• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00492 premesso che: il polo siderurgico di Terni rappresenta il più grande sito industriale dell'Italia centrale. Vi sono impiegati circa 2.800 addetti e altrettanti costituiscono l'indotto...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00492presentato daCIPRINI Tizianatesto diVenerdì 17 ottobre 2014, seduta n. 312

Le Commissioni X e XI,
premesso che:
il polo siderurgico di Terni rappresenta il più grande sito industriale dell'Italia centrale. Vi sono impiegati circa 2.800 addetti e altrettanti costituiscono l'indotto di riferimento. Dai comuni indicatori statistici si calcola che circa 20.000 persone ne beneficiano in termini di reddito;
in questo contesto, AST – Acciai Speciali Temi è tra i primi produttori mondiali di laminati piani inossidabili, costituendo da sola una quota sul mercato italiano superiore al 40 per cento;
dunque il polo siderurgico ternano – come affermato anche Ministro dello sviluppo economico – ricopre un ruolo strategico nel panorama nazionale ed europeo nella produzione di acciai speciali e AST produce il 15 per cento del prodotto interno lordo umbro, occupando fra manodopera e indotto circa 5 mila lavoratori, e costituisce un imprescindibile pilastro economico per l'intera regione e per il centro Italia;
è nota la vicenda della riacquisizione di AST da parte di Thyssen Krupp: quest'ultima, nel novembre 2013, ha riacquisto, tra le altre, l'Acciaieria Speciale Terni;
l'operazione si è perfezionata con l'approvazione dell'Unione europea intervenuta in data 13 gennaio 2014;
successivamente, Thyssen ha annunciato lo sviluppo e la presentazione di un nuovo piano industriale al fine di rendere profittevole il sito di Terni, risanando i conti degli ultimi esercizi;
l'azienda il 17 luglio 2014 ha presentato a Palazzo Chigi il nuovo piano industriale che ha confermato le preoccupazioni relative ad un ridimensionamento del sito umbro con la chiusura di uno degli attuali 2 forni elettrici al fine di incrementare la capacità produttiva del rimanente, anche attraverso un investimento sul trasformatore;
il piano prevede anche una riduzione del personale di circa 550 unità. Sono previsti interventi sui costi in tutte le aree, per un risparmio stimato di 100 milioni di euro in 5 anni (39 milioni nei primi 2 anni più altri 61 da «spalmare» nel quinquennio);
a questi licenziamenti si devono aggiungere altri 400 dipendenti delle ditte esterne e dell'indotto che potrebbe coinvolgere fino a circa 900-950 dipendenti dell'intero sito ternano;
per il viceministro allo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, il piano presentato «non va bene, e non è chiaro sulle prospettive». Le istituzioni locali lo giudicano «irricevibile» e per i sindacati è semplicemente «inaccettabile» all'incontro del 25 luglio 2014 presso la Camera del Lavoro di Terni — a cui era presente anche la prima firmataria del presente atto – gli stessi hanno definito il piano industriale della Thyssen come un piano finanziario che punta al ridimensionamento e che sancisce la de-industrializzazione di Terni e dell'Umbria;
il 5 settembre 2014 il Governo, a seguito dell'apertura di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico con l'impresa e le organizzazioni sindacali, ha chiesto ed ottenuto la sospensione dell'annunciata apertura della procedura di mobilità stabilendo un «fitto calendario di incontri» con le parti sociali e il termine del 5 ottobre 2014 entro il quale trovare una soluzione condivisa;
purtroppo, il 9 ottobre 2014 il tavolo di incontro presso il Ministero dello sviluppo economico per discutere il piano industriale di Thyssen Krupp, è sfociato in un nulla di fatto e la direzione di Thyssen Krupp ha riavviato la procedura di mobilità per il licenziamento di 537 lavoratori, una volta trascorsi i 75 giorni dall'avvio della procedura secondo la normativa vigente, e sono stati già cancellati tutti gli accordi aziendali di secondo livello sul salario integrativo siglati negli ultimi anni;
inoltre, l'azienda Thyssen ha già «proposto» un taglio del 20 per cento dei contratti stipulati con le ditte esterne (che fanno parte del cosiddetto «indotto») dalla manutenzione ai trasporti passando per la vigilanza, la pulizia e l'edilizia industriale con prevedibili effetti sull'intero tessuto economico e sociale del ternano: «Una scelta distruttiva che metterà in ginocchio molte imprese e di conseguenza numerose famiglie» ha dichiarato il presidente di Confartigianato Giuseppe Flamini «Così decine e decine di piccole imprese rischiano di chiudere, la desertificazione economica sarà generale» ha detto il presidente della Cna Giuseppe Bellavigna (Il Giornale dell'Umbria del 11 ottobre 2014);
sarebbero circa un migliaio, secondo i calcoli della Cgil, i lavoratori che operano nelle suddette ditte interessate alla problematica; le associazioni di categoria hanno lamentato anche ritardi nei pagamenti delle prestazioni già concesse all'acciaieria, con conseguente difficoltà nel pagamento degli stipendi (Il Sole24Ore del 11 ottobre 2014);
le organizzazioni sindacali hanno già preannunciato uno sciopero e forte è la preoccupazione per le prospettive occupazionali, poiché il piano presentato da ThyssenKrupp per AST, implicherebbe costi sociali ed industriali elevatissimi, in termini di impatto sia sull'occupazione diretta delle imprese del gruppo sia sulle attività e sulle imprese dell'indotto;
lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi parlando ai sindacati a Palazzo Chigi aveva dichiarato che «È urgente salvare gli stabilimenti di Termini, Taranto e Terni. Sono le tre T di cui bisogna subito occuparsi insieme» (www.agi.it del 7 ottobre 2014);
suscita preoccupazione anche quanto riportato dalla stampa locale (Il Giornale dell'Umbria del 10 ottobre 2014) secondo la quale «L'agenzia Bloomberg fa sapere che la Tk smantellerà completamente il suo residuo apparato produttivo dell'acciaio (Vdm, Ast e fonderla brasiliana) entro il 2020. L'ennesima variante sulle sorti tedesche di viale Brin nel tempo», a cui ha fatto da controaltare una nota della azienda che riaffermava l'obiettivo dell'azienda di rafforzare la posizione dell'azienda quale player di riferimento sul mercato europeo dell'inox;
effettivamente il piano industriale Thyssen, nel suo insieme, non pare prospettare alcuna strategia di sviluppo industriale coerente con il ruolo riconosciuto anche dalla Commissione europea ad AST e presenta criticità anche sotto il profilo ambientale; l'associazione Italia Nostra – per bocca del presidente Andrea Liberati – ha stigmatizzato la richiesta della Ast di ampliare lo smaltimento delle scorie alla ex discarica comunale di Pentima «non ancora cristallizzata e a rischio di possibili esplosioni di metano qualora vi fosse un collasso strutturale determinato dal peso dei rifiuti siderurgici» (Il Giornale dell'Umbria del 13 ottobre 2014);
si corre il serio rischio di indebolire il sistema produttivo e il potenziale di sviluppo del settore dell'acciaio in un Paese chiave nell'Unione europea in un'area come quella del Mediterraneo alle prese con gravissimi problemi economici;
eppure il trend mondiale degli Stati occidentali più attenti ai cambiamenti è quello del rilancio del manifatturiero: settore cresciuto ad un tasso molto più elevato rispetto agli altri settori dell'economia globale tanto che si parla di «re-shoring» che significa riportare in patria le produzioni e che ha visto per protagoniste le politiche industriali del presidente americano Barack Obama;
l'eventuale perdita del polo siderurgico rappresenterebbe un vulnus per l'occupazione e per la politica industriale del Paese in un settore in cui l'Italia è sempre stata leader e competitiva;
con il decreto legge n. 34 del 31 marzo 2011, convertito dalla legge n. 75 del 26 maggio 2011, è stata prevista la costituzione del Fondo strategico italiano il cui azionista di controllo è Cassa depositi e prestiti: il fondo ha l'obiettivo di investire nel sistema economico nazionale, caratterizzato — rispetto a quello di altri grandi Paesi europei da un minor numero d'imprese di grandi dimensioni ed opera quindi per favorire la crescita, il miglioramento dell'efficienza e l'aumento della competitività internazionale delle aziende di «rilevante interesse nazionale»;
il Fondo strategico italiano s.p.a. («FSI» o la «Società») è una holding di partecipazioni che si propone di investire in imprese al fine della creazione di valore per i suoi azionisti mediante la crescita dimensionale, il miglioramento dell'efficienza operativa, l'aggregazione e l'accrescimento della competitività, anche a livello internazionale, delle imprese oggetto di investimento;
FSI è un operatore istituzionale che acquisisce partecipazioni – generalmente di minoranza – di imprese di «rilevante interesse nazionale», che si trovino in una stabile situazione di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale e abbiano adeguate prospettive di redditività e significative prospettive di sviluppo, idonee a generare valore per gli investitori;
sono considerate di rilevante interesse nazionale (così come previsto nel decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 3 maggio 2011 e dallo Statuto), le imprese che operano nei settori della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle comunicazioni, dell'energia, delle assicurazioni e dell'intermediazione finanziaria, della ricerca e dell'innovazione ad alto contenuto tecnologico e dei pubblici servizi;
al di fuori di tali settori, sono possibili target di FSI le imprese che cumulativamente presentino un fatturato annuo netto non inferiore a 300 milioni di euro e un numero medio di dipendenti non inferiore a 250 unità. La dimensione può essere ridotta fino a 240 milioni di euro di fatturato e 200 dipendenti nel caso di società le cui attività siano rilevanti in termini di indotto e producano benefici per il sistema economico-produttivo nazionale, anche in termini di presenza sul territorio di stabilimenti produttivi;
FSI è soggetta alla direzione e coordinamento da parte della Cassa depositi e prestiti, al fine di coordinare gli atti e le attività poste in essere dalla Società e della Cassa depositi e prestiti stessa, in un'ottica di gruppo, salvaguardando, comunque, l'autonomia gestionale e la capacità di FSI di agire nel rispetto dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale;
il modello di business di FSI, delineato nel piano industriale della società approvato a novembre 2011, prevede le seguenti tipologie di possibile investimento, di seguito esposte:
a) consolidamento nazionale: creazione di aziende dimensionalmente importanti che possano essere competitive in modo sostenibile a livello globale e traggano beneficio da sinergie significative da utilizzare anche come volano per investimenti in ricerca e sviluppo;
b) partership con aziende leader italiane nell'investimento in reti di distribuzione diretta: l'accesso diretto ai clienti ed ai mercati (domestico ed estero) si è dimostrato lo strumento più efficace per affermare il proprio marchio, valorizzarlo nel lungo termine e costruire vantaggi competitivi sostenibili, che si riflettono a loro volta in un circolo virtuoso di maggiore redditività e crescita;
c) partnership per acquisire concorrenti: la crescita per vie esterne, se fatta in modo mirato ed accompagnata da processi di integrazione focalizzati e metodici, è una via efficace di accelerazione del processo di incremento dimensionale;
d) investimento nel capo filiera: esistono settori dove la capacità di competere dell'azienda di riferimento determina le sorti di un intero comparto, con una significativa ricaduta sull'indotto;
e) investimento in aziende di infrastrutture e creazione di poli dei servizi locali: investire in aziende di riferimento nel panorama di sviluppo e modernizzazione di importanti infrastrutture e creare aggregazioni che consentano di ottenere economie di scala e di scopo, consolidando realtà aziendali altrimenti frammentate;
f) riorganizzazione della struttura azionaria: l'ampio tessuto di aziende familiari si trova spesso a dover gestire complesse tematiche di successione o esigenze di riorganizzazione della compagine azionaria, per poter meglio perseguire progetti di sviluppo ed evitare situazioni di stallo, che ne possano minare la competitività nel lungo termine. In questi casi, FSI si propone come partner di quegli imprenditori che siano votati a continuare ad investire nella crescita della propria azienda. Tali tematiche si possono presentare sia in aziende con capitale privato, sia in aziende quotate ma con una struttura azionaria vulnerabile;
analizzando il perimetro di riferimento di FSI su scala europea, si osserva come il valore delle operazioni registrate fino a settembre 2012 risulti in calo rispetto al 2011 e si attesti a circa un quarto del picco del biennio 2006/2007; le transazioni, hanno riguardato prevalentemente il settore industriale (27 per cento) e farmaceutico (18 per cento). Con riguardo alla suddivisione geografica, si osserva che le stesse operazioni sono state perfezionate in maggior misura nel Regno Unito (39 per cento), Germania (28 per cento) e Francia (10 per cento), mentre le operazioni perfezionate in Italia risultano pari solo il 3 per cento del totale complessivo (livello percentuale ai minimi storici);
tuttavia, l'Italia primeggia per quanto riguarda le esportazioni mondiali nei settori dell'arredamento, moda e lusso, meccanica, metallurgica e industria dell'acciaio; inoltre, il nostro Paese si distingue per la capacità di creare prodotti leader in specifiche nicchie di mercato;
notevoli sono anche i finanziamenti e gli strumenti di incentivazione provenienti dal programma quadro europeo per la ricerca e l'innovazione (2014-2020) cosiddetto «Horizon 2020» diretto a sostenere la realizzazione di progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale anche negli ambiti tecnologici così come individuati dal programma stesso;
infine, il decreto legge 4 giugno 2013, convertito della legge n. 89 del 2013, recante «Nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale», prevede la nomina di commissari straordinari al fine di assicurare la continuità produttiva ed occupazionale;
si rende necessario un intervento deciso del Governo – tramite gli strumenti previsti dalla normativa vigente – ad ogni livello volto – anche nell'ambito della presidenza del semestre europeo – a scongiurare i prospettati licenziamenti, un intervento che dia garanzie ai dipendenti circa il loro futuro occupazionale e che possa ridare lancio alla crescita e sostegno agli investimenti produttivi del Paese, anche nella prospettiva di un più elevato livello di compatibilità ambientale,

impegnano il Governo:

a ri-attivare tempestivamente ed urgentemente, per la valutazione delle questioni esposte e per una loro rapida soluzione, un nuovo tavolo istituzionale tra Governo, regioni e di tutti i soggetti interessati al fine di risolvere quanto prima una vicenda le cui ripercussioni di carattere economico, sociale ed occupazionale rischiano di provocare un forte impatto depressivo per la regione Umbria e l'intera industria siderurgica italiana;
a farsi promotore in maniera decisa presso l'Unione europea di ogni utile iniziativa al fine di tutelare in maniera effettiva il valore di asset strategico nazionale che AST ricopre per l'economia italiana, sollecitando un impegno a valutare positivamente l'integrità del polo siderurgico ternano;
ad adottare ed attivare ogni utile iniziativa finalizzata a promuovere la redazione di un nuovo piano industriale che preveda: a) come obiettivo primario, il mantenimento dei livelli occupazionali e di sicurezza dei lavoratori, sia nelle imprese del perimetro del polo siderurgico che in quelle dell'indotto; b) l'adozione di tutti gli strumenti previsti al fine di valorizzare il patrimonio di competenze produttive proprie dell'area ternana e di sviluppo dei fattori di integrazione del sito AST e dunque evitare lo smantellamento di un sito industriale strategico quale quello ternano; c) la predisposizione e l'individuazione di investimenti idonei a preservare i livelli tecnologici degli impianti e delle produzioni del sito, considerata anche la sua peculiarità data dalla concomitante presenza del polo siderurgico e di quello chimico e meccanico;
a prevedere, anche con il coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali, l'utilizzo delle risorse e degli strumenti previsti dal Fondo strategico italiano ovvero degli strumenti e delle risorse previsti dal programma europeo «Horizon 2020», per favorire il rilancio e lo sviluppo del sito temano e dunque il mantenimento dei livelli occupazionali;
a valutare, in ultima analisi, l'opportunità di un commissariamento dell'azienda AST Thyssen Krupp ai sensi del decreto legge 4 giugno 2013, n. 61, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2013, n. 89, a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'impresa, al fine precipuo di assicurare il rilancio, la continuità produttiva e il mantenimento dei livelli occupazionali.
(7-00492) «Ciprini, Prodani, Gallinella, Luigi Di Maio, Baldassarre, Bechis, Chimienti, Cominardi, Rizzetto, Rostellato, Tripiedi, Mucci».