria e equilibrata della ricerca di base ed applicata, scientifica e umanistica, secondo i criteri della valutazione della qualità della ricerca; ad investire sull'università in modo mirato e finalizzato, promuovendo una vera equità (borse di studio e prestiti d'onore), facilitando l'accesso a fondi per la ricerca, favorendo a tutti i livelli l'internazionalizzazione delle scuole e delle università.
(1-00077) «Santerini, Dellai, Capua, Molea, Vezzali, Caruso, Causin, Galgano, Rossi, Schirò Planeta, Vitelli».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno e vertente su materia analoga).