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Atto a cui si riferisce:
S.1/00078 premesso che: a partire dal 31 maggio 2013, quando una manifestazione di protesta contro la ristrutturazione del Gezi Park di Istanbul è stata contrastata dalla polizia con l'uso della...



Atto Senato

Mozione 1-00078 presentata da LAURA PUPPATO
giovedì 20 giugno 2013, seduta n.046

PUPPATO, TONINI, ZANDA, MARTINI, LEPRI, MATURANI, FEDELI, GHEDINI Rita, PEGORER, CORSINI, MICHELONI - Il Senato,

premesso che:

a partire dal 31 maggio 2013, quando una manifestazione di protesta contro la ristrutturazione del Gezi Park di Istanbul è stata contrastata dalla polizia con l'uso della forza, si sono sviluppate in diverse città turche iniziative di contestazione delle politiche governative, teatri di scontri violenti tra dimostranti e forze dell'ordine;

il Governo di Ankara ha mostrato una reazione ambivalente ed ha alternato segnali di apertura con gravi e crescenti azioni di repressione, evidenziando l'indisponibilità a farsi carico del disagio espresso dai manifestanti al costo della rottura del patto democratico con i cittadini;

il 7 giugno, ad Istanbul, in occasione della Conferenza sulle relazioni Unione europea-Turchia, il commissario europeo per l'allargamento, Stefan Fule, ha espresso forte preoccupazione per le violenze subite dai manifestanti, condannando l'uso eccessivo della forza da parte della polizia e ricordando che il dovere dei Paesi che vogliono entrare nell'Unione europea è quello di aspirare ai più alti standard possibili di democrazia che includono la libertà di opinione, la libertà di pacifiche assemblee e la libertà dei media di riferire su quello che succede quando succede. Stefan Fule ha chiesto alla Turchia di non rinunciare ai valori di libertà e democrazia assicurando che da parte sua l'Unione europea non rinuncerà all'ingresso della Turchia;

il 12 giugno, informando la Camera dei deputati sugli sviluppi della situazione in Turchia, il Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, ha ricordato quanto sia necessario favorire convintamente la prospettiva di adesione della Turchia all'Unione europea sostenendone il processo di democratizzazione, la capacità di associare alla vitalità economica un rispetto inequivoco dei principi democratici;

il disegno di integrazione europea non consente, tuttavia, di tollerare la palese violazione dei diritti umani che è dimostrata dagli accadimenti drammatici che si susseguono nel territorio turco, realizzata mediante le prove di forza della polizia, gli arresti ingiustificati degli avvocati che difendono i manifestanti e dei medici che li soccorrono, le sanzioni inflitte agli organi di informazione che hanno trasmesso in diretta le contestazioni;

il grave bilancio di morti, di feriti, di scontri di piazza non pare impressionare il primo ministro Erdogan, che, con il suo comportamento, sembra incitare una repressione senza scrupoli, finanche, come informano fonti giornalistiche, ammettendo l'utilizzo di un liquido urticante, lo "Jenik" che brucia la pelle e procura cecità (si veda, ad esempio, "La Presse" del 16 giugno 2013);

nei giorni in cui il Parlamento italiano ha autorizzato la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, è sconcertante apprendere, dalle denunce di Amnesty International, che nelle caserme turche sarebbero avvenute violenze sessuali per punire le giovani manifestanti fermate dalla polizia;

considerato che:

gli avvenimenti di queste settimane evidenziano una cesura netta tra il comportamento del Governo in carica e la credibilità con cui, nel 2010, mediante il referendum costituzionale, la Turchia si predispose all'avvio dei negoziati di adesione all'Unione europea, avviando un percorso di riforme democratiche;

le istanze dei manifestanti si contrappongono ad una visione autoritaria dello sviluppo economico e sociale del Paese che intende affermarsi contro le libertà fondamentali di espressione, di assemblea, di associazione, di informazione;

l'ingresso della Turchia dentro uno spazio europeo di valori democratici comuni, di giustizia e di sicurezza può essere perseguito soltanto ove le istanze di libertà, di pluralismo, di riformismo civile, che quel Paese ha saputo e può ancora esprimere, divengano una reale leva di cambiamento e di pacificazione sociale,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni necessaria iniziativa diplomatica nei confronti del Governo turco perché ponga termine alla propria azione repressiva e avvii un dialogo stabile con le espressioni di dissenso sociale e politico maturate attraverso le manifestazioni di protesta;

2) a sollecitare l'assunzione di una posizione comune dell'Unione europea che riaffermi verso la Turchia i vincoli democratici necessari al mantenimento delle relazioni economiche attuali e alla prospettiva dell'adesione di quel Paese;

3) a chiedere un impegno delle istituzioni europee e dei loro Alti rappresentanti perché il Governo turco ristabilisca nel proprio Paese il pieno rispetto dei diritti umani e civili, a partire dalla liberazione di tutti coloro che sono stati fermati, detenuti o comunque segnalati a causa della partecipazione o del sostegno dato alle manifestazioni di piazza;

4) a verificare e a tenere aggiornato il Parlamento in ordine alla dimensione e agli esiti dei fatti gravi di violenza compiuti sui manifestanti, anche mediante l'uso di gas urticanti o abusi sessuali sulle donne, così come denunciati da organismi internazionali o di informazione.

(1-00078)